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3 ragioni per scrivere “sé stesso” (con l’accento)

Ce lo hanno ripetuto così spesso e siamo stati corretti così tante volte che sappiamo recitarlo a memoria: il pronome ‘sé’ si scrive sempre con l’accento, ma non se è seguito da ‘stesso’, ‘stessi’, ‘medesimo’ e simili. Ma vediamo perché queste eccezioni vanno criticate, e perché scrivere “sé stesso” con l’accento è l’opzione migliore.
A cura di Giorgio Moretti
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Ce lo hanno ripetuto così spesso e siamo stati corretti così tante volte che sappiamo recitarlo a memoria: il pronome ‘sé’ si scrive sempre con l’accento, ma non se è seguito da ‘stesso’, ‘stessi’, ‘medesimo’ e simili. Ma vediamo perché queste eccezioni vanno criticate, e perché scrivere “sé stesso” con l’accento è l’opzione migliore.

Semplicità

Una volta stabilita una convenzione generale, non complicarla con eccezioni prive di fondamenti stringenti o che rispondono a chiare esigenze. Meno eccezioni una norma ha, meglio è. In italiano il sé pronome (Giorgio pensa solo per sé) è distinto dall’accento, e il se congiunzione (se mangiassi altra torta) è lasciato sprovvisto. «Ma distinguerli graficamente non è sempre importante. In certi casi non si possono confondere! Nell’espressione “se stesso” il “se” non potrebbe in alcun modo essere una congiunzione, quindi si può risparmiare l’accento.»

Coerenza

Ammettiamo di sì, ammettiamo che questo principio di economia sia sensato (come se gli accenti li facessero pagare al grammo). Ma allora perché questo dovrebbe valere solo per il “se”? La” è articolo (la torta), “là” è avverbio (là c’è una torta). “La torta è là sotto”. Ma perché in questo caso risparmiare analogamente l’accento sarebbe sbagliato? Se ti scrivo “la sotto” nessuno può confondersi e credere che ‘la’ sia un articolo. Ma tutti sono concordi nel non ammettere deroghe sul “là”.

“Da” è preposizione, “dà” è voce del verbo dare. Ma allora perché non scrivere “Lucia da una torta a suo fratello“? Nessuno può credere che quella sia una preposizione. Ma anche in questo caso no, nessuna deroga. Quindi “se stesso” o “se medesimo”, giustificati da un principio di superfluità dell’accento, sono delle eccezioni rispetto alla loro stessa eccezione, che vale per loro e loro soltanto e in nessun altro caso del tutto simile.

Eleganza

Davvero vogliamo essere così gretti da orientare l’ortografia tramite un principio di economia così meschino? Davvero vogliamo segnare errori basati sull’inclinazione al risparmio degli accenti non strettamente necessari? Semplicità è eleganza. E rispettare la semplicità delle regole significa optare per un’ortografia elegante. “Se stesso”, “se medesimo” e simili sono comunque varianti non erronee, giustificate dall’ampio uso. Ma la via raffinata è segnata da “sé stesso” e “sé medesimo”.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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