Conte: “L’Europa non è riuscita a diventare un popolo, ora dobbiamo ascoltare i cittadini”
Inizia con un “ricordo commosso” di Antonio Megalizzi, il giornalista italiano ucciso durante l'attentato a Strasburgo, l’intervento del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Parlamento europeo. Parlando alla plenaria nella città francese, Conte non ha risparmiato critiche all’Ue, cercando di dare la linea da seguire per il futuro europeo. “Il progressivo avanzamento nel percorso di integrazione ci ha reso realmente popolo, comunità di destino, al di là di ogni fictio giuridica? – si chiede il presidente del Consiglio –. Certo, il percorso di definizione e di costruzione di un ‘popolo europeo’ ha vissuto momenti significativi di avanzamento. Nonostante tutto, però, non siamo riusciti ancora a diventare veramente un ‘popolo’, non abbiamo avuto il coraggio di costruire un modello inclusivo che, realisticamente, al di là di ogni retorica, favorisse la creazione di un demos europeo”.
Secondo Conte il popolo europeo “chiede con urgenza di essere ascoltato, e chiede con urgenza un decisivo cambiamento di metodo e di prospettiva. È un'occasione preziosa per recuperare il tempo perduto, e per invertire il processo di progressivo distacco tra governanti e governati”. Affinché l’Europa sia vicina ai suoi popoli, deve partire “da un Parlamento europeo con ruolo e poteri rafforzati, con particolare riguardo al potere di iniziativa legislativa e di inchiesta, in quanto unica istituzione che gode di diretta legittimazione democratica. Sarebbe importante anche riconoscere in capo al Parlamento il potere di generale accountability rispetto alle altre istituzioni europee”.
Il progetto europeo, per il presidente del Consiglio, sta attraversando “una fase critica, sembra aver perso la sua forza propulsiva, è mancata una visione autenticamente politica dell’Ue, una prospettiva di lungo periodo orientata al futuro”. In particolare, “la politica europea, di fronte a una crisi economica senza precedenti, si è ritratta impaurita al di qua della fredda grammatica delle procedure, finendo col perdere progressivamente il contatto con il suo popolo e rendendo sempre più incolmabile la distanza, che non è solo geografica, tra Bruxelles e le tante periferie del Continente. La politica ha rinunciato alla sua funzione legittimante e rappresentativa, apparendo – agli occhi dei cittadini – distante e oligarchica”.
Conte chiede una voce europea unica al Consiglio di sicurezza dell’Onu, ma parla anche di flussi migratori: “Rivolgo anche in quest'autorevolissima Aula un appello, che ho rinnovato in ogni Consiglio Europeo e in ogni vertice informale a cui ho preso parte: non si può rinviare oltre la piena attuazione delle conclusioni del Consiglio Europeo del 28 giugno 2018. Senza una strategia di gestione europea multilivello dei flussi migratori, ne risulta compromessa la stessa tenuta dell'Europa unita. Di fronte allo scempio di vite umane dobbiamo combattere tutti insieme una lotta senza quartiere ai trafficanti. Smettiamo di rimanere divisi, cedendo a logiche nazionaliste o regionaliste, e cerchiamo di mettere in pratica un'autentica solidarietà”. Secondo Conte, infine, la proposta di riforma del regolamento di Dublino “non è sostenibile nell’attuale Ue”.