Sono molti i ricordi, per un ex studente di filosofia napoletano, legati alla figura di Aldo Masullo. Scomparso ieri alla magnifica età di 97 anni. Libri, corsi universitari, dibattiti pubblici, interventi sferzanti contro la classe politica, incoraggiamenti ai più giovani, che era solito dispensare alle tante occasioni pubbliche in cui era facile da incontrare, salutarlo, rivolgergli la parola, stringergli la mano. Tanti anni fa, nel 2011, mi è capitato di intervistarlo per Rai Radio3. In quell'occasione, mi resi conto di aver sempre saputo, in qualche modo, che Masullo fosse un "grande vecchio". Lo era all'università, amato e temuto professore di filosofia morale, lo era nei saggi su cui mi sono formato, lo è stato in tutti gli anni successivi in cui, da editorialista e pensatore civile, non ha mai fatto mancare il suo contributo.
Sì, Aldo Masullo era un grande vecchio. Nel modo più nobile in cui un uomo così avanti nell'età può essere tale nella nostra società. Certo, fa strano dirlo nelle settimane e nei mesi in cui, a causa della letalità del virus, tanto si è parlato del disprezzo e dell'indifferenza mostrata verso questa fase della vita. Ma per noi ex ragazzi partenopei la figura di Aldo Masullo resta imprescindibile per diversi motivi. Molti e più autorevoli filosofi, esperti e suoi pari, la racconteranno più e meglio di quanto possa fare qui.
Per quanto mi riguarda, vorrei che la sua grandezza e la sua libertà di pensiero (come è dimostrato anche da questo breve estratto dall'ultima intervista fatta al filosofo da suo nipote Fernando Masullo) in cui ci parla dell'importanza della comprensione di sé (e degli altri) come progetto e di lotta a ogni forma di assolutismo, arrivasse alle corde dell'anima (scusi, professore, se ho usato questa parola) del più alto numero di giovani possibile in quest'epoca così complicata per tutti loro.
C'è sempre una grandezza a cui aspirare in ogni età della vita. Aldo Masullo è stato uno dei più limpidi esempi della realtà di questa possibilità.