Crollo ponte, Salvini: “È vero votai il salva-Benetton, ma chi ha governato per anni taccia”
Non si placano le polemiche sul disastro del ponte Morandi, e sulle concessioni ad Autostrade per l'Italia, che il governo, e in particolare il presidente del Consiglio Conte e il M5S, hanno intenzione di revocare, attraverso una procedura, già avviata, che durerà sei mesi. Nel 2008 il ministro degli Interni Matteo Salvini votò a favore della legge salva-Benetton, che diede al gruppo concessioni molto favorevoli per Autostrade. Contro il decreto votò il Pd, mentre la Lega si allineò con Berlusconi, con cui governava in quel momento. La legge, come spiega Repubblica, modificava una norma votata dal precedente governo Prodi che prolungava le convenzioni stipulate con i concessionari, vincolandole a verifiche periodiche. Con il nuovo decreto le verifiche non erano più obbligatorie. Il ministro degli Interni Salvini adesso ammette, ai microfoni di Agorà su Rai Tre, di aver effettivamente votato a favore di quel decreto. Ma passa al contrattacco: "Da parte di chi ha governato per anni e anni e ha firmato e verificato le concessioni, un buon silenzio sarebbe opportuno".
"Sono riusciti a fare polemica politica sui funerali di stato e sui genovesi che non dovevano applaudire, non dovevano fischiare. Se ci sono 2-3mila persone che stanno seppellendo 43 cadaveri, secondo voi c'è davvero qualcuno lì in mezzo che si è organizzato politicamente per sostenere il governo o attaccare Renzi? chi pensa queste cose, andrebbe curato", aggiunge.
E poi, in merito alla proposta del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli di nazionalizzare le autostrade: "Studiando i bilanci di Autostrade, sì. Io sono a favore di una sana compresenza tra pubblico e privato. Ma il pubblico deve controllare. Io non sono pro o contro Autostrade, pro o contro Benetton – ha spiegato Salvini – In questo caso il privato ha fatto un disastro ed è un privato molto ben pagato. Quel che faremo non sarà dettato da voglia di vendetta, ma di giustizia. Se dovremo tagliare taglieremo in fretta".
Il caso dei migranti della nave Diciotti
Sullo stallo della nave della Guardia costiera italiana, la Diciotti, che aspetta in rada davanti al porto di Lampedusa il permesso per lo sbarco, il titolare del Viminale ribadisce: "Può anche sbarcare in Italia, basta che i 177 migranti vengano suddivisi, nello spirito di solidarietà europea, che è fatta di 27 paesi. Facessero la cortesia, dal momento che abbiamo accolto più di 700mila persone arrivate via mare, di fare la loro parte". In caso contrario, minaccia Salvini, i profughi verranno riaccompagnati in Libia.