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80 anni senza James Joyce, i capolavori da Ulisse a Finnegans Wake

Il 13 gennaio 1941 spirava a Zurigo, in seguito alle complicazioni di un intervento all’ulcera, James Joyce. A soli 59 anni ci lasciava uno dei più grandi scrittori della storia. Da ‘Gente di Dublino’ a ‘Ulisse’, fino a ‘Finnegans Wake, il cui insuccesso, insieme ai continui malanni e alla malattia mentale della figlia, porterà lo scrittore irlandese a una morte precoce.
A cura di Redazione Cultura
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"Facciamo che James Joyce non è morto il 13 gennaio 1941. Facciamo che non morirà mai. Facciamo che in questo libro ci sono i racconti più belli che siano mai stati scritti, soprattutto l’ultimo, ‘The Dead', il racconto perfetto". Su Twitter Sandro Veronesi, premio Strega 2020, sintetizza forse nel migliore dei modi il senso dell'anniversario di oggi, quando sono 80 anni dalla morte del grande scrittore irlandese, autore di opere fondamentali della letteratura di tutti i tempi, da ‘Ulisse‘ a ‘Gente di Dublino‘. Ma non solo.

I problemi agli occhi, la depressione, la malattia di sua figlia

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La storia della morte di  James Joyce inizia molti anni prima, dopo la conclusione dell'ultima (si fa per dire) stesura dell'Ulisse. Nel 1921, infatti, l'Ulisse che fu pubblicato dall'editore Sylvia Beach il 2 febbraio 1922, giorno del quarantesimo compleanno di Joyce. L'anno successivo, non pago di aver portato a termine un'impresa che avrebbe svuotato chiunque, Joyce iniziò la stesura di ‘Finnegans Wake' che occupò i successivi sedici anni della vita del grande scrittore irlandese, fino al 1939. Intanto James è sposa Nora Barnacle, che era già la sua compagna e lo sarà per tutta la vita. In questi stessi anni Lucia, sua figlia, manifesterà i primi sintomi di schizofrenia. Lucia divenne la musa di Joyce nella stesura di ‘Finnegans Wake', e Joyce stesso cercherà di tenerla con sé il più possibile.

La morte di James Joyce: 13 gennaio 1941

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Dopo l'uscita di Finnegans Wake, sia per le dure critiche al romanzo che per l'invasione nazista di Parigi, la depressione di cui già soffriva Joyce crebbe. Si sottopose anche a nuovi interventi oculistici per l'insorgenza del glaucoma. Gli occhi di James Joyce saranno un problema per tutta la vita del celebre romanziere. Nel 1907 aveva avuto il primo attacco di irite all’occhio sinistro, mentre era in cura per febbre reumatica e sepsi dentale, ne seguiranno altri nel 1908, nel 1909 e nel 1917. In una lettera all’amica e mecenate Miss Weaver confidava di essere “depresso… le conseguenze questa volta sembrano piuttosto gravi, e spero che si possa evitare un’operazione”.

Alla fine del 1940 si trasferì a Zurigo, dove l'11 gennaio 1941 venne operato per un'ulcera duodenale. Il giorno successivo entrò in coma e morì alle due del mattino del 13 gennaio 1941. Il suo corpo fu cremato e le sue ceneri trasportate al cimitero di Fluntern, sempre nella città svizzera, come quelle di Nora e di suo figlio George. Lucia morì nel 1982 in un ospedale a Northampton, in Inghilterra, dove aveva trascorso gran parte della vita.

Nel 2020 la nuova traduzione dell'Ulisse dopo 60 anni

Lo scorso 4 giugno è arrivata nelle libreria italiane, in una nuova traduzione, l’Ulisse di James Joyce (La nave di Teseo). A lanciarsi nella sfida è stato uno dei più esperti traduttori e di narrativa angloamericana, Mario Biondi, che nella sua nota introduttiva all'opera ha scritto: “Essendomi lasciato settantuno traduzioni e con esse ‘un grande avvenire dietro le spalle’, ho creduto di potermi finalmente sentire adeguato al compito, quindi eccolo qui”.

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