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Opinioni

Cosa c’è nel piano dell’Unione Europea sui migranti e cosa cambia per l’Italia

La Commissione ha adottato la nuova agenda per la gestione dell’immigrazione: ripartizione delle quote di profughi (in vista delle revisione del Trattato di Dublino?) e blitz per distruggere i barconi usati dagli scafisti.
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Come noto, oggi la Commissione Europea ha adottato la nuova agenda sulla migrazione, contenente una serie di interventi per tamponare la massiccia ondata di sbarchi sulle coste italiane. Ora la palla passa agli Stati membri, che presenteranno le proprie osservazioni sulle “proposte” della Commissione (dopo un dibattito che in molti casi si annuncia aspro e complesso). Ad annunciare il varo dell’agenda è stata Lady Pesc Federica Mogherini, che ha parlato di una prima risposta unitaria delle istituzioni europee di fronte ad una “emergenza drammatica nel Mediterraneo”; per l’ex ministro degli Esteri del Governo Renzi, si tratta di un eccellente punto di partenza, che testimonia “i passi da gigante compiuti nelle ultime settimane dalla Ue, capace ora di dare una risposta globale al problema”. A tale documento va aggiunto quello approvato dal comitato militare, la base da cui partiranno le “azioni di contrasto” sulle coste libiche.

Le proposte sono destinate a sollevare enormi critiche, soprattutto in quei Paesi che da tempo si dichiarano “indisponibili” ad ulteriori impegni in una questione che li interessa in maniera marginale (le maggiori perplessità per ora arrivano da Gran Bretagna, che già si è tirata fuori dal sistema delle quote, Repubblica Ceca e Slovacchia).

Il piano prevede prima di tutto l’entrata in vigore del meccanismo delle “quote”, con l’individuazione di 4 criteri per la distribuzione dei richiedenti asilo e dei profughi nei singoli Paesi: numero di abitanti, prodotto interno lordo, profughi già presenti e tasso di occupazione. Secondo questa distribuzione, come riporta Repubblica, all’Italia toccherebbe “il 9,94% di 20 mila profughi (meno di 2.000) che attualmente risiedono in campi profughi all'estero e che hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiati (reinsediamenti), e l'11,84% dei richiedenti asilo già presenti in Europa o che entreranno direttamente in territorio europeo (ricollocamenti)”; la quota più alta andrebbe alla Germania (il 18,4%, poi alla Francia il 14,2% e alla Spagna il 9,1%. Spiega però Zatterin su La Stampa come il sistema di emergenza di quote “sarà obbligatorio, ma non per Italia e Grecia, ai quali – pesante segnale politico – viene riconosciuto di aver fatto già abbastanza; del resto, è proprio da Italia e Grecia che verranno presi i migranti da ripartire fra gli stati membri”. Da questo punto di vista, insomma, l’Agenda raccoglie le indicazioni italiane e rappresenta un indiscutibile risultato politico (anche) del Governo Renzi.

C’è poi un primo tentativo di risolvere alla radice il problema dei flussi, come riporta Il Post: “Si prevede di rafforzare la collaborazione con l’Unione africana, di implementare i programmi delle Nazioni Unite contro la povertà o per lo sviluppo economico e sociale. Mogherini ha anche citato la lotta contro i cambiamenti climatici che, ha detto, «avrà delle ripercussioni sui flussi migratori». La maggiore cooperazione riguarderà sia i paesi di origine dei migranti che quelli di transito: è stato per esempio deciso di rafforzare la missione civile in Nigeria, paese da cui passa la maggior parte dei flussi verso la Libia”.

Più complessa la questione del pattugliamento delle coste e del soccorso in mare. La proposta è il triplicamento di capacità e mezzi di Triton e Poseidon, con una dotazione economica aumentata. Resta da capire come verranno modificate le regole di ingaggio di Triton, che potrebbe diventare una sorta di “nuova Mare Nostrum”, garantendo la salvaguardia della vita in mare (probabile il ripristino della search and rescue) e operando arresti e sequestri in mare.

La Mogherini ha poi spiegato di aver “aumentato il nostro impegno con tutte le parti libiche per combattere il traffico di esseri umani” e che la Ue cercherà una partnership con la Libia, il cui assenso è essenziale per le operazioni di “polizia e contrasto militare” agli scafisti. In ogni caso, le autorità europee hanno già pianificato un’operazione navale, che potrebbe essere autorizzata da una risoluzione delle Nazioni Unite (sul punto ancora si lavora). È sempre Zatterin a riportare su La Stampa qualche particolare ulteriore: “L’auspicio è quello di interrompere il modello di business dei trafficanti, con sforzi sistematici per identificare, catturare/sequestrare, e distruggere le barche e le strutture usate» dai contrabbandieri di essere umani». La missione avrà pertanto «un mandato esecutivo» e «potrebbe essere militare e congiunta (navale e aerea)”. Resta comunque il rischio di “danni collaterali”, ovvero di vittime tra i migranti che affollano i barconi dei trafficanti di morte. Smentita invece la possibilità, anticipata dal Guardian, di un’azione militare via terra in Libia.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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