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Il nome della rosa: 5 cose da sapere sul libro di Umberto Eco da cui è tratta la serie Tv

Il capolavoro di Umberto Eco pubblicato nel 1980 diventa una serie Tv su Rai Uno, a 30 anni dal film con Sean Connery, stavolta con John Turturro. Andiamo alla scoperta del libro italiano più tradotto nel mondo attraverso cinque dettagli che non puoi non conoscere sul romanzo de “Il nome della rosa”.
A cura di Redazione Cultura
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Forse il romanzo italiano più tradotto e letto al mondo, tradotto in oltre 40 lingue con oltre 50 milioni di copie. "Il nome della rosa", capolavoro di Umberto Eco pubblicato nel 1980, che da stasera sarà trasmesso su Rai Uno, a 30 anni dal famoso film con Sean Connery. Nel ruolo che fu dell'attore scozzese, troveremo John Turturro, perno centrale di quello che si pone come uno dei più ambiziosi prodotti del futuro televisivo. Intanto, nell'attesa, proviamo a riscoprire il romanzo Premio Strega del 1981, inserito nella lista de "I 100 libri del secolo di Le Monde", a cui sarà ispirata la serie attraverso 5 curiosità sul suo conto.

L'ambientazione medievale

La decisione di ambientare "Il nome della Rosa" in epoca medievale fu dettata dalla consuetudine dell'autore con quell'epoca, già studiata attraverso pubblicazioni accademiche e saggi. Come ha più volte dichiarato lo stesso Eco, il primo anno dopo la decisione di ambientare la storia nel Medioevo passò alla ricerca di pianificare l'opera e con l'epoca prescelta: "Ricordo di aver passato un anno intero senza scrivere un rigo. Leggevo, facevo disegni, diagrammi, insomma inventavo un mondo. Ho disegnato centinaia di labirinti e di piante di abbazie, basandomi su altri disegni, e su luoghi che visitavo".

Il genere e la struttura

Il libro può essere considerato un incrocio di generi, tra lo storico, il narrativo, il filosofico e il romanzo giallo. Precedentemente,Umberto Eco aveva lavorato a diversi saggi di semiologia, mentre "Il nome della Rosa" fu il suo primo romanzo, genere in cui scelse di cimentarsi scegliendo la via del giallo storico e, nello specifico, del giallo deduttivo. La vicenda si svolge all'interno di un monastero benedettino dell'Italia Settentrionale, ed è suddivisa in sette giornate, scandite dai ritmi della vita monastica.

L'espediente del manoscritto

L'opera, ambientata sul finire dell'anno 1327, si presenta con un classico espediente letterario, quello del manoscritto ritrovato, da parte di un monaco di nome Adso da Melk, che, divenuto ormai anziano, decide di mettere su carta i fatti notevoli vissuti da novizio, molti decenni addietro, in compagnia del proprio maestro Guglielmo da Baskerville.

Il perché del titolo

Durante la stesura, il titolo provvisorio dell'opera era "L'abbazia del delitto". Successivamente Eco valutò altri titoli, tra cui "Adso da Melk" ma vi rinunciò presto. La scelta cadde su "Il nome della rosa" perché a diversi sondaggi tra amici tutti gli consigliarono quello. La scelta del titolo richiama il motto nominalista tratto dal 2De contemptu mundi" di Bernardo Cluniacense, che chiude il romanzo: "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" ("La rosa primigenia [ormai] esiste [soltanto] in quanto nome: noi possediamo nudi nomi"). Nel senso che, come sostenuto dai nominalisti, l'universale non possiede realtà ontologica ma si riduce ad un mero nome, ad un fatto linguistico.

I riferimenti letterari

Dai nomi, dalle descrizioni dei personaggi e dallo stile scelto per la narrazione, risulta evidente l'omaggio che Eco fa ad Arthur Conan Doyle e al suo personaggio di maggior successo: Sherlock Holmes. Guglielmo, infatti, sembra ricavato, per descrizione fisica e per metodo d'indagine, dalla figura di Holmes: le sue capacità deduttive, la sua umiltà e il suo desiderio di conoscenza sembrano infatti riprendere e, a tratti, esaltare gli aspetti migliori del detective britannico. Inoltre proviene dalla contea di Baskerville, che riprende il nome dal miglior romanzo di Doyle, "Il mastino dei Baskerville".

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