100 anni fa moriva Edgar Degas: tra ballerine e assenzio, 5 opere di un artista fuori dagli schemi
Il 27 settembre del 1917 moriva, a Parigi, Edgar Degas. Il suo nome è associato alla stagione impressionista, ma l'artista non amava questa definizione: si sentiva anzi molto lontano dai temi e dallo stile dei grandi maestri come Manet. Aveva trascorso gran parte della giovinezza ad ammirare i maestri rinascimentali nel Louvre, coltivando una passione per la pittura fuori dal comune, ma inadeguata alle ristrettezze dell'accademismo dell'epoca. La sua arte fu unica e peculiare: ecco alcune opere per conoscere Edgar Degas ad un secolo dalla sua scomparsa.
Il viaggio in Italia e i ritratti
Prima di entrare a far parte del novero dell'Impressionismo, Degas viaggiò per lungo tempo in Italia, alla ricerca delle ispirazioni avvertite durante la giovinezza a contatto con i grandi maestri del Rinascimento conservati nel Louvre. Soggiornerà dapprima a Napoli, ospite del nonno presso il Palazzo Pignatelli di Monteleone, e successivamente a Roma, Assisi e Firenze. Qui fu ospite di una zia, e per la sua famiglia realizzerà “La famiglia Belelli”. Molto distante dai successivi capolavori, il quadro si ispira dichiaratamente alla lezione di un altro dei maestri amati da Degas: il pittore fiammingo Antoon van Dyck.
Il complesso rapporto con l'Impressionismo: l'Assenzio
Edgar Degas fu intimo amico di Manet, e viene ricordato come uno dei più celebri componenti della Società anonima degli artisti, molto vicino al disprezzo che la gran parte dei pittori definiti poi “impressionisti” nutrivano per la pittura accademica ed ufficiale dei Salon. Nel 1875 Degas partecipò alla prima mostra del movimento con ben dieci opere, ma la sua vicinanza alla scuola impressionista era molto meno stretta di quello che si potrebbe pensare. In effetti, per tutta la vita Degas rimarcherà con forza la sua distanza soprattutto dalla passione dei suoi contemporanei per la pittura en plain air.
Una distanza che appare evidente in uno dei quadri che solo apparentemente si avvicina agli stili e alle scelte pittoriche di Manet: ne “L'assenzio” centrale è il tema della vita urbana parigina, ma non nel modo poetico e vivace del maestro, bensì con uno sguardo fin troppo realistico e disincantato. Il quadro, realizzato nel 1876, venne percepito come un vero e proprio scandalo per il modo “triste” ma estremamente veritiero in cui ritrae una prostituta seduta davanti ad un bicchiere di assenzio.
Lo stupro: una scena espressionista
Nel 1869 Degas aveva già ribadito il suo distacco dalle poetiche impressioniste con un dipinto molto particolare, volgarmente conosciuto come “Lo stupro”. Siamo di fronte ad una scena notturna, nel buio soffuso di una stanza da letto: sul pavimento, un corsetto strappato probabilmente con la forza alla donna, seduta di spalle alla scena di violenza appena consumata. Si tratta probabilmente di uno dei quadri più oscuri di Degas, un racconto volutamente imprigionato fra le mura di una stanza chiusa: un tema non comune in un'epoca affascinata dai suggestivi personaggi di Manet, che ha spinto molti critici a definire il Degas di questo dipinto un precursore dell'espressionismo esasperato di Munch.
Le ballerine, la vera passione di Degas
La smisurata passione di Degas per le ballerine nasce soprattutto da ragioni pratiche: all'epoca, i dipinti di danzatrici andavano molto di moda ed erano estremamente facili da vendere. Scherzando, lo stesso Degas le definiva “i miei articoli”.
Ma al di là delle ragioni economiche, le giovani ballerine diventano per l'artista l'occasione perfetta per rendere autonoma e unica la sua arte: le sue ragazze in tutù, i cui movimenti vengono catturati anche in questo caso con estrema naturalezza e realismo, sono decine, tutte diverse e a modo loro affascinanti. Difficile dire quali siano le più belle fra le alunne de “La classe di danza” o fra quelle “Dietro le quinte”, realizzate rispettivamente nel 1871 e nel 1897.