Crosetto (Fdi): “Combatteremo il reddito di cittadinanza in Parlamento, serve a M5S per le europee”
Giorgia Meloni, lo scorso venerdì, ha annunciato che Fratelli d’Italia farà di tutto per cancellare il reddito di cittadinanza. Se sarà necessario il suo partito è pronto a raccogliere le firme per un referendum abrogativo, che possa eliminare, del tutto o in parte, la misura che dovrebbe entrare in vigore ad aprile 2019, per circa 5 milioni di persone. Il provvedimento è diventato legge dello Stato, grazie al ‘decretone’ varato lo scorso 17 gennaio dal Consiglio dei ministri. Le principali perplessità manifestate da Fratelli d’Italia riguardano la questione del lavoro nero, che rischierebbe di aumentare proprio a causa del sussidio, che solo in minima parte potrà risolvere i problemi delle persone in difficoltà. La leader del partito di destra all’opposizione ha spiegato di aver accolto l’appello lanciato dal direttore di Libero quotidiano, Vittorio Feltri, che sul suo giornale ha suggerito a Forza Italia di "raccogliere le firme per un referendum contro il reddito di cittadinanza", e porre fine a quella che ha definito una "sceneggiata napoletana basata sulla distribuzione di prebende a cani e porci". Abbiamo intervistato il deputato Guido Crosetto per domandargli quali saranno adesso le prossime mosse di Fratelli d’Italia.
Avete già iniziato a raccogliere le firme per il referendum?
Parlare di referendum in questa fase è una semplificazione. Noi abbiamo intenzione di intervenire alla Camera e al Senato per cercare di modificare gli elementi che non ci piacciono di questo provvedimento. E il motivo è molto semplice. Il reddito di cittadinanza viene presentato come misura per il reinserimento nel mondo del lavoro, ma non lo è affatto. Se lo consideriamo un intervento per affrontare il tema della povertà può andar bene, perché non si può eludere il problema di 5 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. E per capire questo non c’era bisogno che lo dicessero i 5 Stelle. Il reddito di cittadinanza amplia un po’ le risorse già previste per l’altro strumento che c’era in precedenza, il Rei, e ne semplifica il meccanismo. In pratica viene distribuito a tutti, e solo in un secondo momento si effettuano i controlli per capire se le persone che l’hanno ricevuto ne hanno realmente diritto. E questo chiaramente serve per le elezioni europee di maggio. Il tema del lavoro invece non viene affrontato. È una presa in giro, per non dire altro…
Perché?
Ci sono alcuni milioni di persone che non trovano lavoro. E il motivo è che sostanzialmente non c’è offerta di lavoro. Allora in che modo possiamo incrociare domanda e offerta se non ci sono le offerte? Addirittura se ne prevedono fino a tre per ogni beneficiario del reddito. E poi c’è il tema dell’offerta del cosiddetto percorso formativo. Ma non si tiene conto del fatto che queste persone che cercano un’occupazione spesso un percorso formativo lo hanno già abbondantemente concluso. Sono persone che hanno finito in molti casi un ciclo formativo completo, fino all’università. Allora se è il percorso di formazione dei giovani italiani a essere carente bisogna intervenire su quello. Ma chiaramente qui gli unici che troveranno lavoro, anche se precario, saranno i 4mila tutor, i navigator, che si scontreranno contro l’impossibilità di aiutare gli aventi diritto a trovare un lavoro, perché non c’è. Poi, in un’eventuale futura ripresa, le persone saranno comunque costrette a trasferirsi al Nord, perché è ovvio che il lavoro si creerà prima in Veneto e in Lombardia, piuttosto che in Calabria. Superati i 18 mesi i ragazzi del Sud dovranno partire, sotto il ricatto del reddito di cittadinanza, che altrimenti perderebbero. Con il risultato che si spopoleranno ulteriormente le zone più povere. La debolezza della misura teorizzata e spinta dal M5S sta tutta qua. Il lavoro lo creano le aziende, è il tessuto fiscale, amministrativo, burocratico, della giustizia, attorno a cui ruotano le aziende il fulcro della creazione del lavoro. Come mai non esiste un’azienda che si trasferisce in Italia mentre tutte le aziende continuano a delocalizzare all’estero? E se non si risponde a questa domanda non si affronta il problema della disoccupazione nel modo giusto. La misura riscuoterà in un primo momento successo, ma è stata fatta e pensata per un arco di due anni, non per la costruzione seria di un futuro per i giovani. È come nascondersi dietro a un dito. Ed è su questo che verterà la nostra discussione alla Camera e al Senato.
In che modo? L’idea del referendum è stata quindi accantonata?
Cercheremo di far uscire un provvedimento che crei davvero lavoro, aggiungendo norme che correggano queste storture. Del referendum se ne può parlare non appena la legge è approvata definitivamente in Parlamento. L’idea è quella di lottare per migliorare il reddito di cittadinanza nei luoghi deputati a farlo. Dopo l’approvazione valuteremo, se il risultato finale sarà negativo potremmo anche ricorrere a quello strumento, ma è prematuro parlarne.
Nessun fronte comune quindi con Il Partito Democratico? Anche loro hanno proposto una mobilitazione.
Ma no, per carità…
Il linguaggio dell’appello lanciato da Vittorio Feltri su Libero quotidiano era molto corrosivo, sottoscrivete anche quello?
Ci siamo associati al messaggio complessivo di quel giudizio negativo, sia io che Giorgia: non prendiamoci in giro, gli italiani non avranno più lavoro con questa misura. Solo la parte che riguarda l’assistenza è da salvare.
Di Maio ha risposto in modo sprezzante alla notizia della vostra iniziativa, vi ha dato dei ‘radical chic’. Perché contro la riforma Fornero non avete proposto alcun referendum e neppure contro i vitalizi degli ex parlamentari?
Lei sta parlando con uno che ha votato contro la legge Fornero; e sono penso l’unico parlamentare che non ha presentato ricorso contro il taglio dei vitalizi. Sinceramente io Luigi Di Maio lo guardo dall’alto, perché io ha anche lavorato nella vita. Io a differenza loro quando parlo non penso alle europee, penso al giovane che disperatamente avrebbe voglia di trovare un lavoro. E a questo giovane il governo sta raccontando un mucchio di bugie.
Del tweet della Boschi che ha chiamato in causa il brano de lo Stato Sociale, scrivendo che ora l’inno del M5S sarà ‘Una vita in vacanza’ che ne pensa?
La Boschi ha solo espresso male un dubbio che hanno in molti, cioè che il reddito di cittadinanza possa essere un incentivo per non lavorare. Ci sono persone che la mattina si mettono in piedi per andarseli a guadagnare quei 780 euro. Ma invece di svegliarsi alle 6 del mattino, e prendere un tram affollato o un autobus e raggiungere magari un posto di lavoro dall’altra parte della città queste persone potrebbero scegliere di non lavorare affatto. È vero insomma che questo strumento rischia di trasformarsi in un ‘dissuasore’ di lavoro. Non ha tutti i torti la Boschi. Oppure in alcuni casi potrebbe diventare un reddito che si somma al lavoro in nero. E infatti il governo sta correndo ai ripari con pene più severe.
Parliamo dei naufragi nel Mediterraneo. Per la prima volta il M5S ha detto che il problema migratorio è causato soprattutto da Paesi come la Francia, le cui politiche ‘colonialiste' in Africa non si sono mai fermate. Di Maio vuole rubare il mestiere, e i temi, a Fratelli d’Italia?
La differenza è che copiano i concetti, ma lo fanno in modo superficiale. Quello del Franco CFA è solo uno dei problemi, ma chiaramente non è l’unico. Solo chi non conosce la storia può pensare che la Francia sia la responsabile dell’immigrazione. Tutto il colonialismo, non solo quello francese, e lo sfruttamento massiccio che c’è stato in Africa da parte di tutti Paesi del mondo hanno contribuito a portare via ricchezza da quelle zone senza crearla nei luoghi in cui veniva sottratta. È una responsabilità collettiva, italiana, russa, cinese, americana, belga, non solo francese. Da questo nasce la povertà e quindi l’immigrazione, che ha ragioni esogene, e ragioni endogene. Pensiamo all'altissimo livello di corruzione. La somma di tutto questo è il motore che genera i flussi di persone che attraversano il Mediterraneo. Dando questo per assodato ci rendiamo però conto che spesso a partire non sono le persone più povere, perché chi è veramente indigente non ha neanche la possibilità di programmare un viaggio. L’immigrazione invece riguarda una fetta ‘grigia’ della popolazione, in cui troviamo di tutto.
Quindi anche la richiesta del M5S di chiedere all’Ue di sanzionare la Francia è pura demagogia?
Bisogna sicuramente porsi il problema dello sfruttamento dell’Africa. Se poi la Francia sfrutta quei territori più di altri allora bisogna metterlo in evidenza. Macron è abituato a dispensare consigli di signorilità a tutti, e invece poi i francesi sono i primi a razzolare male. Sicuramente Parigi se ne fregherà di quello che va dicendo Di Maio in Europa. Il tema sarebbe invece quello di pretendere che l’Europa investisse in Africa, almeno in alcune zone. Non serve l’assistenzialismo, perché quello non si riesce a mantenere per sempre. Serve dare la possibilità di crescere laggiù. In questo l’Europa e le Nazioni Unite avrebbero dovuto darsi da tempo una mossa. E invece si è mossa prima la Cina che in questo momento si sta comprando l’Africa.
Oltre 170 morti in pochi giorni. La soluzione per voi continua a essere il blocco navale?
Noi chiediamo appunto il blocco navale affinché queste persone non partano affatto, mettendo a rischio la loro vita. E questi eventi drammatici ce lo dimostrano. Quando parliamo di blocco navale non vogliamo certo dire che le persone devono affogare in mare. E non vuole essere un modo per pulirsi la coscienza. Si tratta solo di un tampone per fermare l’emorragia di queste morti, davanti alle quali non esiste essere umano che possa rimanere insensibile.