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75 anni fa moriva James Joyce: l’Ulisse, un intricato monologo interiore

Il 13 gennaio del 1941 muore James Joyce, una star della letteratura del XX secolo, scrittore, poeta e drammaturgo irlandese. Anticonformista e critico influì nella corrente modernista col suo romanzo l'”Ulisse” che, ribaltando i canoni della letteratura ottocentesca, pose le basi nel panorama della genesi del romanzo moderno.
A cura di Silvia Buffo
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Ritratto di James Joyce, Jacques-Emile Blanche (1861-1942). Londra, National Portrait Gallery
Ritratto di James Joyce, Jacques-Emile Blanche (1861-1942). Londra, National Portrait Gallery

L'"Ulisse" di Joyce è ancora oggi un'opera incredibilmente affascinante proprio per il suo stile narrativo che si avvale di tutti i registri, dando l'idea dello sconfinamento di quei canoni ottocenteschi che lo scrittore stava demolendo, in alcuni tratti attraverso l'affascinante "flusso di coscienza", in cui i pensieri del protagonista si liberano da ogni confine anche quello della punteggiatura, per non creare intralcio alcuno all'espressione degli stati mentali della voce narrante. "Ulisse", una grande storia ma concentrata in un'unica giornata, quella del 16 giugno 1904 di un gruppo di abitanti di Dublino, che casualmente si scontra con le vite degli altri, descritte attraverso un intricato monologo interiore. Ecco 5 curiosità da ricordare a 75 anni dalla scomparsa del grande autore irlandese.

1. Ulisse è considerato un libro di difficile lettura.

Al di là di questo secondo molti studiosi dovrebbe esser lodato dal mondo intellettuale, proprio come sostiene Ezra Pound:

Tutti gli uomini dovrebbero unirsi a lodare Ulisse. Coloro che non lo faranno, potranno accontentarsi di un posto negli ordini intellettuali inferiori. Non dico che tutti dovrebbero lodarlo da un medesimo punto di vista; ma tutti gli uomini di lettere seri, sia che scrivano una critica o no, dovranno certamente assumere per proprio conto una posizione critica di fronte a quest’opera.

2. Le corrispondenze tra i personaggi dell’Odissea e quelli dell’Ulisse.

Ulisse è Leopold Bloom mentre Penelope è Molly Bloom, la sua sposa. Il ruolo di Telemaco è assunto da Stephen Dedalus che era stato il protagonista di un romanzo autobiografico di Joyce, ritratto dell'artista da giovane. Come nell'Ulisse di Omero anche in quello di Joyce l'eroe rappresenta l'avventura dell'uomo nel mondo.

3. Il protagonista costruisce la propria identità attraverso il viaggio.

Proprio come l’Odissea di Omero, l'opera di Joyce non ha come punto di riferimento la poesia nella sua soggettività, ma lo sconfinato orizzonte dell'intera storia dell'umanità, che nell'Odissea era rappresentata dalle diverse terre esplorate da Ulisse mentre in Joyce attraverso le diverse personalità che l'eroe incontra.

4. I sottili confini fra spazio fisico e spazio interiore.

Durante la passeggiata del protagonista per le vie di Dublino, i confini fra dentro e fuori si fanno sottili: l’Ulisse è il testo in cui l'ordine si attua sulla pagina, utilizzando l'esperienza con assoluto realismo, nel tentativo di identificare vita e linguaggio. Joyce sostituisce così il tipico ordine dantesco, dove le cose del mondo sono ordinate secondo gli schemi della ragione e della tradizione, con uno di tipo estetico dove si manifestano a pieno il disordine e la dissoluzione del senso inerenti ad ogni realtà condizionata.

5. La giornata-odissea del Signor Bloom è il "naufragio" della società contemporanea.

Molte sono le sfumature della Dublino attraversata da Bloom: Omero e gli eventi quotidiani, l'Irlanda e la liturgia cattolica, le memorie della Scolastica e l'antropologia, i processi fisiologici e i riti sociali. Tutto è brillantemente esplorato dallo sguardo di Ulisse che allegoricamente ha un respiro incredibilmente più ampio: l'"Ulisse" di Joyce non è da intendere come un unico e solitario personaggio, bensì come unione di coscienze.

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