Quando dalla Russia verranno (forse) i nostri nuovi padroni, introdotti nei gangli della nostra democrazia (forse) dalla Lega di Matteo Salvini, sarà nostra convenienza cercare subito di compiacerli. Come chiamare allora gli ordini che riceveremo?
1) Ukase. Con questa parola recepita in italiano già nel Settecento si indicavano gli editti dello zar, e per estensione, fuori dall'uso tecnicamente storico, gli ukase diventano gli ordini perentori, autoritari e indiscutibili. Ordini che portano la misura del potere zarista, assoluto e autocratico, che possiamo rivedere aggiornato in quello dell'amico (e forse padrone) Vladimir Putin. Una parola che è urgente riscoprire!
Sicuramente quando (forse) ci sarà questo vassallaggio, dovremo trovare un nome per chiamare quella classe di persone che vedendo più lontano degli altri ci ha guidato al porto sicuro. Come chiamarla?
2) Intellighenzia. Il russo intelligencija (termine peraltro di chiara ascendenza latina, da intelligentia, ‘intelligenza') indicò la classe borghese in cui maturò l'avversione all'autoritarismo zarista. Nessun nome migliore per descrivere il gruppo di colti ed esperti che scardinano un regime opprimente di burocrati. Se poi pensiamo che il termine è arrivato in italiano con le traduzioni di Anna Karenina di Tolstoj, si fregia pure di un fattore culturale importante e ulteriore.
Ovviamente quando (forse) arriveranno i nostri nuovi padroni ci sarà da fare un po' di pulizia, d'ogni genere, già così tanto e spesso auspicata. E non sempre si potrà fare in guanti di velluto, potranno servire mezzi pesanti, certamente delle ruspe, quindi servirà un richiamo intenso.
3) Pogrom. Questa voce russa significa propriamente ‘devastazione, distruzione', derivata del verbo gromit' ‘devastare, saccheggiare'. Come sappiamo i pogrom erano stati in particolare le sollevazioni popolari contro gli ebrei: pulizie etniche ricorrenti. Allargando un po' le maglie di pagine cupe della storia, vestendo questo termine in maniera smaliziata coi panni della giustizia e della rettitudine, potrebbe essere proprio il termine che fa per noi, per significare un'azione persecutoria che fa male ma ci vuole, secondo il metro di coloro che (forse) diventeranno le nostre nuove maestà.
In una simile (forse possibile) situazione, certo avremo alcuni personaggi di spicco, nelle nostre terre, che in virtù del nuovo sostegno derivato da un così alto patronato potranno esercitare il loro potere a capo di organismi pubblici elefantiaci, tirando dritto e ottenendo per sé, e forse se saremo fortunati un po' anche per noi, ricchezze opulente. Come dovremo chiamare questi alti dirigenti?
4) Boiardi. ‘Boiardo' è stato il nome che per un millennio è stato dato (con poche varianti) ai nobili latifondisti dell'Europa dell'est. In Russia ricoprirono per lunghi secoli il ruolo di alti funzionari, così fra Cinquecento e Seicento il loro nome è giunto in italiano a significare l'alto dirigente statale, l'amministratore pubblico ricco e potente, incontrastatamente al vertice di enti colossali. Con l'occhio sereno di chi gode della restaurazione dell'ordine, è con questo nome che potremo chiamare i nostri giusti signori.
Se le nostre fortune arriveranno alle stelle con questa illazione ancora ipotetica (ma vedremo gli sviluppi), non saremo i soli ad essere vassalli di un nuovo Impero. Se il nostro Capitano (se è coinvolto) riuscirà con Marine Le Pen (che pare proprio coinvolta) a trovare un terzo serio (mica Orban) per sostenere il progetto dell'Eurussia, allora come dovremo chiamare questo glorioso trio?
5) Troika. In russo significa ‘terzina'. E ripulendo fieramente il termine dalle lordure economiche che fino ad oggi lo hanno inteso per antonomasia come una composizione di Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, potremo recuperare la sua speditezza originale, visto che è in origine è un attacco a tre cavalli per carrozze e slitte. Arrivando così a un triumvirato, ma assiso in una dacia con accanto il samovar per il tè.
Le influenze dell'italiano sul russo e del russo sull'italiano sono un argomento suggestivo fatto di alta cultura, veicolato dalle scene diplomatiche internazionali, dall'alta letteratura, dalla filosofia, dalla scienza, dall'arte e dalla cucina. Un'interazione fertile e felice, guidata dall'autorevolezza del pensiero, non da nuovi zar o da nuovi boiardi.