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Crisi Ucraina, colloquio USA-Russia. Kerry: “Non riconosceremo voto”

Gli Stati Uniti continuano a minacciare sanzioni nei confronti della Russia. Domenica la Crimea vota l’indipendenza dall’Ucraina e l’annessione a Mosca, ma gli Stati Uniti non riconosceranno l’esito del quesito referendario.
A cura di Davide Falcioni
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Ore 20.00 – Gli Stati Uniti non riconosceranno l'esito del referendum sull'adesione alla Russia della Crimea. Parola del segretario di Stato americano, John Kerry, al termine del colloquio con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, a Londra. "Continuo a sperare in una soluzione diplomatica della crisi in Ucraina – ha detto Kerry -. Se Mosca non cambia linea ci saranno conseguenze".

UPDATE: Sono terminati i colloqui tra Sergei Lavrov e John Kerry, rispettivamente ministro degli esteri russo e segretario di stato USA: i due si sono incontrati presso l'ambasciata americana di Londra ed hanno dialogato per ore sulla situazione in Ucraina, ponendo l'attenzione in particolare verso il referendum di domenica sull'indipendenza della Crimea. In conferenza stampa Lavrov ha detto: "Non abbiamo una visione comune, ma il nostro colloquio è stato senza ombra di dubbio utile. La Russia non ha alcuna intenzione di invadere le regioni del sud est dell'Ucraina e riteniamo che UE e Usa debbano capire che le sanzioni, più volte minacciate, sarebbero solo controproducenti".

Anche i mercati finanziari risentono negativamente della crisi ucraina. In vista del referendum di domenica in Crimea, infatti, Mosca ha fatto registrare un nuovo crollo in Borsa, con l'indice Micex che cede a metà seduta il 5%. A tenere banco nella giornata di oggi è tuttavia l'incontro tra il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di Stato Usa John Kerry: i due diplomatici si incontreranno a Londra e faranno il punto della situazione in vista del referendum di domenica in Crimea: qui i cittadini saranno chiamati ad esprimersi sull'indipendenza dall'Ucraina ed è altamente probabile una vittoria schiacciante dei "sì". Quella che potrebbe seguire sarà, con ogni probabilità, un'annessione alla Federazione Russa, ed è ciò che più preoccupa la comunità internazionale.

Da parte sua Washington ha ripetutamente minacciato sanzioni nei confronti di Mosca dopo il referendum. Alla ruota della Casa Bianca c'è però anche l'Unione Europea, che ha reso noto di essere altrettanto pronta a "prendere misure molto gravi", confidando tuttavia nella "speranza che Mosca rispetti il diritto internazionale perché non c'è nessuna giustificazione per il referendum in Crimea". Un portavoce della Casa Bianca ha chiaramente lasciato intendere che quello di oggi sarà l'incontro decisivo: se Putin non retrocederà dalle sue intenzioni, l'America si è detta pronta a individuare al più presto una serie di obiettivi sui quali far ricadere delle dure sanzioni. Già la scorsa settimana, nel giorno in cui venne indetto il referendum, Washington aveva imposto il blocco dei visti per i leader politici ucraini e russi e minacciato persino il congelamento dei beni.

In questo quadro l'Onu ha giocato finora un ruolo piuttosto marginale. Gli USA hanno trasmesso una bozza di risoluzione che denuncia il referendum in Crimea, che "minaccia l'integrità territoriale dell'Ucraina". Washington ha incassato il parere favorevole di Parigi, ma sa bene che Mosca farebbe valere il diritto di veto e la Cina – a quanto pare – sarebbe pronta ad astenersi. Nel frattempo Obama ha dato il via libera all'invio di caccia F-16 in Polonia, mentre sembra intenzionato a non spedire a Kiev armi e mezzi militari per contrastare un'eventuale invasione russa. La strada che la Casa Bianca intende percorrere sembra essere quella delle sanzioni.

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