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75 anni fa moriva Rabindranath Tagore, la sua letteratura un ponte verso l’Occidente

Il 7 agosto del 1941 muore Rabindranath Tagore, scrittore e filosofo indiano, Premio Nobel per la letteratura.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Rabindranath Tagore
Un ritratto di Rabindranath Tagore

«Per la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell'ovest». Questa la motivazione del Premio Nobel, queste le doti umane e di penna che caratterizzano uno più grandi poeti mistici indiani e del mondo, Rabindranath Tagore, che grazie alla sua approfondita conoscenza della lingua inglese riuscì a trasmettere oltre i proprio confini geografici culturali la sua filosofia. Tradusse le proprie opere in inglese, autore di "Sadhana: la realizzazione della vita", "La luna crescente" e  "Canti del mattino", "Lettere di un viaggiatore in Europa", "Passando all'altra riva", "Dono d'amore", esercitando un enorme fascino sul mondo occidentale, che lo celebrò col Premio Nobel per la letteratura nel 1913, il primo nella storia consegnato a un non occidentale. Ma di Tagore non spiccano non solo la sua letteratura e poesia ma anche il forte contributo politico che nel corso della sua vita ha dato per una nuova India.

La "nuova India" da Gandhi a Tagore

Lo scrittore di Calcutta, già per l'appartenenza ad un'importante famiglia aristocratica, molto attiva nella culturale, artistica, religiosa e politica del Bengala, aveva di base una naturale propensione all'attivismo politico. Possiamo considerarlo un essere privilegiato ma la vita non lo risparmiò di certo dal dolore che conobbe attraverso la morte della moglie e i suoi due figli e che contribuì a plasmare in lui una sensibilità senza eguali alla base di ogni suo concreto orientamento esistenziale. Rabindranath Tagore non rinunciò mai all'impegno politico che divenne la sua stessa vita: mentre Gandhi ricorreva alla disobbedienza civile, nell'arduo intento di riorganizzare il nazionalismo indiano fino a respingere gli inglesi in mare, Tagore si impegna a creare una "Nuova India", indipendente e moderna, così da conquistarsi il ruolo di poeta della "Nuova India indipendente", di cui però non vide mai il vero fiorire, spegnendosi nella sua casa natale di Calcutta nel 1941.

Un'osmosi fra cultura occidentale e orientale

Così come enorme fu anche l'influenza stilistico-letteraria che la sua opera esercitò su tutta la letteratura indiana moderna ma anche internazionale. A partire dalla traduzione delle sue opere scritte in Bengali, una delle lingue più melodiose dell'India, si conquista l'attenzione e l'ammirazione della comunità internazionale. Ma il nome di Tagore era a quell'epoca già celebre per il grande impegno politico esplicito nei suoi scritti, ma anche con iniziative di carattere sociale che portarono alla fondazione della scuola di Shantiniketan ad inizio secolo scorso che nel 1921 divenne l'Università internazionale Visva-Bharati, dove si impartivano innovative lezioni di cultura orientale ed occidentale in luoghi aperti e in forma di conversazione tra gli allievi e i maestri.

Il "Sodalizio dei credenti in Dio"

Un'osmosi fra Oriente e Occidente, una sinfonia di culture integrate è l'obiettivo della vita di Tagore che in India si adoperò anche dal punto di vista religioso quando nel 1928 fondò il "Sodalizio dei credenti in Dio": così il monoteismo cristiano si concilia con assoluta armonia con il politeismo induista. Tagore è un ponte fra due mondi, a lungo viaggerà tra Oriente ed Occidente per tenere conferenze e diffondere la sua filosofia. Nel suo "asilo di pace" a Santiniketan, a circa cento chilometri da Calcutta, attuava con concretezza i propri ideali pedagogici: gli allievi sono a stretto contatto con la natura, le lezioni sono conversazioni all'aperto, come per tradizione dell'India antica.

Contemplazione della natura e panteismo, come fondamenti religiosi

La scuola stessa di natura filosofica e religiosa si fonda sugli antichi ideali dello Ashram, il Santuario della foresta, affinché perché «gli uomini possano riunirsi per il supremo fine della vita, nella pace della natura, dove la vita non sia solo meditativa, ma anche attiva». La vita di Tagore e le sue opere intramontabili invitano a rintracciare il significato dell'esistenza in una fusione e riconciliazione con l'universo. A partire dalla contemplazione della natura, il poeta vede in ogni sua manifestazione la permanenza immutabile di Dio e quindi l'identità tra l'assoluto e il particolare, tra l'essenza di ogni uomo e quella dell'universo. Tagore percorre tutta la filosofia indiana, la filtra anche con lo sguardo occidentale, la veicola e la traduce per oltrepassare i confini orientali ed instaurare una sinergia con l'amato occidente ed per questo è considerato uno dei maggiori maestri nel XX secolo.

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