Ai Weiwei ad Alcatraz: l’arte nella prigione più famosa del mondo
L’occasione per parlare di Ai Weiwei è data dalla notizia recente di un suo grandioso progetto artistico per la famigerata prigione di Alcatraz, previsto per il 27 settembre 2014; in verità, comunque, sarebbe sempre il caso di parlare di Ai Weiwei, perché il ‘caso Ai Weiwei’ è sempre aperto.
È aperto da quando il 3 aprile 2011 il noto artista cinese fu arrestato dalla polizia all’aeroporto di Pechino e segregato per 81 giorni in una località ignota, senza che avvenisse mai un regolare processo. L’accusa, dichiarata 4 giorni dopo il fermo, era quella di frode fiscale, ma a quanto pare gli interrogatori cui venne sottoposto non riguardarono mai i suoi presunti reati economici, quanto piuttosto il suo attivismo politico. L’artista, architetto, designer, filmaker e blogger, infatti, era già una voce scomoda per il governo cinese, era troppo indipendente, provocatorio, troppo libero per i gusti di un regime restrittivo. In sostanza, un dissidente, che in quanto artista sapeva manifestare il proprio dissenso in diverse forme d’espressione, con installazioni, ambientazioni e performance travolgenti; ma sopratutto Ai Weiwei, classe 1957, già da tempo aveva saputo sfruttare le potenzialità del web: sul suo blog raccontava con parole ed immagini quello che la stampa ufficiale cinese non riferiva; contestava l’assenza di alcuni basilari diritti umani, come la libertà di espressione; denunciava le censure imposte dalle autorità, le quali, per l’appunto, censuravano il blog attraverso un sistema di firewall che bloccava l’accesso al sito.
Alcuni casi di critica al potere furono particolarmente gravi. Per esempio, Ai Weiwei aveva molto disturbato il governo pubblicando il numero e l’identità dei bambini morti nel terremoto del 2008 nel Sichuan e denunciando le costruzioni non a norma delle scuole; oppure dichiarando che lo stadio “Nido d’uccello”, che lui stesso insieme agli architetti Herzog & de Meuron aveva progettato per le Olimpiadi di Beijing 2008, era “un atto politico per uno spettacolo totalitario” e di propaganda.
Dunque nel 2011, al momento dell’arresto, furono in molti a sospettare che si trattasse di un atto di repressione contro un dissidente, “una rappresaglia per le critiche al Partito Comunista”, come disse l’artista stesso. Allora, l’intera comunità internazionale, il popolo del web e tutto l’art system lanciarono appelli per il suo rilascio, che avvenne solo il 22 giugno, per di più su cauzione. Per un anno gli fu proibito di lasciare Pechino, ma ancora oggi Ai Weiwei è impossibilitato ad uscire dalla Cina perché le autorità non gli hanno mai restituito il passaporto ritiratogli nell’aprile 2011. Per un artista di fama internazionale come lui, la situazione è effettivamente difficile: Ai non ha potuto, per esempio, partecipare in giro per il mondo alle prime del film che Alison Klayman gli ha dedicato (Ai Weiwei: Never Sorry, 2012); non può presenziare ai vernissage delle sue mostre fuori dalla Cina, non può tenere lezioni e conferenze in paesi stranieri, ma soprattutto non può seguire da vicino la realizzazione dei suoi lavori all’estero. È per questo che lo straordinario progetto per Alcatraz è stato condotto dall’artista a distanza, dal suo studio di Beijing, con il supporto di mappe, materiali d’archivio, fotografie e filmati sulla storia, la morfologia e gli spazi dell’isola e della sua prigione.
@Large: Ai Weiwei on Alcatraz sarà una mostra senza eguali. Installazioni multimediali nuove e in grande scala saranno collocate all’interno delle strutture del penitenziario, in un dialogo profondo tra una contemporaneità in trasformazione e un luogo dalla storia densa e stratificata. La piccola isola rocciosa poco distante dalla costa di San Francisco, con il suo famigerato carcere attivo dal 1934 al 1963, è meta di visite turistiche già dai primi anni ’70; in più ora, dal 27 settembre 2014 al 26 aprile 2015, Alcatraz diventerà la sede espositiva dell’ambiziosa mostra site-specific di Ai Weiwei, commissionata dalla dinamica e produttiva FOR-SITE Foundation.
Con la sua eccezionale capacità di fondere sperimentazione formale e opinione politica, intrattenimento e riscontro sociale, Ai Weiwei proporrà un parallelo tra la detenzione fisica e le restrizioni alla libertà d’espressione, mostrando come la reclusione sia lo strumento dei governi repressivi e l’espressione creativa sia, in risposta, un atto di ribellione. L’artista impavido continuerà ad affrontare i temi per lui più urgenti e consueti, come la libertà di parola, la critica al controllo e alla costrizione, la natura irrefrenabile della creatività, il ruolo sociale dell’arte. Pur trattandosi di questioni particolarmente sentite e vissute, l’autore le svilupperà in modi universali che riguardano tutti gli individui e la comunità internazionale; non riporterà, cioè, racconti ed esperienze personali, come invece aveva fatto in S.A.C.R.E.D., la commovente installazione presentata come evento collaterale della Biennale di Venezia 2013, dove in sei enormi parallelepipedi di ferro era possibile spiare i diorami che riproducevano le scene quotidiane dei suoi soffocanti 81 giorni di detenzione.
Ad Alcatraz, a settembre, la prigione non sarà riprodotta in un diorama ma sarà sede effettiva della mostra: è anche per questo, oltre che per la potenza indescrivibile del lavoro di Ai Weiwei, che @Large: Ai Weiwei on Alcatraz sarà un evento memorabile.