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A Sambuca un concerto nella Chiesa Madre in rovina. Un appello per salvarla

La chiesa danneggiata dal terremoto nel Belice nel ’68 è stata riaperta per una sera ad ospitare un concerto di violoncello. In quell’occasione il sindaco di Sambuca ha lanciato un appello: “Salviamola entro il cinquantesimo anniversario del sisma”.
A cura di Gabriella Valente
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Un concerto di violoncello tra le rovine di una chiesa disastrata e abbandonata. Una serata tra “Ciò che rimane…”, come indicava il malinconico titolo dell’evento culturale svoltosi il 17 agosto a Sambuca.

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In provincia di Agrigento, la cittadina di Sambuca accoglie una chiesa che è un piccolo gioiello del Seicento siciliano. Costruita sull’antico castello arabo di Zabut e su parte di una chiesa quattrocentesca, la Matrice – come è chiamata la Chiesa Madre – si erge slanciata su un’alta scalinata; oltre il portale in stile arabo-normanno, l’edificio composito ha tre navate e transetto, ma oggi è tristemente in rovina. Danneggiata in modo grave dal violento terremoto del Belice nel 1968, la Matrice non è mai stata restaurata e per di più, abbandonata per anni, è stata lasciata in balia di saccheggi e intemperie, e inagibile per moltissimo tempo.

È una situazione che ha dell’assurdo, ma che purtroppo non è la sola e non è incredibile per un’Italia che, ad esempio, vede crollare l’antica Pompei per il pessimo stato di conservazione, o – notizia di ieri – allagarsi il Mausoleo di Augusto (che è un cantiere abbandonato da anni) proprio nel giorno delle celebrazione per il bimillenario della morte dell’imperatore.

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A Sambuca con un evento speciale, in una sera d’estate, la Chiesa Madre è stata eccezionalmente aperta al pubblico, che ha potuto ammirare ciò che resta di quel gioiello, accompagnato dalle note di un suggestivo concerto: ad animare con la musica le rovine della chiesa è stato infatti chiamato Adriano Fazio, giovane violoncellista siciliano.

Proprio in occasione dell’affascinante concerto estivo il sindaco di Sambuca, Leo Ciaccio, ha finalmente voluto lanciare un appello in nome di quel prezioso sito culturale, incredibilmente distrutto e degradato: “Salviamo la Matrice entro il cinquantesimo anniversario del sisma”. Nel 2018 si compiranno 50 anni dal terremoto della Valle del Belice, il cataclisma da cui iniziò l’abbandono della Chiesa Madre; prima di questo anniversario si restauri e si riapra al pubblico la Matrice: questa la sfida del sindaco che ha proposto la costituzione di un apposito comitato con “tutte le persone di buona volontà e le energie migliori del territorio”. Le idee e le forze sembrano già in campo: “È una sfida ambiziosa che vogliamo vincere coinvolgendo enti pubblici ma anche sponsor privati”, continua Ciaccio che mira alla ricerca di possibili finanziamenti anche in sede comunitaria. Si procederà innanzitutto, spiega l’amministrazione comunale, con l’istituzione di un concorso per selezionare il miglior progetto per il restauro architettonico, passo primario e basilare per dare nuova vita alla Matrice.

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