400 anni dalla morte di Shakespeare: da Ofelia a Puck, 5 personaggi indimenticabili
Fin dalla fine del Seicento Shakespeare è stato rappresentato in teatro più di qualsiasi altro drammaturgo. In Inghilterra il Bardo è stato elevato al rango di poeta nazionale, ispirando i pittori di ogni tendenza: dai preraffaelliti, ai neoclassici, ai romantici. Il teatro shakespeariano è sempre stato interpretato come il più adatto ad esaltare le sfumature profonde e inafferrabili della vita: per questo i personaggi nati dalla fantasia di Shakespeare sono diventati immortali, come i sentimenti stessi che inspirano. A 400 anni dalla morte di William Shakespeare, avvenuta il 23 aprile 1616, si riscopre nuovamente il suo teatro, grazie anche gli artisti che l'hanno reso eterno attraverso la pittura.
1. Ofelia
Il personaggio di Ofelia è probabilmente quello più affascinante di tutto l'immaginario shakesperiano. La sua tragica morte ha ispirato tantissimi artisti, ma il dipinto di Millais è il più significativo dal punto di vista simbolico. Il tema è tratto dal quarto atto dell’Amleto, dall'annuncio della morte della fanciulla da parte di Gertrude:
C'è un salice che cresce di traverso
a un ruscello e specchia le sue foglie
nella vitrea corrente; qui ella venne,
il capo adorno di strane ghirlande
di ranuncoli, ortiche, margherite;
mentre si arrampicava per appendere
l'erboree sue ghirlande ai rami penduli,
un ramo, invidioso, s'è spezzato.
Le sue vesti, gonfiandosi sull'acqua,
l'han sostenuta per un poco a galla.(…)Ma non per molto, perché le sue vesti
appesantite dall'acqua assorbita,
trascinaron la misera dal letto
del suo canto a una fangosa morte.
Nel quadro, tutte le specie floreali presenti vengono citate nella tragedia shakesperiana, e hanno una pregnante valenza simbolica che sottolinea la caducità della vita dell'infelice fanciulla: le margherite che galleggiano vicino la mano destra della ragazza esprimono l'innocenza, e la stessa Ofelia ne fa menzione nella scena V dell'atto IV, affermando "c'è una margherita". La ghirlanda di violette che le cinge il collo, oltre a simboleggiare la fedeltà, è anche un allusione alla castità ed alla precoce morte della fanciulla. Infine, il papavero, con i suoi lugubri semi neri, è un forte richiamo al sonno e alla morte.
2. Oberon, Titania e Puck
"Oberon, Titania e Puck con fate danzanti" riprende direttamente la famosissima opera "Sogno di una notte di mezza estate": Oberon, re degli elfi, ingaggia il folletto Puck affinché lo aiuti ad avere il servitore di sua moglie, la regina Titania, tutto per sé. Chiede al folletto di procurarsi del succo di viola del pensiero e spremerlo sugli occhi della moglie addormentata, cosicché la regina si invaghisca della prima persona che vedrà al risveglio e dimenticandosi del resto, gli ceda il suo servitore senza protestare. Titania s'innamorerà di Bottom, un servitore con la testa d'asino.
William Blake fu uno degli artisti che più s'ispirò all'immaginario shakespeariano: opere come "Riccardo III e gli spettri", o la bellissima "Quale angelo caduto dalle nubi", oltre al "Ritratto immaginario di Shakespeare" che gli venne commissionato in occasione del Giubileo che si tenne a Stratford upon Avon nel 1769, sono solo alcuni degli esempi che legano queste due affascinanti personalità.
3. Lady Macbeth
Johann Heinrich Füssli dipinge "La camminata notturna di Lady Macbeth" nel 1784. La Lady Nera è da sempre uno dei personaggi più inquieti e complessi da interpretare a teatro di tutta la produzone shakespeareana: il drammaturgo non ne tratteggia la psicologia mai in maniera definita, nonostante i continui richiami alla sua immensa crudeltà. Fu la regina Gruoch di Scozia il modello per il personaggio della donna assetata di potere e desiderosa della conquista di un'ambita posizione sociale: Lady Macbeth è, infatti, colei che spinge il marito a macchiarsi le mani e la coscienza pur di ottenere ciò che lo farà divenire re. Su ordine suo viene ucciso Duncan re di Scozia, cosa che lascia Macbeth talmente scosso da dover far sì che la donna prenda il comando degli eventi.
4. Romeo e Giulietta
È la più nota delle quattro repliche de "L'ultimo addio di Giulietta e Romeo": Francesco Hayez si distingue, in quest'opera, per la puntualità della ricostruzione storica e la straordinaria vivacità del sentimento (forse dovuta, secondo le fonti, alla relazione amorosa del pittore con la modella del quadro). Il dipinto fu presentato a Milano all'esposizione annuale di Belle Arti di Brera del 1823, e si tratta del primo importante tema letterario affrontato da Francesco Hayez, che si ispirò alla celebre tragedia di William Shakespeare.
Il dipinto raffigura infatti una scena descritta nel III atto, quando, giunta ormai l'alba, Romeo è costretto a lasciare la stanza di Giulietta, non prima di averle dato un ultimo bacio: "Addio, addio. Un bacio e poi scenderò". Sullo sfondo del quadro è raffigurata anche l'anziana nutrice di Giulietta, che si affaccia nella stanza per avvisare la giovane dell'imminente arrivo di sua madre. Il dipinto impose Hayez come il caposcuola della nascente pittura romantica italiana, e riscosse uno straordinario successo grazie soprattutto alla novità del soggetto, assente in Italia fino a quel momento.
5. Miranda
John William Waterhouse dipinse Miranda nel 1916, molto tardi rispetto alle influenze preraffaellite che lo caratterizzano: Waterhouse viene infatti considerato un "Preraffaellita moderno". La sua pittura subisce da una parte la loro influenza stilistica, e dall'altra quella degli Impressionisti, suoi contemporanei. Miranda, figlia di Prospero, è una delle protagoniste de "La tempesta", una commedia in cinque atti scritta tra il 1610 e il 1611, considerata una delle ultime di Shakespeare.
Il dramma è ambientato su di un'isola imprecisata del Mediterraneo, dove si svolge la vicenda dell'esiliato Prospero, duca di Milano, che trama per riportare sua figlia al posto che le spetta, utilizzando illusioni e manipolazioni magiche. Mentre suo fratello Antonio e il Re di Napoli Alonso stanno navigando sul mare di ritorno da Cartagine, il mago invoca una tempesta che rovescia gli incolumi passeggeri sull'isola. Attraverso la magia e con l'aiuto del suo servo Ariel, uno spirito dell'aria, Prospero riesce a rivelare la natura bassa di Antonio, a riscattare il Re e a far innamorare e sposare sua figlia con il principe di Napoli, Ferdinando.