L'annuncio del giudizio immediato per Silvio Berlusconi, con la prima udienza del processo fissata per il 6 aprile, ha ovviamente scatenato un vortice di polemiche. Da ogni parte infatti, si sono levate dichiarazioni e commenti, con gli esponenti dell'opposizione a chiedere le dimissioni di Berlusconi e la maggioranza a far quadrato intorno al proprio leader rimettendo in pista il mai caduto in disuso cavallo di battaglia della "magistratura politicizzata" (ora "eversiva, nella forma riveduta e corretta di qualche videomessaggio dei giorni scorsi). Quello che resta, al di là delle legittime opinioni, è invece l'ennesimo scontro fra il potere politico e la magistratura, con il Presidente del Consiglio di una delle maggiori potenze economiche e politiche dell'Unione Europea che nelle prossime settimane sarà "oggetto" di ben 6 procedimenti giudiziari.
In questo caso però, secondo il gip Cristina Di Censo, è la sussistenza della "prova evidente dei reati commessi" a rendere necessario addirittura un giudizio immediato per quanto riguarda i reati di concussione (parte lesa sarà il Ministero dell'Interno) e di prostituzione minorile. Un giudizio immediato che appunto è richiesto quando la prova risulta "evidente" e non prevede alcuna udienza preliminare. A pronunciarsi sarà dunque un tribunale collegiale formato da tre magistrati, tre donne nel caso specifico, ovvero, come riportato da Il Post, Carmen D'Elia (giudice a latere nel processo SME che aveva visto la condanna di Previti e Squillante), Orsola De Cristofaro (che ha lavorato al caso della clinica Santa Rita di Milano) e Giulia Turri (che tra le altre cose si è occupata del caso Corona).
Fino ad una certa data, l'imputato potrebbe chiedere il giudizio abbreviato o l'applicazione della "pena su richiesta", una sorta di patteggiamento, insomma. Decorso questo termine (e previa la contestazione delle eccezioni da parte della difesa, come ad esempio la competenza territoriale o funzionale), il provvedimento verrà trasmesso con il relativo fascicolo al giudice competente. I reati contestati al Presidente del Consiglio sono comunque gravi e puniti severamente, con la reclusione da 6 mesi a 3 anni per la prostituzione minorile e quella dai 4 ai dodici anni per la concussione.