L'antonomasia è una delle figure retoriche che usiamo più volentieri. Ciò che serve per fare un'antonomasia è un luogo, un evento o (come nel nostro caso) un personaggio molto famoso e con caratteristiche nette. Prendiamo ad esempio Giordano Bruno ed Ercole.
L'antonomasia si può muovere in due sensi: o il nome del personaggio celebre assorbe per eccellenza un'intera categoria (quando si parla del Nolano si parla di Giordano Bruno, anche se nella storia non è certo l'unico ad essere stato di Nola) o le sue qualità sono talmente proverbiali che vengono significate dal suo stesso nome (se dico che il mio amico è un Ercole intendo invariabilmente dire che è fortissimo).
E proprio in quest'ultimo senso il successo dell'Orlando Furioso di Ariosto ha fatto sì che diversi personaggi del poema diventassero antonomasie, ed entrassero quindi nei vocabolari d'italiano. Ne vediamo tre, i più celebri.
Rodomonte
Nel poema di Ariosto Rodomonte non è propriamente un personaggio positivo (e nemmeno nel precedente Orlando innamorato di Boiardo): re di Sarza e Algeri, è fra i più grandi nemici di Carlo Magno. Certo è un condottiero coraggioso, ma in lui prevalgono i caratteri di superbia, di violenza, di rozzezza, di litigiosità e di disprezzo degli altri. Si impone volentieri con la forza, e infatti è molto temuto anche fra le proprie file. Le sue sfortunate vicende d'amore non valgono a renderlo più simpatico. Tant'è che finisce ucciso (proprio alla fine del Furioso) dal prode paladino Ruggiero, che lui stesso aveva sfidato a duello. Muore bestemmiando.
Noi potremo parlare con un po' di amarezza dei rodomonti che avevamo in classe alle medie e che ci rendevano le mattine un inferno, potremo notare che non è saggio tirare troppo per le lunghe la discussione con un rodomonte, e quel rodomonte del buttafuori della discoteca può rovinarci la serata.
Gradasso
Anche Gradasso, re di Sericana (una misteriosa regione forse asiatica), è uno dei nemici di Carlo Magno; è sanguigno, impulsivo, e persegue con determinazione la conquista della spada di Orlando, Durlindana, e del cavallo di Rinaldo, Baiardo. È forte di una corazza incantata, ed è anche un grande sbruffone: ironia della sorte, troverà la morte proprio sotto i colpi di Durlindana, che tanto aveva bramato. Gradasso diventa così il fanfarone per antonomasia: millantatore, spaccone, incline a vantarsi e a minacciare. Si mostra ben più forte e coraggioso di quel che è. L'espressione in cui più comunemente è usata questa parola è "fare il gradasso", che dà bene l'idea del fatto che si tratta di un'antonomasia: gradasso è chi come Gradasso si comporta.
Il gradasso stolto chiederà un finanziamento esagerato per comprare un'auto di lusso con cui muoversi in paese dandosi grandi arie; il professore fa il gradasso raccontando di aver mancato il nobel per un soffio per metterti in soggezione; e poche persone sono spiacevoli come il cliente che fa il gradasso con richieste abusive e lasciandoti intendere che ha conoscenze in alto.
Sacripante
Sacripante è un re saraceno della Circassia (regione del Caucaso). È un personaggio fisicamente imponente, fiero e forte; la conquista che gli interessa di più è quella della bella Angelica, che però lo snobba (oh, dall'altra parte c'è pur sempre Orlando). Il suo nome, oltre a significare persone alte e robuste, passa anche a indicare una certa altezza e forza d'ingegno, non senza una sfumatura di furbizia. Ciliegina sulla torta, "Sacripante!" è anche un'interiezione.
Per il trasloco è bene chiamare un paio di sacripanti nostri amici, quel sacripante di nostro fratello ha avviato un'impresa senza concorrenti, e sacripante! non si mette il formaggio sulla ribollita.