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Acqua alta a Venezia: i dipinti del Canaletto spiegano il disastro

Venezia è tornata nuovamente a fare i conti con l’acqua alta: e, mentre si contano i danni, si discute sul modo migliore per affrontare le conseguenze di un fenomeno con il quale la città convive da sempre. E interviene anche il Canaletto: è proprio a partire da alcuni suoi dipinti che gli studiosi hanno cercato di comprendere in che modo l’acqua ha cambiato il volto di Venezia nei secoli.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il Canal Grande, dipinto da Canaletto nel 1726, è conservato alla Galleria degli Uffizi.
Il Canal Grande, dipinto da Canaletto nel 1726, è conservato alla Galleria degli Uffizi.

Venezia continua ad essere sommersa dall'acqua. Incalcolabili i danni alle abitazioni e all'immenso patrimonio artistico custodito dalla città: nelle ultime ore si sono aggiunte alle stime, che già riportavano la Basilica di San Marco, la storica libreria Acqua Alta e il murale del bambino profugo realizzato da Banksy lo scorso maggio. Un fenomeno, quello dell’acqua alta, con il quale Venezia convive da sempre e contro il quale scienziati e studiosi si adoperano da decenni per cercare di minimizzare i danni. Anche giungendo a ipotesi davvero particolari, come quella che rintraccia nei dipinti del Canaletto le prime “misurazioni” ufficiali del fenomeno. Ecco come.

Storia dell’acqua alta a Venezia: le cronache antiche

Antica mappa di Venezia.
Antica mappa di Venezia.

È a partire dalla seconda metà dell’Ottocento che si hanno i primi dati certi sul fenomeno dell’acqua alta a Venezia: nel 1873 viene messo a punto il primo mareografo che, da quel momento in poi, registrerà con regolarità il livello delle acque lagunari. Ma, sebbene tale fenomeno nei secoli sia stato considerevolmente aggravato dall'intervento umano, esso caratterizza la città fin dall'epoca della sua fondazione.

La “storiografia dell’acqua alta”, infatti, è ancora più antica: risale al VI secolo la prima annotazione delle conseguenze di un’inondazione dell’antico nucleo urbano. Catastrofico, il tono: “non in terra neque in aqua sumus viventes”. Segue, due secoli dopo, il racconto di “tanta abbondanza d’acqua che tutte le isole furono sommerse”, molto simile a quelli successivi che arrivano fino agli inizi del XVIII secolo.

Gli studiosi sono molto cauti nel valutare le affermazioni stupite dei cronisti più antichi: le osservazioni erano sicuramente influenzate dal grado di eccezionalità di un fenomeno unico nel suo genere anche all'epoca, oltre che dal diverso impianto della città e dalla differente configurazione dei canali. Ma c’è un testimone d’eccezione che, negli anni, è tornato ad essere preso in considerazione per l’accuratezza con la quale ha sempre raccontato Venezia: e non si tratta né di uno scienziato né di uno storico.

I dipinti di Canaletto: le prime misurazioni “scientifiche”

Canaletto, "Piazzetta e Riva degli Schiavoni", Alte Pinakothek di Monaco.
Canaletto, "Piazzetta e Riva degli Schiavoni", Alte Pinakothek di Monaco.

Risalgono a poco meno di vent’anni fa le prime rilevazioni effettuate a partire dai dipinti di Giovanni Antonio Canal, conosciuto più comunemente come il Canaletto. Secoli prima dell’invenzione della fotografia, questo artista veneziano dipingeva utilizzando la camera ottica: a partire dall'osservazione diretta del paesaggio, e riproducendone fedelmente i tratti sulla tela, Canaletto risulta essere uno dei vedutisti più affascinanti proprio per questa sua attitudine alla veridicità della prospettiva.

Ed è proprio a partire dall’osservazione di alcuni suoi dipinti che raffigurano il Canal Grande che due ricercatori italiani, Dario Camuffo e Giovanni Sturaro, hanno tentato di ricostruire in che modo l’acqua di Venezia sia cambiata nei secoli, modificando a sua volta il volto della città. Studiare i livello del mare a partire dalle vedute del Bacino di San Marco, della Riva degli Schiavoni e dei moli dipinti dal Canaletto, e dunque attraverso il racconto artistico, è sembrato in qualche modo possibile.

Veduta del Ponte Rialto dipinta dal Canaletto.
Veduta del Ponte Rialto dipinta dal Canaletto.

In molte tele, trascurabili per un occhio non attento, compaiono frequentemente moltissimi indizi: sui palazzi che affacciano sul Canal Grande, ad esempio, sono molto spesso presenti tracce di alghe che fanno intuire un livello più alto di acqua per un dato momento precedente alla realizzazione del quadro. A partire da un confronto fra i dati raccolti sulle tele del Canaletto, che coprono un arco di tempo che va dal 1720 al 1765, e quelli delle moderne misurazioni satellitari, è stato possibile ricostruire la storia del rapporto, complesso e traumatico, di Venezia con l’acqua. Soprattutto emerge come la diversa configurazione urbanistica, la costruzione di nuovi canali e il cambiamento inevitabile che la Laguna ha subito nei secoli, abbiano considerevolmente aggravato l’impatto che l’acqua, innalzandosi, ha sulla città.

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