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Ai Weiwei arriva a Palermo con “Odissey”: fra epica e attualità, la tragedia dei migranti

Fino al 30 giugno Ai Weiwei sarà a Palermo con una monumentale opera dedicata ai migranti: un enorme affresco millenario, dalla Grecia antica ai giorni nostri, per raccontare la tragicità di un’Odissea senza fine.
A cura di Federica D'Alfonso
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copyright © Ai Weiwei. Photo Benito Frazzetta. Ai Weiwei, Odyssey, 2017, exhibition view, ZAC, Palermo
copyright © Ai Weiwei. Photo Benito Frazzetta. Ai Weiwei, Odyssey, 2017, exhibition view, ZAC, Palermo

La storia di una grande e millenaria Odissea: quella umana. È questo il tema centrale dell'ultimo progetto di Ai Weiwei, visibile fino al prossimo 30 giugno negli spazi dello ZAC-Zisa Arti Contemporanee di Palermo. Mille metri quadrati interamente dedicati al tema delle migrazioni: un tema tragicamente attuale che, attraverso l'opera di Ai Weiwei, si racconta quale fenomeno intrinseco alla nostra stessa cultura e umanità. Dalla civiltà egizia e greca fino ai giorni nostri infatti, l'uomo di Weiwei emerge quale essere umano nomade, perennemente “diverso”, alla continua ricerca di accoglienza ed ospitalità.

Oltre sei mesi di lavoro hanno preceduto l'apertura della gigantesca istallazione, avvenuta lo scorso 23 aprile in occasione della XXXII Assemblea generale di Amnesty International Italia tenutasi proprio a Palermo: un affaccio sul Mediterraneo, sul quel bacino che da sempre raccoglie storie e identità migranti, storie e identità radicate nella nostra stessa cultura.

Migrazione: tra Storia e attualità

copyright © Ai Weiwei. Photo Benito Frazzetta. Ai Weiwei, Odyssey, 2017, exhibition view, ZAC, Palermo
copyright © Ai Weiwei. Photo Benito Frazzetta. Ai Weiwei, Odyssey, 2017, exhibition view, ZAC, Palermo

Una vera e propria installazione “epica”: un colossale tentativo di analisi della cornice storica, politica e sociale in cui si sviluppa la tanto discussa e temuta “crisi dei rifugiati”, attraverso riferimenti biblici, storici, letterari e, allo stesso tempo, profondamente attuali.

copyright © Ai Weiwei. Photo Benito Frazzetta. Ai Weiwei, Odyssey, 2017, exhibition view, ZAC, Palermo
copyright © Ai Weiwei. Photo Benito Frazzetta. Ai Weiwei, Odyssey, 2017, exhibition view, ZAC, Palermo

Il “floorpaper” è infatti composto da un collage di immagini raccolte dall'artista nel corso dei suoi viaggi nei campi profughi di tutto il mondo, tra cui Grecia, Turchia, Libano, Giordania, Israele, Gaza, Kenya, Afghanistan, Iraq, Pakistan, Bangladesh e Messico: ma Ai Weiwei ha scelto di raccontare queste storie di oggi attraverso gli stili e gli elementi grafici propri delle antiche civilità mediterranee della Grecia e dell'Egitto. Sembra quasi di trovarsi dinanzi ad uno straordinario affresco vecchio di migliaia di anni: militarizzazione, migrazione, fuga e distruzione diventano così elementi centrali di una narrazione storica, che affonda le radici nel passato più remoto della nostra “civiltà”.

Ai Weiwei, arte e politica

Ho pensato alla mia esperienza come rifugiato. Quando sono nato, mio padre, Ai Qing, è stato denunciato come nemico del partito e del popolo. Siamo stati mandati in un campo di lavoro in una regione remota lontano da casa. È un'esperienza terribile essere considerato straniero nel tuo paese, nemico della tua gente e delle cose che più mio padre amava.

“Odissey” nasce da una lunga e accurata ricerca sulla condizione dei rifugiati e dei campi profughi di tutto il mondo che Ai Weiwei ha iniziato ufficialmente nel 2015, ma che fa parte della sua stessa esperienza personale da sempre. Nel 2011 l'artista cinese viene arrestato per la sua manifesta opposizione al governo e per la fortissima opera di denuncia seguita alla tragedia di Sichuan: ottantuno giorni di arresto a cui sono seguiti anni di restrizioni e controlli serrati, fino alla restituzione del passaporto avvenuta nel 2015. Da allora, Ai Weiwei gira il mondo continuando una fortissima opera di denuncia attraverso la sua arte.

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