5 luoghi d’arte imperdibili nelle Giornate di Primavera del FAI
Tornano il 19 e 20 marzo le Giornate Fai di Primavera: oltre 900 visite straordinarie, da Nord al Sud in 380 luoghi d'Italia. "Valorizzare questa Italia e farla conoscere anche al turismo internazionale è importante, anzi, in tempi di affollamento sempre di più un'esigenza", ha sottolinea il ministro della cultura Franceschini. Ma l'evento non è soltanto un'occasione per accrescere i numeri dei visitatori: l'obiettivo primario delle Giornate di Primavera è quello di riaprire luoghi solitamente chiusi al pubblico. Un appuntamento irrinunciabile per riappropriarsi di un patrimonio storico e artistico altrimenti inaccessibile: alcuni luoghi saranno riservati ai tesserati Fai, altri invece saranno liberamente accessibili a tutti. Dall'acropoli dell'antica città di Satricum all'area megalitica di Saint Martin de Corléans ad Aosta, passando per i Sassi di Matera: ecco cinque luoghi assolutamente da visitare.
1. Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans
Il sito archeologico, situato ad Aosta, è una delle più importanti testimonianze della preistoria europea ed è l'unico, insieme a quello di La Thuile, situato nell'Italia nord-occidentale. I resti sono stati identificati con quelli della mitica città di Cordelia, fondata da Cordelio, il capostipite dei Salassi, una popolazione di origine celtica che abitava la zona e che si credeva direttamente discendente da Ercole. Si tratta di un'occasione unica per visitare il sito: scoperto nel 1969, non è mai stato aperto al pubblico. Dunque un'opportunità imperdibile, in vista dei preparativi per l'inaugurazione definitiva.
2. L'Acropoli dell'antica Città di Satricum
In età arcaica è stata la seconda città più grande del Latium vetus dopo Alba Longa. Fu incendiata e distrutta una prima volta dai Latini nel 377 a.C., e poi nuovamente distrutta dai Romani nel 346 a.C. Dionigi di Alicarnasso la cita nell'ambito delle 29 città latine alleate contro Roma. Era sede di un importante santuario dedicato alla Mater Matuta, che rimase frequentato anche dopo la distruzione della città, almeno fino al II secolo a.C.
3. Basilica di Santa Maria all'Impruneta
La Basilica di Santa Maria all'Impruneta, nei pressi di Firenze, viene fondata nel 1059 in seguito al ritrovamento di una sacra immagine della Madonna e conserva opere di notevole pregio, come le due edicole di Michelozzo decorate con terrecotte invetriate di Luca della Robbia. In facciata, sotto il portico di Gherardo Silvani (1634) dove due lapidi attestano la prima consacrazione dell'edificio (1059) e la riconsacrazione dopo i restauri (1950), si accede ai due chiostri, dal secondo dei quali si scende in un vasto ambiente coperto a volta, la sala d'Armi dei Buondelmonti, e nella cripta, un piccolo locale absidato del XII secolo. La torre campanaria, uno dei pochi resti dell’originaria pieve romanica, è del XIII secolo con merlature ottocentesche.
4. Teatro Piccinni di Bari
Il cantiere del teatro Piccinni per la prima volta non aprirà agli addetti ai lavori impegnati nel recupero del più antico palcoscenico del capoluogo, ma ai cittadini e ai turisti. Il restauro ha già portato al recupero dell’ottocentesco sottotetto del teatro, che una volta riaperto il Piccinni sarà destinato a a diventare uno spazio da vivere. "Durante l’apertura straordinaria delle Giornate di primavera sarà possibile ammirare la proiezione multimediale dello storico sipario del teatro realizzato nel 1913 dall’artista barese Antonio Lanave, allievo del noto Raffaele Armenise, raffigurante un giardino classico, con balaustre, statue e colonne, che attualmente è custodito nel suo interno e non è esposto al pubblico", hanno fatto sapere i volontari del FAI. A fare da ciceroni, secondo tradizione, gli studenti di alcuni licei e scuole superiori baresi.
5. Chiesa rupestre di Santa Maria della Valle, a Matera
Per la prima volta aperta al pubblico, la chiesa rupestre di Santa Maria della Valle, la cosiddetta Vaglia, è situata lungo l’antica via Appia di Matera, nell’area del parco archeologico storico naturale delle chiese rupestri del materano. Il primo impianto risale all’VIII secolo, completato nel tardo XIII secolo con l’aggiunta di strutture murarie. Si trattava della più ampia chiesa rupestre di Matera, luogo di culto attivo e meta di pellegrinaggi. Nel 1756, poiché versava in condizioni di grave degrado, fu soppressa dall’arcivescovo Antinori. Da allora è rimasta esposta alle intemperie del tempo e all’incuria degli uomini, utilizzata come stalla e deposito di munizioni. Attualmente priva di destinazione d’uso, conserva ancora i decori esterni e interni che richiedono immediati restauri.