Lo scandalo della pedofilia all'interno della Chiesa cattolica cilena si allarga a macchia d’olio. Dopo che per anni le autorità ecclesiastiche avevano cercato di coprire gli abusi sessuali a minori commessi da sacerdoti, nel Paese sudamericano l’opinione pubblica è scossa da una serie di scandali che vedono coinvolti religiosi e membri della Chiesa. Un vero e proprio terremoto che ha costretto alle dimissioni tutti i vescovi cileni. E per capire il grado di complicità di cui hanno goduto diversi sacerdoti, le procure di tre regioni cilene hanno sequestrato gli archivi ecclesiastici delle diocesi di Santiago e Rancagua, a sud della capitale. Secondo quanto riportato dal quotidiano cileno La Tercera, gli inquirenti intendono esaminare tutte le denunce, così come le sanzioni decise dalla Chiesa in base al diritto canonico, per capire quanti dei casi di pedofilia commessi in Cile erano a conoscenza del Vaticano. Luis Torres, il direttore dell’Unità di reati sessuali della procura nazionale, ha dichiarato che potrebbero essere quasi 50 le vittime degli abusi commessi dai sacerdoti cileni. “Nel corso delle indagini delle scuole mariste, ne abbiamo già identificato circa 35. È prematuro dare una cifra esatta, ma riteniamo siano 40 o 50 vittime”. Attualmente i casi di pedofilia vedono coinvolti religiosi e membri della Chiesa in tre regioni: Rancagua, El Maule e nell'area metropolitana meridionale.
Abusi sessuali confessati e “ignorati”
A Santiago, la Procura è interessata nell'ex cancelliere dell'arcivescovado della capitale, Oscar Munoz Toledo, che avrebbe ammesso alle autorità ecclesiastiche di aver abusato sessualmente di minorenni. Diversi membri della curia cilena, inoltre, sono accusati dalle vittime di aver ignorato e occultato gli abusi sui minori da parte del sacerdote pedofilo Fernando Karadima durante gli anni '80 e '90. E questo non è l’unico caso di “protezione” a preti responsabili di pedofilia: l’altro riguarda Abel Pérez Ruiz, un religioso cileno che nel 2010 ha confessato di aver abusato di 14 minori tra il 1970 al 1996 mentre era insegnante e vicerettore nell'Istituto Alonso de Ercilla, a Santiago, e nel Collegio Marcelino Champagnat, tra il 1997 e 2008. A finire sotto accusa è la Congregazione religiosa dei Fratelli Maristi che, pur conoscendo la pericolosità di Abel Pérez, in quarant'anni lo ha trasferito per ben 17 volte, addirittura mandandolo ad insegnare all'estero negli istituti maristi in Bolivia, Colombia e Perù. Solo nel 2017, dopo lo scoppio dello scandalo, la Congregazione aveva emesso pubbliche scuse precisando che il religioso era stato rimosso da qualsiasi carica e contatto con i minori. “La Congregazione sapeva e non ha fatto nulla, non ha denunciato e ha permesso che continuasse a lavorare. Che cosa intendono fare con quest’uomo? Lo manderanno in qualche convento di sacerdoti anziani come è successo con il padre Karadima?”, ha affermato Miguel Carreño, preside dell’Istituto O’Higgins, un’altra scuola gestita dalla Congregazione dei Fratelli Maristi e dove Abel Pérez insegnò.
“La Famiglia”, il gruppo di preti pedofili in chat
In quanto a Rancagua, si sa dall'inchiesta di un gruppo di sacerdoti che avrebbero creato una "confraternita" di abusatori chiamata "La famiglia". La scoperta dell'esistenza dei preti pedofili è stata fatta grazie a Elisa Fernandez, una donna che aveva denunciato per abusi sessuali il Luis Rubio, sacerdote di Paredones, un piccolo comune cileno a sud della capitale. "Non ci sono prove", le aveva detto il vescovo di Rancagua. Così Fernandez ha finto di essere una sedicenne ed è stata adescata online da Rubio, che gli ha perfino inviato immagini sessuali. Sono 14 i preti accusati di pedofilia e già costretti alle dimissioni. “A quattordici sacerdoti non è più permesso svolgere i loro compiti… Questi preti hanno preso parte ad azioni che sono reati civili così come all'interno della chiesa", ha detto l'ufficio del vescovo di Rancagua.
Il Vaticano: "Dobbiamo collaborare con la giustizia"
Nel frattempo, anche il Vaticano si sta muovendo per accertare gli abusi commessi all'interno della Chiesa cilena negli ultimi decenni e collaborare con le autorità. Papa Francesco ha inviato nel Paese sudamericano Charles Scicluna, arcivescovo di Malta, e il vescovo spagnolo Jordi Bertomeu per “ripristinare la giustizia e la comunione ecclesiale”. “L’abuso di minori non è solo un reato canonico ma anche penale. Dobbiamo collaborare con la giustizia perché il bene comune della Chiesa e della società è la tutela dei minori”, ha dichiarato Scicluna al suo arrivo nella diocesi di Osorno, nella regione meridionale di Los Lagos. A capo della diocesi fino a pochi giorni fa c’era il vescovo Juan Barros Madrid, accusato di coprire di prete pedofilo Fernando Karadima.
Il vescovo Barros costretto alle dimissioni
Il Pontefice, che in un primo momento aveva difeso il vescovo Barros definendo “una calunnia” le accuse mosse contro di lui, ha accettato le sue dimissioni l’11 giugno. Ma oltre all'alto prelato, lo scandalo pedofilia ha provocato un vero e proprio terremoto all'interno della Curia cilena e altri 34 vescovi, dopo aver incontrato a Roma Papa Francesco lo scorso maggio, hanno rimesso le loro sorti "nelle mani" del Santo Padre. “I casi dolorosi di abusi sessuali ai minori sono ancora più tragici quando a commetterli è un ecclesiastico – ha ammesso Scicluna incontrando le vittime – le ferite causate da simili atti sono profonde ed è nostro compito ristabilire la fiducia che è stata gravemente minata”.