26 aprile 1937: il bombardamento su Guernica
Il 26 aprile del 1937 la Luftwaffe e l'Aviazione Legionaria bombardano Guernica. Nome in codice dell’operazione: Rügen. I danni, incalcolabili: la città viene quasi interamente rasa al suolo, e il numero dei morti rimarrà per molto tempo incalcolabile. L’orrore di Guernica ha segnato tanto profondamente la storia del suo tempo da portare numerosi artisti ad interrogarsi sul senso profondo di quella violenza. Il più famoso resta Picasso con il capolavoro omonimo, ma molti altri scelsero di non tacere davanti all’orrore.
Un orrore che si palesa immediatamente a tutta l’opinione pubblica: l’atrocità del bombardamento di Guernica fu fortemente sentito anche al di fuori dei confini spagnoli, a causa soprattutto della finalità “non strategica” dell’azione. Non esisteva infatti alcun obiettivo militare in quel luogo, salvo un ponte di circa 20 metri di lunghezza sul fiume Oca, che in quel momento era teatro di scontri fra i nazionalisti franchisti e i repubblicani. I tedeschi affermarono in seguito che l’obiettivo era proprio il ponte: il forte vento avrebbe deviato le bombe verso la sfortunata cittadina.
In realtà l’azione fu del tutto intenzionale, come risultò dalle indagini, finalizzata all'intimidazione della popolazione civile. Quale percentuale di questa popolazione sia morta sotto le bombe costituisce un altro nodo cruciale del tragico avvenimento: le truppe franchiste bruciarono i registri parrocchiali quando la città venne conquistata, impedendo la conta effettiva delle vittime. Ricostruzioni storiche e indagini accurate a riguardo hanno permesso di ridimensionare l’inziale stima di ben 1600 morti a circa 200: un numero che si riferisce unicamente alle vittime identificate.
Guernica nell'arte: non solo Picasso
L’opinione pubblica venne letteralmente travolta dall'orrore di quel 26 aprile. Nel giro di poco più di due mesi Pablo Picasso realizzerà uno dei suoi capolavori più famosi, “Guernica”, commissionato dal governo repubblicano ed esposto a Parigi quello stesso anno. Ma se quella di Picasso resta ad oggi la testimonianza più efficace dello sconvolgimento seguito al bombardamento, non mancano esempi altrettanto crudi di come gli artisti vissero quella giornata.
Alcuni non sopportarono la violenza della loro stessa rappresentazione, scegliendo di non esporla: è il caso di René Iché, il quale lavorò incessantemente per un intero giorno e una notte per realizzare la sua scultura “Guernica”. Lo scultore, appresa la notizia via radio, scelse sua figlia di sei anni come modella della sua personalissima visione dell’orrore: l’opera è tutt’ora di proprietà della famiglia Iché, ed è stata esposta una sola volta in occasione del centenario della nascita dell’artista, nel 1997.
“Vi han fatto pagare il pane il cielo la terra l’acqua il sonno. E la miseria della vostra vita”: è così invece che Paul Eluard scelse di descrivere l’avvenimento in una sua celebre poesia contenuta nella raccolta del 1938 “Corso naturale”. La voce di Eluard s’innalza come un inno alle vittime, colpevoli soltanto di essere innocenti. A leggerla, sembra quasi di avere sotto gli occhi il corrispettivo in rima del capolavoro di Picasso: i volti di donne e bambini si susseguono all'immagine del sangue e dell’orrore.
Le donne e i bimbi hanno dentro gli occhi
Eguale rose rosse
Mostra ognuno il suo sangue.
La paura e il coraggio di vivere e morire
Tanto difficile la morte tanto facile.