E' un articolo a firma Paolo Griseri su La Repubblica.it a fare chiarezza sulle linee guida del cosiddetto "Contratto di Mirafiori", l'accordo fra i vertici della FIAT, guidati da Sergio Marchionne, e la quasi totalità delle sigle sindacali (che considerano fondamentali gli investimenti che l'azienda ha "collegato" all'approvazione del piano), con la rilevante eccezione della Fiom (anche se di fatto "esclusa" da Mirafiori) e in ogni caso della Cgil. Si tratta di trentasei pagine più allegati sulle quali i lavoratori della fabbrica torinese saranno chiamati ad esprimersi nei prossimi giorni, con un referendum che rappresenterà probabilmente un "punto di non ritorno" per l'intero movimento sindacale italiano.
Un appuntamento cruciale, come sottolineato anche dal segretario generale della CGIL Susanna Camusso in una lunga intervista concessa al quotidiano "La Stampa":
Il modello che deriva dall’accordo su Mirafiori cancella la libertà sindacale. Non è una “grande novità”, ma la riproposizione di uno stile da anni ‘50. Per la Cgil ora il problema centrale è quello della democrazia e della rappresentanza. […] Si può decidere di “strappare” perché si ritiene decisiva una certa organizzazione dei turni; un sindacato dirà di no, altri di sì, si fa un accordo separato. A me non piace, ma finisce lì. Altra cosa è decidere di escludere i lavoratori dall’esercizio di un diritto. Cancellare un sindacato. […] La Fiat è l'unico produttore italiano di automobili, se ce ne fosse stato un altro non sarebbe esistito un accordo simile. Il contratto nazionale è anche un regolatore della competitività tra le imprese, evita il dumping tra le aziende. Temo che qualche impresa possa essere indotta in tentazione: ne deriverebbe una situazione assolutamente conflittuale, che non conviene a nessuno. Se si nega la rappresentanza dei lavoratori, di fatto si nega anche quella delle imprese, il ruolo di Confindustria. […] I metalmeccanici, insieme alla Cgil, devono fare una riflessione vera. Abbiamo avuto opinioni diverse su come gestire i contratti dopo l’accordo separato. Si deve ragionare su cosa deve fare un sindacato per poter continuare a difendere i lavoratori. Ma non confondo le due cose: un conto è la riflessione, anche autocritica, sugli elementi di innovazione che la Fiom deve sviluppare. Questo però non può autorizzare la cancellazione della libertà sindacale.
Ma cosa contiene nel dettaglio il contratto che sarà sottoposto al giudizio dei lavoratori? Sono principalmente 4 i nodi della discussione: l'orario di lavoro, la durata delle pause, la regolamentazione degli scioperi e le assenze dal lavoro.
Orario di lavoro
La proposta prevede 4 tipologie di orario, a seconda delle esigenze produttive. Accanto all'orario tradizionale, "è previsto uno schema con l'introduzione del turno di notte su cinque giorni lavorativi (5 per 3) e un altro schema con il turno di notte su sei giorni compreso il sabato (6 per 3)", infine una sperimentazione con turni da 10 ore per 6 giorni, anche se in ogn caso l'azienda si impegna ad un esame con i sindacati.
Pause
Tre pause da 10 minuti (ora due da 20′), con 45 euro lordi al mese di aumento di stipendio, con mezz'ora di pausa mensa la cui collocazione resta ancora da discutere.
Scioperi
E' questo uno dei punti più rilevanti con un contratto che "non aderisce al sistema confindustriale e dunque non prevede l'elezione dei delegati di fabbrica", non autorizza scioperi contro la stessa intesa (si rischia il licenziamento) e libera l'azienda dall'obbligo di trattenere la quota d'iscrizione ai sindacati dalla busta paga dei lavoratori.
Assenteismo
"Quando il tasso di assenteismo è giudicato eccessivo (il 6% a luglio 2011, il 4% a gennaio 2012, il 3,5% dal 2013) non si paga il primo giorno di malattia a chi si sia ammalato subito prima di un giorno di riposo o di ferie, negli ultimi 12 mesi."