Addio a Massimo Fagioli, neuropsichiatra e scrittore: “Ho interpretato centomila sogni”
È morto oggi lo scrittore e neuropsichiatra Massimo Fagioli, nato a Monte Giberto, in provincia di Ascoli Piceno, il 19 maggio del 1931, conosciuto per la sua particolare e discussa scuola di psicanalisi, incentrata sull'interpretazione dei sogni e l'importanza esperienziale della nascita. I funerali sono previsti per sabato 18 febbraio nella Capitale, dalle 10, in via Roma Libera 23 a Trastevere, luogo a lui caro poiché nello storico quartiere era solito tenere seminari di Analisi collettiva. Il suo percorso professionale è fittissimo, laureato in medicina col massimo dei voti e poi specializzato in neuropsichiatria, maturò una lunga esperienza all'interno dei manicomi, per poi porsi a capo di una comunità terapeutica in Svizzera.
Dall'ingresso nella Società psicanalitica italiana ad un'irrimediabile espulsione
La metà degli anni '70 fu per lui un periodo cruciale poiché cominciò a diffidare fortemente delle teorie freudiane. Le sue posizioni suscitarono non poche diatribe col mondo accademico tant'è che trasferì i suoi seminari dall'università al quartiere di Trastevere. Partecipa a diversi progetti editoriali e riviste, fra cui "Il sogno della farlalla" e verso la metà degli anni Ottanta, avvenne un episodio che segnò per sempre la sua carriera: nelle sale cinematografiche uscì "Il diavolo in corpo" di Marco Bellocchio e così fu tacciato di aver manipolato il regista, con cui invece la collaborazione si fece ancor più stretta negli anni a seguire quando scrisse per lo stesso una sceneggiatura, "La condanna". Il nuovo film si fece occassione di critiche pensatissime e fu stavolta accusato di aver montato una sorta di "apologia dello stupro". Nel '98 Fagioli debutta da sé al cinema con il film "Il cielo della luna" che lo vede regista e interprete. Fra le sue passioni non mancò l'amore per l'architettura, dedicandosi al rinnovamento di molti palazzi e di alcune librerie storiche, fra cui quella di "Amore e Psiche".