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27 marzo: Giornata Mondiale del Teatro ovvero la festa di chi resiste

Oggi è la Giornata Mondiale del Teatro e per l’Italia, secondo il ministro Franceschini, sarebbe dovuta essere anche la giornata della riapertura dei teatri. Purtroppo, come spesso è accaduto nell’ultimo anno, le parole del ministro sono coincise assai poco con i fatti: la categoria dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo dal vivo è fra quelle che più di tutte ha subito questa pandemia. Oggi quindi è la Giornata della Resistenza del Teatro, la “festa” di chi, nonostante tutto, continua a sognare. Ed è anche la prima giornata di occupazione del Piccolo Teatro Grassi di Milano.
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Oggi è la Giornata Mondiale del Teatro e per l'Italia sarebbe dovuta essere anche la giornata della riapertura dei teatri, almeno secondo i proclami del ministro Franceschini. Ma troppo spesso la propaganda non coincide con la realtà e, come era assolutamente prevedibile poiché la situazione non lo avrebbe consentito, le parole del ministro sono coincise assai poco con i fatti. Come, peraltro, spesso è accaduto nell'ultimo anno: la categoria dei lavoratori e lavoratrici dello spettacolo dal vivo – numeri alla mano – è fra quelle che più di tutte ha subito questa pandemia, con pochissimi aiuti in 12 mesi per i singoli lavoratori e lavoratrici, nessuna programmazione né prospettiva (come si puo' approfondire qui). Ed è per questo che proprio questa mattina, dopo l'ennesimo annuncio del governo, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo in tutto il paese stanno reagendo: a Milano il il Coordinamento Spettacolo Lombardia ha occupato il Piccolo Teatro Grassi, con l'idea di istituire un Parlamento Culturale Permanente per riportare il Lavoro delle attività culturali come urgenza sociale, perché sia prioritaria per il Governo, in un luogo simbolico come il Piccolo Teatro Grassi di via Rovello, scelto per la sua storia, essendo “il primo teatro comunale di prosa d'Italia”, nato con l'impegno di essere "un teatro d'arte per tutti”. Mentre a Napoli è stato istituito un presidio permanente nel cortile del Teatro Mercadante.

Oggi quindi questa ricorrenza è forse più giusto chiamarla Giornata della Resistenza del Teatro, la "festa" di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori dello spettacolo che non possono lavorare, la giornata di chi, nonostante tutto, continua a sognare.

Per me tutto ha avuto inizio una sera di tantissimi anni fa, ero molto piccolo, avevo poco più di sei anni e mio padre mi portò a teatro per la prima volta a vedere uno spettacolo "per grandi" che non fosse la meraviglia dei burattini o marionette, spettacoli di piazza che tanto amavo. Mi portò in un teatro vero, con il palco, il sipario che si apriva e il buio in sala: Jesus Christ Super Star.
Ero in prima fila e non sono riuscito, per un solo attimo, a chiudere la bocca per la meraviglia. A fine spettacolo mi invitarono anche a salire sul palco per prendere gli applausi con loro perché ero il più piccolo in sala e per tutta la durata dello spettacolo non avevo fatto altro che applaudire, alzarmi, commentare e urlare di non far del male a Gesù che era lì a due passi da me. E fu così che presi i miei primi veri applausi in braccio a Gesù. Ero felicissimo. E a mio padre, il più grande amante del cinema che abbia mai avuto la fortuna di conoscere in tutta la mia vita, brillavano gli occhi nel vedermi lì, come poche altre volte gli ho visto fare. Ridemmo tantissimo. Eravamo felici.

Ma la cosa, che più di ogni altra ricordo ancora, fu quando li aspettammo fuori, all'uscita dai camerini per chiedere un autografo: erano gioiosi, pieni di allegria, cantavano, ridevano, ballucchiavano, si prendevano per mano e si tiravano, si baciavano, uomini donne ragazzi ragazze senza distinzione, senza differenza, erano felici.
Mi abbracciarono e baciarono tutti e tutte, uno ad una.
Non ho mai dimenticato quella serata, mai. E per me il teatro, lo spettacolo dal vivo di qualsiasi forma, è lì, nella gioia di essere vivi, nonostante tutto, nell'essere uguali tutte e tutti senza alcuna distinzione, nel saper riuscire a ridere anche nella notte più oscura: il mio papà e l'allegria fuori dai camerini.

Oggi quindi per me non è solo la giornata mondiale del teatro, è la la festa di chi resiste, di chi sogna ancora un altro mondo possibile e allora brindo ai sognatori, ai folli, alle cose che non esistono, ai sogni dei ciechi, al canto dei muti, alle balere per sordi, alle isole vicine. Brindo a chi resiste. Brindo al teatro che non c'è ma che tornerà, al vociare nel buio, ai camerini, alle risate, al tintinnare dei bicchieri prima di una prima, agli applausi, a quella sera fuori dai camerini, brindo ai folli, ai sognatori che non smettono di sognare e resistere nonostante tutto, perché prima o poi torneremo. Brindo al mio papà che è sempre qui con me.

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