30 anni dalla morte di Italo Calvino: tre romanzi per ricordarlo
Un'esistenza di profondo impegno politico, civile e culturale. Durante la sua vita da scrittore ha percorso parallelamente i binari dei più svariati movimenti letterari, dal Neorealismo al Postmoderno, senza mai assecondarne nessuno e rivoluzionandoli un po' tutti. Una lunga serie di opere, tutte diverse fra loro, ma tutte dettate da un'unica profonda esigenza, prima che letteraria forse, umana: cercare una risposta al senso di un mondo che si va rivelando sempre più labirintico e incomprensibile. Tante sono le interviste e i frammenti di sé che questo straordinario intellettuale ci ha lasciato: ma in nessuna, a sentire lui, c'è la verità. Italo Calvino infatti, per sua stessa ammissione, provava un profondo fastidio a parlare di sé. "Io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore contano solo le opere (quando contano, naturalmente). Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all'altra. Mi chieda pure quello che vuol sapere e glielo dirò. Ma non le dirò mai la verità, di questo può star sicura". Non amava le biografie. D'altra parte, esiste un modo migliore per parlare di Italo Calvino: parlare delle sue opere.
Il sentiero dei nidi di ragno, 1947
Calvino si considerava appartenente ad una generazione particolare: quella generazione che aveva visto la guerra, l'aveva combattuta, ma non ne era rimasta schiacciata o bruciata. Una generazione viva, che in forza della battaglia appena conclusa si sentiva depositaria della sua eredità. In questi casi, raccontare diviene un fatto fisiologico, naturale, collettivo e necessario.
Quello di cui ci sentivamo depositari era un senso della vita come qualcosa che può ricominciare da zero, un rovello problematico generale, anche una nostra capacità di vivere lo spazio e lo sbaraglio; ma l'accento che mettevamo era quello d'una spavalda allegria.
Il neorealismo è un'esperienza intensa, sentita e vissuta intellettualmente in modo peculiare: "Il sentiero dei nidi di ragno" è forse il più straordinario documento del Calvino partigiano e combattente. Il libro è costruito sull'esperienza della Resistenza ai nazifascisti, ma una resistenza del tutto particolare: nessuna ideologia o propaganda nelle pagine che raccontano di Pin, un ragazzino nato nelle condizioni più misere, fratello di una prostituta che non fa differenze fra nemici ed alleati quando si tratta di "lavoro". Sboccato, petulante e malizioso. Ma pur sempre un bambino, che entrerà nel mondo dei grandi, sempre sbirciato dal buco della serratura della stanza di sua sorella, nel modo più brutale che possa esserci: per gioco. Un gioco che inizia rubando una pistola ad un tedesco, e nascondendola in un luogo favoloso ma segreto: un sentiero dove fanno il nido i ragni.
Forse la poesia è possibile solo in un momento della vita che per i più coincide con l'estrema giovinezza. Passato quel momento, che tu ti sia espresso o no, di lì in poi i giochi son fatti, non tornerai che a fare il verso agli altri o a te stesso, non riuscirai più a dire una parola vera, insostituibile.
Il visconte dimezzato, 1951
Ad un certo punto, Calvino decide di scrivere una storia divertente, sia per se stesso che per gli altri. Quello che farà in realtà, sarà indagare profondamente l'uomo moderno in tutti i suoi dubbi e contraddizioni, attraverso una favola lunga tre romanzi e svariate generazioni. Nasce così la serie "I nostri antenati": un cavaliere che in realtà non esiste, un nobile che ripudia il mondo intero e decide di vivere sugli alberi, e un uomo che, improvvisamente, si trova tagliato a metà.
Due metà simmetricamente identiche: entrambe hanno un braccio, una gamba, un occhio, e si sorreggono con una stampella. Ma una è quasi noiosamente buona, l'altra, infinitamente malvagia: la storia più affascinante della serie degli "antenati" è quella del visconte Medardo dimezzato. Esiste un giusto equilibrio fra bene e male? O è la "completezza" che tanto cerchiamo ad essere in fondo sbagliata? Una risposta esiste: i buoni sono noiosi, e soprattutto poco veritieri. La vera realtà, la vera rappresentazione di un uomo completo in tutte le sue parti è quella di un uomo sempre a metà.
Si potesse dimezzare ogni cosa intera, ognuno uscirebbe dalla sua ottusa ed ignorante interezza. Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l'aria; credevo di veder tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te l'auguro ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa. E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a brani.
Il castello dei destini incrociati, 1969
È possibile pensare un romanzo che vada oltre se stesso? È possibile scrivere un libro come Dedalo ha costruito il suo labirinto? "Il castello dei destini incrociati" è la risposta a questi interrogativi. I protagonisti del libro non sono più in grado di parlare: uno strano mutismo colpisce tutti, all'improvviso, durante un banchetto. Come fare allora, per raccontare ognuno le sue storie? A fine pasto, compare un mazzo di tarocchi, e ciascuno racconta a turno i propri destini utilizzando le figure delle carte. Le immagini si legano l'una all'altra via via che si accumulano sul tavolo, s'intrecciano e si richiamano pur raccontando di eventi, luoghi e storie completamente distanti. Da ogni storia può iniziarne un'altra, sempre nuova, sempre diversa. Tutto può anche essere il contrario di tutto: e continuamente quel mondo si capovolge ancora e ancora. In quei tarocchi Calvino legge l'insieme di tutte le storie del mondo, tutti i destini degli uomini e tutti i protagonisti delle favole. Calvino costruisce altri mondi, inventa altre umanità, ma non fa altro che continuare a parlare dell'unica grande verità: che probabilmente, un senso unico, moralmente corretto e oggettivamente interpretabile, non c'è.
Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge all'incontrario. Tutto è chiaro.