Cosa dice la lettera che Giuseppe Conte ha inviato all’Ue per evitare la procedura d’infrazione
La strada per convincere l’Ue a non aprire una procedura d’infrazione per il debito italiano è ancora lunga e in salita. E il primo passo che ha mosso il governo italiano, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in testa, è più un atto di volontà politica che non un documento economico che possa rassicurare i partner comunitari. La lettera inviata da Conte ai 27 stati membri e al presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e a quello del Consiglio europeo, Donald Tusk, non si sofferma sugli aspetti tecnici. Su ciò che l’Italia ha fatto e farà per evitare la procedura. Ma più su questioni politiche, con tanto di critiche sparse qua e là a istituzioni europee e stati membri. Non c’è neanche il riferimento ai due miliardi di spesa accantonati nella legge di Bilancio che ieri sono stati sbloccati dal Consiglio dei ministri e diventeranno tagli certi dopo il congelamento di fine 2018. Per ora c’è solo una bozza dell’assestamento di bilancio, in cui si parla di 3,2 miliardi di maggiori entrate. Ma nulla di definitivo che possa essere inviato a Bruxelles.
Sin dalle prime righe della lettera inviata a Bruxelles (qui il testo integrale pubblicato da Palazzo Chigi) Conte chiede un “rinnovamento delle regole comuni” con la nuova legislatura. Forse non il miglior modo per iniziare la sua opera di convincimento. Il presidente del Consiglio ribadisce il suo no al predominio della finanza in Ue e chiede che la politica, così come chiesto “dai nostri popoli”, non abdichi alla sua missione. E la preoccupazione viene data, secondo Conte, dalla “società civile che mostra crescenti segnali di insofferenza, dinanzi ai quali non possiamo rimanere indifferenti; questa insofferenza ha le sue origini nelle politiche di austerità applicate nell’ultimo decennio”. Per questo chiede di riconsiderare ciò che finora è stato accettato e critica apertamente la gestione da parte dell’Ue del caso Grecia.
Una fase costituente per l’Ue
Conte ha le idee chiare sul futuro dell’Ue: lanciare una fase costituente per “ridisegnare le regole di governo delle nostre società e delle nostre economie”. Prima di passare al merito della procedura d’infrazione, quindi, il presidente del Consiglio ribadisce la necessità di cambiare tutto e di non far più valere, in futuro, le regole europee che potrebbero portare alla procedura d’infrazione. Ma assicura, comunque, che il dialogo con la Commissione è “aperto e costruttivo”.
Come Conte vuole evitare la procedura d’infrazione
Dopo la critica alle regole comunitarie, Conte ricorda che l’Italia adesso “viene nuovamente sollecitata a dare conto del rispetto di queste regole. Non intendiamo sottrarci a tali vincoli, né intendiamo reclamare deroghe o concessioni rispetto a prescrizioni che, finché non saranno modificate secondo le ordinarie procedure previste dai Trattati, sono in vigore ed è giusto che siano tenute in conto dai governi di tutti gli Stati membri”. Ma, allo stesso tempo, il governo italiano chiede una discussione per cambiare la governance economica europea. E si dice certo che le ragioni di Roma permetteranno, “se ascoltate senza pregiudizi”, di “evitare una decisione del Consiglio sull’apertura della procedura per disavanzo eccessivo”.
Il bilancio italiano e le contromosse di Roma
Nella lettera non ci sono espliciti riferimenti ai due miliardi accantonati e ora liberati, né ad altre strategie particolari per evitare la procedura. In ogni caso Conte spiega che è “possibile prevedere, per l’anno in corso, un saldo di bilancio sensibilmente migliore rispetto alle previsioni formulate dalla Commissione e dallo stesso Governo italiano nel Programma di stabilità”. Inoltre, “le entrate sono migliori del previsto. Parimenti registriamo, per le spese, una dinamica più moderata di quella originariamente prevista”. La previsione per il 2020 è quella di “conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In linea con la legislazione vigente, il Programma di stabilità prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l’1,3% del PIL, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020”.
Il presidente del Consiglio sottolinea che il Parlamento ha invitato il governo “a riformare l’imposta sul reddito delle persone fisiche nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo, per il periodo 2020-2022, definiti nel Programma di stabilità. In secondo luogo, lo ha invitato a evitare gli aumenti delle imposte indirette per il 2020, individuando misure alternative idonee a garantire il miglioramento strutturale”. Conte poi rivendica che l’Italia ha “mantenuto un saldo primario largamente in attivo per oltre venti anni di seguito, ad eccezione del 2009, e superiore a quello della media dell’Eurozona. Questo significa che, al netto della spesa per interessi, l’Italia è stata tra i Paesi più virtuosi dell’Unione europea e tuttora spende meno di quanto ricava dalle entrate”.
Conte muove molte critiche, parlando di una “discutibile valutazione della condizione ciclica” italiana da parte della Commissione e attaccando le istituzioni Ue per il caso Grecia. E, ancora, prendendosela con molti partner europei colpevoli di fare “concorrenza fiscale” cercando di “attrarre base fiscale”. E attaccando, indirettamente (senza citarli), molti stati membri come Olanda, Irlanda e Germania. Conte avanza quindi alcune richieste, riguardanti le priorità che l’Ue dovrebbe affrontare: prevedere una fiscal stance, optare per un bilancio dell’eurozona più ambizioso, introdurre gli eurobond, realizzare l’unione bancaria e arrivare a regole più efficienti per la gestione delle crisi bancarie.
Conte conclude ribadendo l’impegno italiano, ma anche continuando a chiedere un’Unione europea diversa e che va assolutamente cambiata:
Su questi temi l’Italia è pronta a fare la propria parte, per costruire un’Europa più vicina ai cittadini, più forte, più solidale, più giusta. Il mio Paese non può essere certo accusato di voler compromettere il progetto europeo. Piuttosto è vero il contrario: intendiamo alimentare questo progetto con nuova linfa. L’Unione europea o riforma se stessa, con intelligenza e spirito di autocritica, oppure è destinata ad un lento ma irreversibile declino, che potrebbe dissolvere l’originaria prospettiva di pace, democrazia e benessere.