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Albert Camus, 78 anni fa l’esordio con un reportage sui lavoratori

Nel 1938 lo scrittore francese viveva in Algeria, dove aveva trovato lavoro nella redazione del giornale di sinistra Alger républicain. Qui pubblicò la sua prima inchiesta sulle miserabili condizioni di vita degli operai arabi.
A cura di Redazione Cultura
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Albert Camus
Albert Camus

Il 12 ottobre del 1938 Albert Camus non era ancora il grande scrittore che i posteri avrebbero conosciuto e amato per romanzi come "Lo straniero" e "La peste". Per sbarcare il lunario,  nell'Algeria dove è nato, lavorava come redattore nel quotidiano locale algerino Alger-Républicain.

Ed è qui che 78 anni fa scrive e pubblica il suo primo reportage, un'inchiesta sul potere d'acquisto dei lavoratori. Il giornalista esordiente conosce il prezzo del pane, della carne, delle uova, del latte, sa di cosa parla quando scrive dei salari degli operai europei e arabi nell'Algeria francese in cui è nato e vive.

Peraltro ha abitato a Belcourt, il quartiere degli operai arabi discriminati, anche se è già un intellettuale apprezzato non ha dimenticato le condizioni di vita in quel luogo. Suo zio è un macellaio, la sua famiglia ha fatto molti sacrifici per mandarlo all'università. Ed è in questo contesto che il giovane laureato in filosofia Albert decide di esprimersi.

Il problema è il lavoro. La tubercolosi di cui soffre dall'adolescenza gli ha impedito di diventare un professore di ruolo, anche se aveva vinto un concorso. La qualifica gli avrebbe garantito un incarico stabile e uno stipendio a vita, ma lo Stato non assume insegnanti malati perché spesso non si presentano alle lezioni e sono costosi da mantenere. A nessuno importa che sia l'animatore di importanti attività culturali, in teatro e sul piano editoriale. Tutto ciò, invece, è molto apprezzato dai fondatori del quotidiano di sinistra di Algeri, cosi gli viene offerto un posto di redattore. Dopo qualche esitazione Albert accetta. Ha bisogno di uno stipendio. Il mestiere di cronista non dovrebbe ostacolare l'attività di scrittore.

Cammina per la città, fa il giro dei commissariati per raccogliere notizie cui dedicare qualche riga, si fionda nei tribunali, dove si imbatte in casi e immagini utili ai suoi futuri romanzi. "Lo straniero" è in fase di concepimento. Nei "pezzi" pubblicati su Alger républicain la sua prosa è già quella dei grandi libri. Con ogni probabilità il giornalismo era soltanto un ripiego, non sopportava la tendenza dei cronisti e degli editorialisti a giudicare, ad essere sottomessi allo spirito dei tempi, e poi non sopportava la stupide lotte tra testate, oltre ai cortigiani di potere.

Quando lavora per Alger républicain, alla fine degli anni Trenta, prevale in Algeria una stampa che esprime tutto quello che il giovane redattore detesta e rifiuta: dal razzismo alla volgarità intellettuale, dalla banalità dei benpensanti alla rapacità di un capitalismo di rapina. Da non molto se ne è andato dal partito comunista, di cui non condivideva le priorità. I comunisti davano la precedenza all'antifascismo, per Camus restava viva ancora l'idea dell'anticolonialismo.

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