Costa Concordia: il comandante Francesco Schettino rischia 2.697 anni di carcere
Una pena commensurata al disastro di cui è ritenuto responsabile, spiega l’accusa: Francesco Schettino rischia 2.697 anni di galera. Il comandante a timone della Costa Concordia, naufragata lo scorso 13 gennaio, è ancora agli arresti domiciliari su decisione del gip Valeria Montesarchio. Questa mattina, a Firenze, è iniziata l’udienza per discutere sugli appelli di protesta presentati dalla procura di Grosseto. Tre ore e mezzo di seduta, dopodiché il Tribunale del riesame si è riservato di decidere sulle misure cautelari nei confronti del comandante. Su di lui pendono le accuse di omicidio colposo, naufragio e abbandono di nave, i 2.697 anni di prigione sono così divisi: 15 anni per omicidio plurimo, 10 anni per disastro da naufragio, e 8 anni per ciascuno dei passeggeri abbandonati e morti sulla nave.
Schettino provò a fuggire dall'Isola del Giglio
L’accusa aveva contestato la decisione di condannare Francesco Schettino agli arresti domiciliari per il pericolo di fuga e reiterazione di reato. Gli avvocati del comandante, però, ribattono esponendo un concetto pratico: il disastro è unico per dimensioni, e quindi irripetibile. In più, Schettino è stato espulso dalla compagnia Costa Crociere, per cui il pericolo di recidiva sarebbe alquanto lontano. D’altra parte, la Procura sostiene che il comandante cercò di fuggire dall’Isola del Giglio già dopo il naufragio: “L'aver abbandonato la nave indica anche la tendenza di trovare una comoda via di fuga dai propri doveri, sempre e comunque”.
Il gip del tribunale di Grosseto informa anche di un aspetto non poco rilevante: visto il numero elevato dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio, sarà necessaria la pubblicazione di un comunicato ufficiale a mezzo stampa. I 4.200 passeggeri presenti a bordo della Costa Concordia, la sera del 13 gennaio, devono essere informati dell’incidente probatorio previsto per il prossimo 3 marzo.