Addio a 76 anni a Massimo Quaini, geografo e ambientalista controcorrente
Addio a Massimo Quaini, 76 anni, uno dei più famosi geografi italiani, docente all’università di Genova, noto per le sue teorie ambientaliste controcorrente. Negli anni Settanta, il suo libro “Marxismo e geografia” fu tradotto in molte lingue, diventando una pietra miliare negli studi di geografia marxista. Grande difensore del concetto di territorio, Quaini aveva trasferito i suoi studi nell’impegno sociale fondando quasi quindici anni fa l’associazione ambientalista "Memorie&Progetti" di Pieve Ligure che aveva poi dato vita al l'Osservatorio dei due Golfi Paradiso e del Tigullio.
La morte di Massimo Quaini è un duro colpo per il sistema accademico e soprattutto per quella voce critica nei confronti delle teorie più in voga negli ultimi anni. Le sue convinzioni su paesaggio e mutazioni sociologiche, infatti, si ponevano in maniera molto critica nei confronti del pensiero dominante e dei suoi indirizzi pratici, spesso si era scagliato con le sue teorie contro lo sfruttamento intensivo turistico del nostro Paese. In un suo volume di oltre dieci anni fa, intitolato “L’ombra del paesaggio”, raccontava il paesaggio morale dei liguri e dei loro esponenti politici, denunciando il "rischio di trasformare le 5 Terre in un Parco tematico stile Disneyland dove è possibile avere un surrogato di esperienza della geografia mondiale attraverso un simulacro."
Con Carla Scarsi e Pietro Tarallo aveva dato vita ad un periodico, "Creuze", luogo di analisi, dibattito e anche di denuncia di speculazioni edilizie e politiche. Senza mai perdere lo sguardo critico e l’indipendenza di giudizio aveva spesso accettato il confronto con la politica, collaborandovi aa convegni, ricerche, pubblicazioni. Il suo ricordo resterà legato a quello di uno dei massimi esponenti tra gli studiosi delle idee marxiste nella storia della geografia.