150 anni fa nasceva Benedetto Croce: filosofo cantore delle “Storie e leggende napoletane”
Il 25 febbraio 1866, a Pescasseroli, nasce Benedetto Croce. Abruzzese di nascita, napoletano nell'animo, Croce viene percepito dai più come un pensatore duro, difficile da leggere, figlio di un'erudizione dottrinale e di un idealismo filosofico ormai vecchio e criticabile da molti punti di vista. In realtà Croce fu un pensatore innovativo per la propria epoca, profondamente legato alla storia ma anche allo spirito popolare che spesso sa entrare più a fondo nella verità delle cose di quanto fanno sistemi ideali e riflessioni erudite. "Storie e leggende napoletane" è uno degli esempi più alti e conosciuti di questo particolare approccio alla storia, oltre che la testimonianza di una profonda passione per Napoli e per la sua storia esoterica che Croce ebbe sempre. Il filosofo dedicò l'opera a Bartolommeo Capasso, pubblicandola per la prima volta nel 1919. A 150 anni dalla nascita del grande filosofo, e a quasi un secolo di distanza dalla prima edizione del volume, riscopriamo insieme la magia e il profondo significato delle storie e delle leggende napoletane.
Croce mette insieme il volume, composto anche da riflessioni giovanili, con la convinzione che "il legame sentimentale col passato prepara e aiuta l'intelligenza storica, condizione di ogni vero avanzamento civile, e soprattutto assai ingentilisce gli animi; e mi è sembrato che ai nostri giorni non sia da spregiare nessuna forza, pur modesta e umile, che concorra a tal fine".
L'eterogeneità, la qualità della scrittura, la ricerca attenta e l'interpretazione acuta delle fonti, costruiscono un capolavoro unico, che inizia l'analisi delle storie e delle leggende napoletane dalle radici da cui nascono e traggono linfa vitale. Svariati sono i personaggi che popolano l'immaginario crociano: re Roberto d’Angiò, San Francesco delle Monache, Pier Antonio Sanseverino, re Ferrante d’Aragona, Luigi Borgia. I racconti si riferiscono a memorie storiche, a fatti e a leggende della Napoli dal XV secolo in poi, attraverso i ritratti dei protagonisti che hanno caratterizzato nel corso dei secoli la vita della città partenopea. Tutto nasce da quello che Benedetto Croce vedeva affacciandosi alla finestra del suo studio a Palazzo Filomarino, nel cuore di Napoli: palazzi, campanili, mura di monasteri. Qui, "all’ombra degli alti tetti e tra le angustie delle vecchie vie", Benedetto Croce ripercorre le strade partenopee, oscurate dalla "vasta ombra delle memorie".
Sentendo parlare un vecchio napoletano del Quattrocento…ho fantasticato talvolta sulle commozioni che proveranno i lontani posteri, quando potranno riudire (grazie agli archivi di perfezionati dischi, che di certo non tarderanno a costituirsi) le parole, il ritmo, l’inflessione, il timbro di voce, di personaggi celebri del passato. Saranno impressioni di solennità e sublimità, o non anche, e non piuttosto, di comico?
Impressioni di poesia, certamente, nel ripercorrere le vie storiche di Napoli e le sue leggende, talvolta grottesche, accompagnati dalla voce solenne di questo Cicerone d'eccezione: l'impressioni di trovarsi a tu per tu con una storia dimenticata, sconosciuta, coperta da secoli di dimenticanze ma mai spogliata del suo fascino. Come nel caso del Maschio Angioino, nelle cui segrete si racconta vivesse un terribile coccodrillo.
Era in quel castello una fossa sottoposta al livello del mare, oscura, umida, nella quale si solevano cacciare i prigionieri che si volevano più rigidamente castigare: quando a un tratto si cominciò a notare con istupore che, di là, i prigionieri sparivano. Fuggivano? Come mai? Disposta una più stretta vigilanza allorché vi fu cacciato dentro un nuovo ospite, un giorno si vide, inatteso e terrifico spettacolo, da un buco celato della fossa introdursi un mostro, un coccodrillo, che con le fauci afferrava per le gambe il prigioniero, e se lo trascinava in mare per trangugiarlo.