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Cosa sta succedendo in Siria

La Siria è nel caos dopo il tradimento di alcuni ministri, ora vicini ai ribelli. Il primo ad aver voltato le spalle ad Assad, che è sempre più solo, è stato l’ex premier Hijab che ha denunciato il “genocidio” nel Paese. E in tanti sono convinti che la fine del regime sia ormai vicina.
A cura di Susanna Picone
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La Siria è nel caos dopo il tradimento di alcuni ministri, ora vicini ai ribelli. Il primo ad aver voltato le spalle ad Assad, che ora è sempre più solo, è stato l’ex premier Hijab che ha denunciato il “genocidio” nel Paese. E in tanti sono convinti che la fine del regime sia ormai vicina.

Da stamane si rincorrono le notizie di una Siria nel mezzo non solo di una guerra che sta provocando migliaia di vittime ma anche, a questo punto, di una vera e propria crisi a livello politico. La giornata odierna è iniziata, infatti, con l’ennesima esplosione in una delle città simbolo della protesta tra l’esercito di Assad e le forze dei ribelli: nella capitale Damasco, nella sede della tv di Stato, una bomba ha provocato alcuni feriti. Diverse agenzie di stampa hanno citato il ministro dell’Informazione siriano, presente sul luogo dell’esplosione, che ha commentato quanto avvenuto, assicurando che nulla però avrebbe fermato le trasmissioni. Ha parlato, infatti, di un attacco codardo “compiuto da terroristi che agiscono per destabilizzare il Paese”, secondo alcuni sarebbe stato proprio lui l’obiettivo mancato della bomba.

Il premier Hijab denuncia il genocidio e passa ai ribelli – Dopo la bomba di Damasco, l’attenzione si è spostata sulle vicende che hanno portato alla nomina di un nuovo ministro tra le file del dittatore Bashar al-Assad. La Siria da oggi ha infatti un nuovo premier ad interim che è Omar Ghalawanji, ex ministro per le Amministrazioni locali e ex ministro dell’Edilizia e delle Costruzioni. Assad lo ha nominato al posto del premier “uscente”, Riad Hijab che, secondo il regime, era stato dimesso, lui però ha invece fatto sapere di aver voluto voltare le spalle ad Assad per denunciare il genocidio in corso nel Paese e per schierarsi insieme ai ribelli che vogliono la fine della dittatura. “Annuncio la mia defezione dal regime per le uccisioni e il terrore e mi unisco alle file della rivolta”, così ha scritto l’ex primo ministro Hijab in un comunicato letto dal suo portavoce. L’ex uomo di Assad sarebbe scappato in Giordania con la sua famiglia, notizia confermata da più voci ma che ancora non appare del tutto certa. All’ANSA, infatti, il portavoce governativo giordano Samih Mayta, contattato telefonicamente, ha smentito questa presenza. Secondo la tv satellitare al-Arabiya, invece, l'ex primo ministro siriano lascerà presto la Giordania alla volta del Qatar.

Ma l’ex premier non è l’unico a scappare via, mentre corre anche la notizia della morte di Assad – Se la Siria oggi è nel caos e Assad è sempre più isolato non è solo per “merito” del vecchio primo ministro, ormai parte dell’esercito dei ribelli. Come lui anche altre autorità siriane, compresi alcuni funzionari dei servizi segreti, avrebbero deciso di voltare le spalle ad Assad e di disertare rifugiandosi in Giordania. Si tratterebbe del colonnello Yasser Hajj Ali, di Yareb al-Shara e del fratello Mohamamad. Poi c’è Muhammed Faris, il primo astronauta siriano nello spazio, anch’egli convinto a fuggire. E continua a non essere chiara la vicenda del ministro delle Finanze, Muhammed Jleilati che, secondo alcune fonti sarebbe stato arrestato prima che potesse fuggire all’estero, secondo altre nemmeno questa notizia appare confermata. Lui stesso, infatti, è intervenuto alla tv di Stato per negare di aver defezionato e di essere stato catturato dalle forze di Assad dicendo invece che queste notizie fanno parte di una “campagna volta a colpire la Siria”. Come se non bastassero tutte queste voci lanciate e non sempre confermate, oggi su Twitter è rimbalzata per un po’ di tempo anche la notizia della morte di Assad che sarebbe stato ucciso insieme alla moglie e ad altre persone. Notizia poi smentita da Mosca.

Per i ribelli il regime di Assad sta crollando – Secondo Al Jazeera sono dunque 41 le defezioni da parte di alte personalità dello Stato, segno che ormai in troppi stanno voltando le spalle ad Assad e che dunque il regime sarebbe sul punto di sgretolarsi definitivamente. In particolare, secondo il Consiglio Nazionale Siriano, principale cartello delle forze di opposizione, la fuga all’estero di Hijab rivela l’inizio della fine del regime di Assad. A commentare la scelta dell’ex premier di denunciare le violenze di Assad è stato un portavoce del Cns, Abdel Basset Sayda, il quale ha dato il benvenuto alla sua defezione e a quelle degli altri civili e militari. Defezioni che, ne sono convinti da più parti, dimostrano che il regime si sta disintegrando.

Le reazioni internazionali, dal ministro Terzi agli Usa – Hanno commentato la giornata odierna siriana diverse voci, comuni nel pensare che il presidente Assad resti in questo modo sempre più isolato. Il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha parlato del progressivo isolamento di Assad anche nei confronti della sua cerchia più ristretta facendo riferimento, in una nota, al “segnale chiaro di quanto la violenza verso il suo stesso popolo stia spingendo il regime su un percorso di inesorabile implosione”. La speranza di Terzi è che sia proprio Assad a farsi finalmente da parte, risparmiando ulteriori sofferenze al suo popolo. Discorso simile da parte del portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza Usa Tommy Vietor secondo il quale, con la defezione del premier e degli altri membri del regime, Assad ha ormai perso il controllo del Paese. Il momento sarebbe, al contrario, favorevole all’opposizione e al popolo siriano. Un popolo però che, come il regime, intanto continua a perdere pezzi: solo oggi sarebbero state uccise 37 persone, 27 i civili tra di loro.

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