50 anni fa muore Marcel Duchamp: la Gioconda coi baffi e Rrose Sélavy, l’arte come “modus vivendi”
Esattamente 50 anni fa moriva uno degli artisti, anche se chiamarlo soltanto così appare riduttivo, più significativi e importanti dello scorso secolo. Il 2 ottobre 1968 ci lasciava Marcel Duchamp: pittore, scultore, precursore di linguaggi e sperimentazioni nuove che porteranno alla nascita dell’arte concettuale, Duchamp in una carriera lunga e precoce sperimentò ogni tipo di mezzo e di linguaggio per giungere ad un’idea personalissima e insuperata di Arte.
“Mi sono servito della pittura, mi sono servito dell’arte per stabilire un modus vivendi, una specie di metodo per capire la vita, cercare cioè per il momento di fare della mia stessa vita un’opera d’arte, invece di passarla a creare quadri e sculture”. Ed effettivamente Marcel abbandonerà presto la pittura impressionista che lo aveva conquistato da ragazzo per dirigersi verso un mondo totalmente inesplorato di cui egli stesso fu pioniere: cinema, ready-mades, arte concettuale e, soprattutto, ironia, caratterizzarono la sua intera produzione artistica che, in ultima analisi, fu un vero e proprio “rifiuto” dell’arte stessa.
Monna Lisa coi baffi: l’arte non è solo “bella”
Perché l’artista dovrebbe essere considerato meno intelligente del Signor Tutti? Sarà perché la sua abilità è essenzialmente manuale e non ha rapporto immediato con l’intelletto? Comunque sia, si ritiene generalmente che il pittore non ha bisogno di un’educazione particolare per diventare un grande Artista.
L’opera di certo più rappresentativa di questa nuova idea di fare arte che, come Duchamp spiegò in questo discorso pronunciato nel 1968 all'Università di Hofstra di New York, si distacca nettamente da quella comune di un artista soltanto “ispirato” e non “educato” dall'arte, è “Fontana”. Ma questo autentico prodotto ready-made, di cui oggi non possediamo più l’originale, è eguagliato in fama ed eloquenza da un’altra geniale opera realizzata nel 1919: la Monna Lisa con i baffi.
Al di là dell’irriverente gioco di parole racchiuso dietro il titolo “L. H. O. O. Q” (lettere che lette in francese rendono l’equivalente italiano della frase “Lei ha caldo al culo), l’idea di Duchamp era appunto quella di dimostrare come un’icona quale la Monna Lisa fosse scaduta, a causa dell’idea che vuole l’arte e l’artista come elementi sterili e squisitamente “qualitativi”, a mero oggetto “bello”. Con i baffi e il pizzetto la Gioconda non ha niente di bello: resta solo la sua idea artistica, nuda e cruda.
Anémic Cinéma, l’esperimento cinematografico
Marcel Duchamp affidò anche al cinema la sua personalissima idea di arte, con un “esperimento” datato 1926: realizzato in collaborazione con l’amico di sempre Man Ray, si tratta di uno degli esempi più famosi e rappresentativi delle Avanguardie di inizio secolo. “Anémic Cinéma” non ha nessuna trama, solo tanti cerchi e spirali che, insieme a frasi e giochi di parole provocatori e ironici, disorientano lo spettatore: una pellicola di sette minuti a metà fra il dadaismo e il surrealismo, in cui Duchamp sperimenta un altro modo di fare arte.
Rose Sélavy, l’alter ego di Duchamp
Volevo cambiare la mia identità e dapprima pensai di prendere un nome ebraico. Io ero cattolico e questo passaggio di religione significava già un cambiamento. Poi improvvisamente ebbi l’idea: perché non cambiare di sesso?
Duchamp non ha solo ridefinito i contorni dell’artista, ma anche quelli dell’individuo: questa irriverente e all'epoca scandalosa metamorfosi avvenne intorno agli anni Venti quando Marcel decide di vestire i panni della misteriosa e oggi iconica Rrose Sélavy, collaborando con Man Ray per immortalarla in una delle fotografie più famose di sempre. Lo scatto venne realizzato nel 1921, e da quel momento diventerà parte dell’identità artistica e personale di Duchamp, vivendo allo stesso tempo di vita propria come un alter ego femminile della sua dissacrante esistenza.