E dunque? Cosa succede adesso, cosa resta della 3 giorni nell'hangar della stazione Leopolda? Cosa resta di centinaia di interventi, decine di proposte e stimoli diversi, anche in conflitto tra loro? Cosa resta del balletto delle dichiarazioni, delle ipotesi più o meno concete di candidature e "duelli all'ultimo sangue"? Cosa resta della polemica e dell'affondo al cuore della struttura partito?
Ecco, ad essere sarcastici verrebbe da dire semplicemente il progetto di un pd 2.0, l'esperimento WikiPD, nato alla Leopolda e lanciato in grande stile nel discorso di chiusura della kermesse. Ad essere maliziosi, si potrebbe rispondere che a rimanere impressa sarà l'ennesimo atto della polemica di Renzi, non solo con i vertici del partito, ma anche con i suoi vecchi "compagni di viaggio". Ad essere partigiani si potrebbe dire che resta l'entusiasmo di migliaia di cittadini, la ricchezza di un dibattito che ha restituito contenuti ed idee. Ma probabilmente sbaglieremmo in ogni caso, anche a voler essere imparziali o "cerchiobottisti", proprio perchè nell'ambito politico, tanto per citare uno degli interventi, "la neutralità e l'imparzialità non sono mai delle risposte accettabili". Ecco, allora proviamo (con grande difficoltà) ad essere analitici.
Che senso ha un WikiPD? – Il progetto di costruire, o meglio di discutere, online e con il contributo degli utenti (magari anche dei social network) una piattaforma politico – programmatica, chiaramente non ha il crisma dell'originalità. E' un adattamento dei principi – base della rete, già messo in pratica con straordinari risultati dal movimento 5 stelle di Beppe Grillo, cui negli ultimi mesi hanno pensato in tanti nel mondo politico italiano. Appunto, pensato, valutato, considerato e in gran parte accantonato (con qualche eccezione rilevante). Ecco perchè l'idea di raccogliere stimoli ed idee, di aprirsi al confronto fino a mettere finanche in discussione concetti e proposte sembrava poter essere realmente un "fattore" dell'avventura di Renzi. Per farla breve il ragionamento sembrava abbastanza semplice, quasi immediato: Visto che Renzi non parla apertamente di leadership, ma di "candidare le idee", allora basterà confrontarsi nel merito per mettere da parte preclusioni e distinguo, perplessità e riserve. Insomma, la vera novità doveva consistere proprio in una apertura alla Rete e ai cittadini che però avrebbe comportato anche un impegno preciso da parte del Sindaco di Firenze: la disponibilità a farsi carico delle istanze sviluppate dalla discussione, senza riserve nè tentennamenti, fino a mettere in gioco finanche la propria (personale) impostazione ideologica e programmatica.
E allora perchè un WikiPDF? – "Non siamo personaggi in cerca d'autore […] E abbiamo il compito di invadere la sfera della politica con delle proposte e contenuti seri", certo nel suo discorso in qualche modo Renzi già aveva anticipato che l'impostazione della Leopolda doveva essere un punto di partenza imprescindibile. Ed è evidente che il canovaccio delle 100 proposte rappresenta un "modo per non perdere il bandolo della matassa", una strada maestra sulla quale innestare il cambiamento; tuttavia, nell'umile parere di chi scrive, in questo modo si rischia di perdere il senso complessivo del "nuovo corso" di cui pure tanto si è discorso. Un pdf elaborato per slogan – spunti è qualcosa di molto diverso dalla "sperimentazione wiki" e rischia di ripresentare gli stessi limiti delle esperienze precedenti: autoreferenzialità, approssimazione, semplificazione – banalizzazione, superficialità. In sostanza, le "porte della politica" o si spalancano o no: non c'è innovazione nè cambiamento epocale nelle vie di mezzo, non si cambia un partito (nè tantomeno la politica italiana nel suo complesso) con "l'imposizione di un altro modello sia pure attraverso una voce nuova". E se come dice bene Civati "il problema è di costruire una politica basata sul confronto, non sulla banalizzazione dell'avversario. Sul rispetto degli altri, delle cose che dicono e dell'impatto che hanno. Che l'ospitalità è accogliere, ma anche andare a trovare. Fermarsi il tempo necessario, discutere, mandarsi a quel Paese, ma cercare la soluzioni dei problemi", il vero snodo cruciale dell'esperienza della Leopolda consisterà proprio nella sfida alle strutture del partito sulle forme della partecipazione politica, prerequisito essenziale per la costruzione di una vera "alternativa".
E quindi, che fare?– "Non candidiamo persone, candidiamo le idee […] Il tema della rottamazione è passato, ora imponiamo i cambiamenti […] Non so se alla fine candideremo qualcuno, ma torneremo a dare dignità alla politica". Sono questi tre passaggi centrali dell'intervento del Big Bang e rendono bene l'idea di quello che per ora è solo un "vorrei ma non posso". Questo perchè la scelta di una prospettiva politico – ideologica è cosa tremendamente complessa e non può essere liquidata come "secondaria" rispetto alle modalità di comunicazione. Questo perchè lo spazio di manovra all'interno di un partito "in cui le logiche correntizie hanno sostituito la dialettica democratica" è estremamente esiguo. Questo perchè, per citare un feroce critico di Renzi come Diego Cugia, "Un normale, modesto elettore di centrosinistra, desidererebbe partecipare e votare un programma e uno schieramento che esprima un modello di paese opposto a quello attuale. Un pensiero politico nuovo e fecondo. Un progetto che prenda le distanze dalle teorie “liberal” che ci hanno messi in catene". Questo perchè la locuzione ricambio generazionale in se non significa nulla e non ha senso parlarne almeno finchè la "luce dei riflettori è puntata sempre sugli stessi soggetti". Questo perchè il Big Bang non ha estinto i dinosauri, Tangentopoli non ha cambiato un certo modo di fare ed intendere la politica, il vaccino del berlusconismo sognato da Montanelli ha sortito gli effetti contrari: in definitiva, perchè gli slogan affascinano ma non incidono, i tuoni impressionano ma non cambiano nulla. Insomma Renzi faccia il passo ulteriore, il più affascinante ed insidioso, accettando la "sfida della modernità, della Rete" in maniera integrale e senza remore. Sia pronto ad un confronto vero, serrato e "potenzialmente distruttivo", ma soprattutto sia pronto a smentire se stesso, a farsi carico di istanze diverse e "radicalmente alternative, al di là del partito, al di là della battaglia dei gormiti, al di là delle impostazioni ideologiche e degli "interessi di bottega". La strada è quella, inutile giraci intorno: non resta che scrollarsi di dosso pregiudizi e gelosie e partire. Non da soli…