100 anni fa moriva Claude Debussy: nella sua musica, la grande poesia di Verlaine e Mallarmé
Claude Debussy muore a Parigi il 25 marzo del 1918. Nelle sue opere la grande poesia dei simbolisti si unisce alle atmosfere indistinte della pittura di Monet, giocando con la musica proprio come un’artista gioca con i colori: nacquero così i grandi poemi sinfonici che lo hanno reso celebre in tutta Europa e che oggi, a distanza di un secolo dalla sua scomparsa, continuano ad essere fra i più ascoltati.
Mallarmé, D’Annunzio e Hokusai: poesia e pittura in musica
Debussy amò particolarmente le opere di Verlaine e Mallarmé: proprio a quest’ultimo Debussy si rifà quando compone “Preludio a un pomeriggio di un fauno”, nel 1894. Si tratta di una delle prime opere in cui il compositore sostituisce la musica alle parole per raccontare l’amore mitico fra un fauno e una ninfa dei boschi, tema estremamente caro all'Europa dei simbolisti.
Ma nella poesia sinfonica di Debussy non rivive soltanto la poetica simbolista: il compositore francese fu anche abile nel racchiudere all'interno delle sue opere le suggestioni e le ispirazioni provenienti da molto lontano. “Le Mer”, composta nel 1905, diventò non solo una delle migliori opere per orchestra del ventesimo secolo, ma anche un ponte culturale fra Oriente ed Occidente: Debussy scelse infatti come copertina della prima edizione dell’opera la famosa Onda di Hokusai. Una commistione di linguaggi che si traduce nella rielaborazione dell’immagine in senso profondamente simbolico: il soggetto è chiaramente riconoscibile ma Debussy sceglie di modificare i colori originali e di eliminare le barche dipinte nella stampa giapponese per invogliare lo spettatore a completare la scena con la sua propria immaginazione.
Un modo, questo, per riprendere gli schemi tradizionali e sconvolgerli, trasformandoli in qualcosa di nuovo: così come nuovo e anche estremamente sconvolgente fu il debutto del “Martirio di San Sebastiano”, composto nel 1911 sulla base di un libretto realizzato da Gabriele D’Annunzio. Con quest’opera Debussy tocca le vette più alte dello sperimentalismo dell’epoca, rielaborando l’iconografia tradizionale in senso estremamente dissacrante, attribuendo al santo una forte connotazione omoerotica tanto da guadagnarsi l’accusa di blasfemia e la messa all’Indice da parte della Chiesa cattolica.
Il Clair de lune: per il centenario, una nuova versione digitale
Il brano più famoso di Debussy resta comunque “Clair de lune”: il movimento ripropone in modo sublime la fusione del canto “col chiaro di luna, col calmo chiaro di luna triste e bello che fa sognare gli uccelli negli alberi e singhiozzare estasiati gli zampilli” di cui parla Verlaine nella sua omonima poesia.
In occasione del centenario della morte di Claude Debussy la Warner Classics ha pubblicato una nuova versione digitale dell’opera, eseguita dal pianista Alexandre Tharaud. L’uscita del brano, il 23 marzo 2018, è stata accompagnata da un video che vede protagonista il danzatore e coreografo Yoann Bourgeois il quale ha trasformato le musiche di Debussy e la poetica ambientazione del “Clair de lune” in uno spettacolo unico ed emozionante.