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Coppia lesbica adotta una bambina: via libera storico dal Tribunale di Roma

La sentenza dà il via libera all’adozione, da parte di una coppia di donne sposate all’estero, di una bambina, figlia biologica di una delle due.
A cura di Davide Falcioni
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Sì all'adozione di una bambina da parte di una coppia omosessuale composta da due donne libere professioniste. Lo ha stabilito il Tribunale per i MInorenni di Roma, in una sentenza dalla portata storica nel nostro paese: per la prima volta in Italia infatti i giudici danno il via libera allo "stepchild adoption", l'adozione di un bambino – figlio biologico di uno dei due partner – da parte di una coppia gay. Nel caso specifico le due donne vivono a Roma dal 2003. Una delle due ha avuto una bimba all'estero anni fa tramite la procreazione assistita eterologa nell'ambito di un progetto di genitorialità condivisa. Le due mamme così hanno intrapreso un cammino che le ha portate a condividere l'educazione della bambina, che a sua volta secondo il Tribunale ha potuto contare su una "solida base affettiva", ora riconosciuta anche dalla legge.

Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso presentato da parte della madre non biologica, che ha chiesto di poter ottenere l'adozione della bambina. Le due donne, sposate all'estero, si erano rivolte all'Associazione italiana avvocati famiglia e minori, che ha fornito loro tutto il supporto legale necessario. I giudici hanno accolto il ricorso sulla base dell'articolo 44 della legge sull'adozione del 4 maggio 1983, n. 184, modificata dalla legge 149 del 2001, il quale contempla l'adozione in casi particolari. Ovvero "nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l'adulto, in questo caso genitore ‘sociale', quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo". Ciò deve avvenire indipendentemente dall'orientamento sessuale dei genitori. Maria Antonia Pili, avvocatessa dell'Aiaf che ha seguito il caso per conto dei due coniugi, ha spiegato: "La norma in questione non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi, siano esse eterosessuali o omosessuali". Non si tratta quindi di un riconoscimento ex novo bensì dell'applicazione di una legge italiana.

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