Alberto Burri: oggi il centenario della nascita
Ricorrono oggi i 100 anni della nascita di Alberto Burri, il quieto rivoluzionario la cui opera ha segnato radicalmente il corso dell’arte.
Alberto Burri
Il 12 marzo 1915 Burri nasceva a Città di Castello, in provincia di Perugia; sarebbe morto a Nizza poco prima di compiere 80 anni il 13 febbraio 1995. La sua arte copre metà secolo, 50 anni di sperimentazioni e idee geniali, di una produzione artistica di valore, intensità e innovazione enormi che ha veramente rivoluzionato la storia, influenzando artisti come Rauschenberg, Christo, Klein, Rotella e numerosi altri.
La pittura, i Sacchi, le Plastiche
Gli esordi di Burri come pittore avvengono in un campo di prigionia. Laureato in medicina nel 1940, durante la guerra si arruola come ufficiale medico; nel 1943, prigioniero degli alleati, viene mandato nel campo di Hereford in Texas, ed è lì che inizia a dipingere: “Non feci altro che dipingere fino alla liberazione. E in quegli anni capii che io ‘dovevo’ fare il pittore”. Tornato in Italia nel ’46 si dà completamente alla pittura, non a una pittura tradizionale figurativa, ma ad una nuovissima arte astratta, accostabile all’Informale e all’Art Brut. Realizza le Muffe e i Neri, dipingendo con catrame o muffa, materiali inediti in campo artistico ma spalmati e raggrumati sulla tela come impasti pittorici a creare superfici accidentate. Enorme clamore suscitano i Sacchi, brandelli di juta ritagliati, ricuciti, strappati, bruciati o colorati e applicati sul supporto, ad evidenziare la bellezza della materia e le sue potenzialità estetiche. Stesso trattamento distruttivo e stesso processo costruttivo di sublimazione subiscono i Legni e i Ferri, e così anche le Plastiche che, plasmate con la fiamma ossidrica, bruciate, bucate e rattrappite con le combustioni, assumono forme morbide e fortemente attraenti, pur nell’effetto tormentato.
I Cretti e i Cellotex
Superfici animate e logorate da crepe e fratture sono i celeberrimi Cretti, opere monocromatiche dove un impasto di materiali è steso sulla tela e lasciato essiccare fino a creare un mirabile intreccio di screpolature. La materia non è più violentata ma sembra creare la forma e la bellezza da sé, autonomamente. Ordine, bellezza e rigore compositivo si accentuano poi nei Cellotex, dove il materiale industriale è trattato per disegnare composizioni semplici e potenti; così anche nelle opere degli ultimi anni.
Il Cretto di Gibellina
Impossibile tralasciare il Cretto di Gibellina (Trapani), la più grande e potente opera di Burri, che si presta alla Land Art per la città siciliana distrutta dal terremoto del Belice nel 1968: una colata di cemento ricopre i mucchi di macerie ed ingloba le rovine del paese creando un enorme labirintico Cretto che riprende tragicamente il vecchio assetto urbanistico.
La rivoluzione espressiva di Burri
Comporre con brandelli di realtà, dipingere con la materia quotidiana, questa la rivoluzione di Burri: i suoi materiali, poveri, logori e straziati, carichi di memoria e di poesia, sostituiscono il colore e le forme della pittura tradizionale. Il Maestro ha saputo intuire, sfruttare e mostrare le potenzialità estetiche della materia, conservando un’eccezionale raffinatezza compositiva, un’elegante qualità di rapporti tonali, un principio formale ammirevole.
La critica e il mercato
Alberto Burri ha sconvolto il mondo dell’arte del suo tempo. Seppur incuriosita, la critica si scandalizzò e non subito comprese la grandezza di quella nuova produzione, né ne apprezzò la bellezza; ben presto però oltreoceano iniziarono ad esaltarsi di fronte alla nuova estetica, alla gestualità, all’intensità e alla poetica dell’artista italiano; dopo poco, il successo di critica e pubblico arrivò anche in Italia. Sul mercato i Burri hanno sempre ottenuto un ottimo riscontro, anche se l’artista personalmente vendeva solo a chi intuiva che avrebbe amato davvero i suoi lavori: a quanto pare, quando Gianni Agnelli andò da lui per acquistare un Sacco, si sentì rispondere: “Mi dispiace Avvocato… Se solo fosse venuto trent’anni fa, l’avrebbe acquistato per pochi soldi: adesso i sacchi li ho dati tutti”. Oggi, con quotazioni elevatissime, Burri è al quinto posto tra gli artisti italiani più venduti al mondo negli ultimi anni.
Città di Castello e la Fondazione Burri
Un consistente nucleo di opere del Maestro è conservato presso la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri a Città di Castello, paese natale cui l’artista rimase sempre legato e dove nel 1978 costituì appunto la Fondazione che porta il suo nome.
Iniziative ed eventi per il Centenario
Tante le iniziative che celebrano il Centenario, tanti gli eventi attuati, in corso o in programma. Tra questi, la pubblicazione del nuovo Catalogo Generale delle Opere, diversi convegni sull’opera di Burri, la mostra (che si conclude proprio oggi) su Burri e Piero della Francesca a Sansepolcro e, sopra tutto, The Trauma of Painting, la grande retrospettiva che il Guggenheim di New York dedicherà al Maestro italiano a partire dal 9 ottobre 2015. Inoltre la Regione Sicilia in collaborazione con la Fondazione Burri ha in programma il completamento del Cretto di Gibellina e contestualmente il Museo Riso di Palermo ha in previsione una mostra sullo stesso tema. Intanto oggi Città di Castello celebra il proprio amato cittadino con una cerimonia ufficiale nel Palazzo Comunale ed una grande festa nel centro storico del borgo.