Addio a Giampiero Neri, morto a 95 anni il maestro in ombra della poesia italiana
È morto stanotte a Milano il poeta Giampietro Pontiggia, conosciuto come Giampiero Neri, soprannominato dalla critica "il maestro in ombra". L'uomo aveva 95 anni ed era nato il 7 aprile del 1927 a Erba, in provincia di Como, dove era cresciuto con la sua famiglia. Il padre, Ugo, era un segretario del partito fascista a Bosisio Parini, in provincia di Lecco e fu ucciso nel 1943 da partigiani gappisti che gli tesero un agguato durante il periodo della guerra civile. Il fratello minore invece era lo scrittore Giuseppe Pontiggia, detto Peppo, morto nel 2003, con cui Neri ebbe un rapporto controverso.
Entrambi appassionati di scrittura e affermati nel mondo della prosa e della poesia. Neri si avvicinò a quest'arte dopo aver frequentato l'Istituto Annoni di Erba dove conobbe il professore Luigi Fumagalli con cui instaurò un rapporto di grande affetto e stima reciproca. Il docente lo coinvolse nelle sue lezioni all'aperto, trasmettendogli l'amore per i classici e per la scrittura. Finita la guerra, il poeta si diplomò al liceo scientifico e si iscrisse alla facoltà di Scienze Naturali, dove non si laureò mai. Dovette abbandonare il percorso universitario per fronteggiare le esigenze economiche della famiglia. Nel 1947, quindi, cominciò a lavorare al Banco Ambrosiano e in banca dove rimase lì fino al pensionamento, pur passando per diversi istituti.
Contemporaneamente ai suoi impieghi, con il supporto del fratello minore, Neri continuò a coltivare la sua passione letteraria e nel 1971 uscirono le sue prime pubblicazioni per l'Almanacco dello Specchio di Mondadori. Cinque anni dopo, nel 1976, il suo esordio nel mondo della scrittura con "L'aspetto occidentale del vestito", una raccolta pubblicata da Giovanni Raboni nei "Quaderni della Fenice" di Guanda.
Così ebbe inizio la sua carriera di poeta per cui, fin dai primi passi, fu riconosciuto dalla stampa e dalla critica come un uomo di grande talento. Era conosciuto per il suo carattere schivo, il suo istinto solitario, la sua ricerca di compattezza stilistica, che gli consentirono di aggiudicarsi il soprannome attribuitogli dal poeta Maurizio Cucchi, quello di "maestro in ombra" della poesia italiana.
Dopo la pubblicazione di quella prima raccolta, la sua maturazione stilistica arrivò a una maggiore chiarezza di scrittura, sempre più limpida e attenta ai dettagli, distante da ogni artificio retorico. Si soffermava spesso su temi come la violenza, la memoria, i vinti. Riusciva, così, a conquistare l'attenzione della critica e dei suoi lettori, aggiudicandosi anche premi e onorificenze. Nel 2014 ricevette il Premio Dante Alighieri e nel 2007 gli è stato dedicato l'Oscar Mondadori. Tra le sue opere più celebri ci sono "Dallo stesso luogo" (Coliseum 1992) con cui vinse il Premio di Poesia Città di Tirano, poi "Teatro naturale" (Mondadori 1998) con cui si aggiudicò il Premio Brancati e ancora, "Paesaggi inospiti" (Mondadori, 2009), che ha ottenuto il Premio internazionale di poesia Alfonso Gatto.
Negli ultimi anni lo scrittore aveva abbandonato le rime per dedicarsi principalmente alla prosa. "Ho spesso accostato – disse – la poesia alla ricerca della verità, perché richiede tempo, concentrazione, qualità che oggi non sono di moda. Viviamo tempi mercantili, in cui il tempo è denaro, ma chi si occupa di poesia non segue il denaro, ma il tempo in profondità". Poi confidò all'"Osservatore romano" di amare i Vangeli, leggerli spesso. L'episodio che amava di più era quello dell'adultera "perché ci mette di fronte alle nostre miserie", spiegò. "Siamo tutti peccatori e quindi non dobbiamo giudicare", concluse.
Le ultime pubblicazioni di Neri risalgono a meno di un anno fa. Tra queste c'è anche la sua biografia, in forma di conversazione con il giornalista Alessandro Rivali, intitolata "Giampiero Neri – Un maestro in ombra".