A che punto è la notte se scrittori e intellettuali sono rimasti gli unici, o quasi, a fare opposizione ai loro governi? A un'ora molto tarda, verrebbe da dire. Un'ora preoccupante. Soprattutto perché spesso gli effetti di queste querelle che per giorni dividono media e social hanno poco o nullo impatto sull'opinione pubblica, ormai sempre più divisa in fazioni pro e contro incapaci di dialogare. E, ancor prima, di informarsi davvero.
La questione del contendere, negli ultimi mesi, ha a che fare con i temi relativi all'immigrazione e ai diritti umani, e più in generale con il clima di un'epoca inaugurata da Brexit e dall'elezione di Donald Trump a presidente degli USA, proseguita col pericolo "sovranista" incarnato di Marine Le Pen alle ultime presidenziali francesi (che ha inevitabilmente indirizzato le scelte politiche del moderato Macron), proseguito con la vittoria del partito di ultradestra dell'Fpö in Austria e con le elezioni italiane del 4 marzo. Scontri che avvengono, perlopiù, in assenza di un'opposizione politica, di popolo, che ancor prima di incarnarsi in questo o quel partito, non riesce a configurarsi nemmeno come culturale. Don Winslow, il premio Nobel Jean-Marie Gustave Le Clézio, Michael Köhlmeier in Austria. Solo per citare alcuni nomi tra i più famosi.
Roberto Saviano vs. Matteo Salvini
C'è poi il caso italiano. Con le sue specificità, certo, ma che tuttavia partecipa anch'esso a quel clima generale che in queste ultime settimane vede contrapposte le voci critiche ai governi eletti pur sempre democraticamente. Abbastanza lontano nel tempo affondano le radici del contrasto tra il nuovo Ministro degli Interni e leader della Lega, Matteo Salvini, e lo scrittore Roberto Saviano. Conflitto che, negli ultimi giorni, ha raggiunto punte di un'asprezza senza precedenti nel dibattito pubblico. Con l'annuncio di Salvini di voler rivedere la questione-scorta all'autore di "Gomorra" (annuncio, peraltro, del tutto propagandistico, considerato che non può essere il ministro degli Interni a stabilire su base di simpatie personali chi merita o meno la scorta di Stato) e la risposta dello scrittore, che punta il dito sui rapporti tra Lega e ‘Ndrangheta in Calabria.
Don Winslow contro Donald Trump
Dall'altra parte dell'oceano, tra le tante voci alzatesi contro Donald Trump e la sua politica di “tolleranza zero” al confine tra Usa e Messico, dove dal 19 aprile al 31 maggio oltre 2300 bambini sono stati separati dai genitori migranti irregolari, in attesa del giudizio di un tribunale, quella che si fa davvero notare ed è molto attiva su Twitter è Don Winslow. L'autore de "Il cartello" e "Il potere del cane", che spesso hanno "intercettato" i rapporti soprattutto criminali tra USA e Messico, si è messo in proprio con un'iniziativa che non punta solo a convincere, ma offrendo addirittura danaro, ben 25mila dollari agli operatori di questi centri di "detenzione per minori" per "riprendere cinque minuti di video" e raccontare la verità di ciò che sta accadendo.
Il premio Nobel sfida Macron
Qualche mese fa, in un'intervista al Journal de Dimanche, il premio Nobel, Jean Marie Le Clézio puntò il dito contro l'Eliseo e le politiche sui migranti di Emmanuel Macron: "Sono scandalizzato dal modo in cui vengono applicate le direttive del ministero degli Interni. Il governo annuncia fermezza, ma chi opera sul campo va ben oltre la fermezza, continuando a infliggere un brutto trattamento a persone indifese. Aprire o chiudere le frontiere resta un problema, ma una volta che i migranti sono entrati in Francia maltrattarli è inaccettabile". Ma è tutta l'Europa ad essere in fibrillazione. Michael Köhlmeier, scrittore austriaco, in occasione dei festeggiamenti della "Liberazione" austriaca, che festeggia la liberazione di Mauthausen e Gusen, ha accusato senza mezzi termini gli esponenti dell’Fpö al governo di ipocrisia, perché si fingerebbero protettori degli ebrei, mentre invece il loro atteggiamento antisemita sarebbe rimasto quello di sempre. Un discorso accolto con una standing ovation dai presenti.