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Cosa ha deciso la Consulta sul Porcellum e cosa succede adesso

La Consulta ha bocciato il Porcellum: sono incostituzionali le liste bloccate senza voto di preferenza ed il premio di maggioranza. E adesso? Gli eletti sono a rischio?
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Per il momento c'è un solo vincitore: l'avvocato Aldo Bozzi, che aveva presentato il ricorso contro il Porcellum e, dopo due bocciature, aveva fatto ricorso in Cassazione (che aveva delegato il tutto alla Consulta). Un verdetto che nei fatti ha dichiarato incostituzionale il Porcellum sia per quel che concerne l'assegnazione del premio di maggioranza (che alla Camera regala 340 deputati, il 55% dei seggi, alla prima coalizione o partito e al Senato assegna su base regionale un premio alla coalizione di liste o lista che ottiene la maggioranza relativa), sia per quanto riguarda il meccanismo delle liste bloccate, che non consente di attribuire preferenze. Tecnicamente poi la Corte "inserisce una preferenza" e boccia il premio di maggioranza, ma ovviamente sancisce anche che "il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche nel rispetto dei principi costituzionali". In ogni caso, come confermato dalla nota ufficiale le motivazioni "saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici".

Ciò che è certo è che la sentenza è destinata ad avere una enorme valenza sia politica che "istituzionale". In primo luogo si tratta della definitiva conferma dell'incapacità dei partiti di reimpostare una legge elettorale unanimemente giudicata "improponibile", "inaccettabile", una vera porcata insomma. Una legge intorno alla quale abbiamo assistito a teatrini indegni, a scaricabarile, tatticismi, bugie, errori e rimpalli di responsabilità: fino all'assurdo logico e concettuale del fallimento sia del Governo tecnico che di quello delle larghe intese nella modifica del meccanismo di voto. Ed è chiaro che la decisione dei giudici rende non più rinviabile un intervento deciso della politica ma soprattutto mette Governo e maggioranza di fronte a compiute responsabilità. Il tutto, si badi bene, senza nemmeno aprire il discorso sulla "strumentalità" della decisione della Consulta e delle ripercussioni sugli equilibri interni alla maggioranza.

C'è poi la questione delle ripercussioni "istituzionali", dal lato strettamente giuridico, insomma. Il punto è capire se la decisione della Corte Costituzionale determina l'illegittimità della composizione del Parlamento, solo di una parte o per nulla. Per il momento l'unica cosa certa è che (come riporta IlSole24Ore) "i giudici costituzionali hanno deciso di dare una sorta di tempo supplementare al Parlamento, sia pure in corner: gli effetti giuridici decorreranno solo dopo la pubblicazione della sentenza, avrà luogo nelle prossime settimane"

Ainis qualche giorno fa si mostrava scettico sulla possibilità di un annullamento dell'elezione: "Ma è «rilevante» l’eventuale annullamento della legge elettorale dopo un’elezione contestata, però ormai consumata? Per la Cassazione questo problema non è affatto un problema, e d’altronde pure la giurisprudenza costituzionale offre almeno un precedente (sentenza n. 236 del 2010). Staremo a vedere. Ciò che sicuramente non vedremo è il vuoto, la sparizione di qualsivoglia congegno elettorale. Altrimenti i mille parlamentari in carica diverrebbero immortali, nessuno mai potrebbe rimpiazzarli".

Più dirette invece altre interpretazioni, che si basano sull'articolo 30 delle "Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale" pubblicate nella Gazzetta Ufficiale 14 marzo 1953, n. 62: "[…] Le norme dichiarate incostituzionali non possono avere applicazione dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Quando in applicazione della norma dichiarata incostituzionale è stata pronunciata sentenza irrevocabile di condanna, ne cessano la esecuzione e tutti gli effetti penali". Dunque, nella sostanza, immediatamente dopo la pubblicazione della sentenza potrebbero decadere circa 200 parlamentari, quelli per cui le Camere non hanno ancora provveduto alla convalida delle elezioni. A fare i calcoli erano stati Romani e Brunetta sul Foglio: "I deputati di sinistra “abusivi” sarebbero 148 (da 340 scivolerebbero a 192). Il centrodestra avrebbe in tutto solo due onorevoli in meno del centrosinistra, situandosi a 190 e guadagnandone dunque 66″. Anche in questo caso, però, bisognerà attendere le motivazioni della sentenza (anche per capire se hanno fondamenti quei richiami "all'incostituzionalità differita", ovvero a partire dalle prossime elezioni).

AGGIORNAMENTI – Dopo la decisione della Consulta si è aperta ovviamente un'ampia discussione sulla legittimità dell'elezione (e dunque dell'operato) del Parlamento e sul "destino" della legge elettorale dopo le correzioni (?) della Consulta. La linea della prudenza ispira ad esempio le considerazioni di Stefano Ceccanti: "Per capire bene la sentenza attendere il dispositivo, anche le virgole contano". Così come sono altri, tra cui il prof. Morrone sul Corsera a sottolineare: "Una semplice operazione di sottrazione, con la cancellazione delle norme relative al premio di maggioranza, non può portare a un sistema proporzionale. Per ottenere questo risultato la Corte dovrà proporre qualcosa in positivo". In ogni caso, la consapevolezza comune è che bisognerà valutare con attenzione "l'invito" contenuto nell'ultima parte del comunicato: quel "resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali" che, secondo i retroscenisti, riflette una contrapposizione reale di intenzioni all'interno della stessa Corte.

Ancora più complessa la questione della "legittimità" dell'elezione dei parlamentari, in particolare di quelli per i quali non si è proceduto a convalida da parte della Giunta per le Elezioni e per quelli eletti "con la quota" del premio di maggioranza. In tal senso, sempre nell'attesa di conoscere le decisioni della Consulta le interpretazioni divergono. Sempre sul Corsera Dino Martirano scrive: "Per la Corte, questa sottolineata legittimazione delle assemblee parlamentari, che per altro hanno rieletto la scorsa estate il capo dello Stato, vale ora ma deve valere anche dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, «dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici». Come dire, il «Porcellum» è una legge imperfetta ma la volontà popolare va rispettata. Per cui si intende che le nuove regole (premio di maggioranza con soglia di accesso, e voto di preferenza) debbano valere per il futuro". Mentre Il Foglio spiega che le ipotesi sono di diverso tipo:

a) nel caso in cui la Corte costituzionale proceda a un annullamento totale della legge (o anche alla reviviscenza della legge Mattarella) non si potrebbe convalidare nessuna elezione e l’esito sarebbe il necessario scioglimento nel giro di qualche settimana, magari con una legge elettorale tampone approvata con decreto-legge del tutto eccezionalmente e limitata a colmare i vizi di incostituzionalità del Porcellum;
b) nel caso di annullamento del solo premio di maggioranza bisognerebbe, invece, ricalcolare proporzionalmente i seggi e assegnarli ai partiti a cui sono stati sottratti per attribuirli alla coalizione che ha vinto il premio ormai illegittimo. La nuova ripartizione dei seggi produrrebbe evidentemente un terremoto nei rapporti di forza parlamentari;
c) nel caso in cui la Corte accertasse l’incostituzionalità, ma non la dichiarasse ovvero decidesse di circoscrivere gli effetti temporali della propria pronunzia alle prossime elezioni, salvando la legislatura attuale, non vi sarebbero effetti giuridici, ma è evidente che una tale soluzione (già molto impegnativa per la Corte) produrrebbe comunque una gravissima delegittimazione politica non solo del Parlamento nel suo complesso, ma anche dei rapporti numerici all’interno della maggioranza di governo e tra questa rispetto all’opposizione.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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