Addio al poeta Marcos Ana: l’innamorato delle parole, simbolo della resistenza
È morto Marcos Ana, scrittore e poeta, il 24 novembre a Madrid. Sarà sempre ricordato per esser stato imprigionato nel 1938, a 18 anni. Visse 23 anni in carcere nel periodo franchista in cui amava lasciar sempre una porta aperta sul mondo: si era ripromesso di tenere sempre aperta la porta di casa, se mai fosse riuscito a riaverne una, ma poi, si era rassegnato a chiudere, almeno di notte con un chiavistello "da 5 pesetas". In questa volontà c'è forse la metafora della sua intera esistenza. Una vita travagliata, nel 1961 dopo la scarcerazione fu esiliato a Parigi. La sua storia è stata da lui stesso raccontata nel libro "Ditemi com'è un albero", un romanzo basato sulla consapevolezza di non essere riuscito in tante cose nella sua lunga vita, di cui lui stesso si definiva come una sorta di ‘superstite'.
Pezzi di vita emergono fra le righe dei suoi versi
In carcere creò un giornale clandestino, su cui dibatteva di temi politici e discuteva libri quasi sempre proibiti, anche il Don Chischiotte all'epoca lo era. In quegli anni durissimi divenne un poeta amato da Alberti e da Neruda, che insieme ad Amnesty International si batterono per la sua liberazione, arrivata infine dopo ventitré anni. Lo scrittore sapeva benissimo di aver suscitato indignazione e messaggi rivoluzionari ma forse con un po' di ritardo, quando il periodo franchista era ormai giunto al suo declino.
Non so se le mie poesie avrebbero potuto infiammare una rivoluzione ma di certo sono diventate pubbliche fuori tempo massimo, quando il regime di Franco era ormai una dittatura morente, quasi troppo patetica per far ribollire ancora il sangue e spingere le persone ad abbandonare il loro comodo tran tran per mettersi in gioco.
Marcos Ana è morto il 24 novembre all'età di 96 anni. Pedro Almodovar gli promise un film, un resoconto biografico che molti si aspettano di vedere per celebrare sul grande schermo una vita così intensa.