Costa Concordia: abortisce dopo naufragio, chiede 1 milione di euro
Un aborto causato dal forte stress psicofisico accumulato in seguito al naufragio: Cristina M. si trovava a bordo della Costa Concordia, e ora chiede 1 milione di euro di risarcimento. Residente a Milano, dove lavora come impiegata, la 30enne era incinta di 5 mesi quando, il 13 gennaio, salì a bordo della nave da crociera con il compagno, un commercialista romano 40enne. In seguito al disastroso naufragio, Cristina fu ospitata a Roma, a casa dei futuri suoceri, e, tornata a Milano, iniziò ad accusare dolori lancinanti. Una visita dal ginecologo le aveva confermato i terribili sospetti: il bambino era morto.
Risarcimenti e danni morali: le proteste al gruppo Costa
Con l’aiuto degli avvocati di famiglia, Cristiano D’Aveta, Marco Angelozzi e Giacinto Canzona, Cristina M. ha chiesto un risarcimento alla Costa Crociere per i danno morali subìti: 1 milione di euro. Secondo i medici, la donna, incinta di 5 mesi, avrebbe accumulato un forte stress psicofisico a causa del naufragio avvenuto all’Isola del Giglio lo scorso 13 gennaio. Dopo una breve permanenza a Roma, la donna tornò a Milano e prenotò una visita di controllo perché accusava dolori fortissimi: i medici riferirono che il feto si era staccato dall’utero proprio a causa del forte stress.
Sul fronte risarcimenti, Cristina M. non è l’unica persona a chiedere indennizzi milionari. La società ha assicurato 14mila euro a passeggero, ma in molti si dicono sconvolti per la cifra, ritenuta esigua rispetto al disastro e ai danni morali e fisici subìti. Sei passeggeri americani hanno richiesto 460 milioni di dollari facendo causa alla ‘Carnival', società proprietaria di Costa Crociere. Il legale dei viaggiatori Usa, l’avvocato Marc Bern, aveva dichiarato: “Non c’è nessuno che sia uscito illeso da quella nave, che abbiano o no riportato danni fisici. L’ansia e lo stress che hanno vissuto li accompagnerà per sempre”.