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Congresso mondiale famiglie, Palazzo Chigi ritira logo, ma si trova ancora sulle locandine

Palazzo Chigi ha specificato che il Congresso è “un’iniziativa autonoma del ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana”, e ha pertanto revocato il patrocinio. Ma il simbolo della Presidenza del Consiglio dei ministri si trova ancora nelle locandine e nei banner ufficiali della manifestazione.
A cura di Annalisa Cangemi
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Verrà revocato l'utilizzo del logo della Presidenza del Consiglio dei ministri per il tredicesimo Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo. Si tratta di un evento pubblico, come è specificato sul sito ufficiale, "che ha l’obiettivo di unire e far collaborare leader, organizzazioni e famiglie per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società".

Nei giorni scorsi Palazzo Chigi aveva preso le distanze dall'iniziativa organizzata associazioni conservatrici, appoggiata dal ministro leghista della Famiglia Lorenzo Fontana, negando che ci fosse il patrocinio del governo, come era stato annunciato inizialmente, e come era stato specificato nel sito ufficiale: "Si tratta di una iniziativa autonoma del ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana – è scritto in una nota di Palazzo Chigi – attraverso procedure interne agli uffici e che non hanno coinvolto direttamente la Presidenza del Consiglio". Nel 2017 il governo ungherese collaborò attivamente alla realizzazione del XI Congresso mondiale delle famiglie a Budapest, che vide la partecipazione e la direzione del primo ministro Viktor Orban.

Tra le tematiche affrontate, si legge sempre nel sito, ci saranno "la bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, ecologia umana integrale, la donna nella storia, crescita e crisi demografica, salute e dignità della donna, tutela giuridica della Vita e della Famiglia, politiche aziendali per la famiglia e la natalità". Sull'homepage della piattaforma che sponsorizza la kermesse è specificato che gli incontri hanno ricevuto il supporto dal vicepremier Matteo Salvini (che sarà anche presente come relatore), dal ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana, dal governatore della Regione Veneto Luca Zaia e dal sindaco di Verona Federico Sboarina. Uno dei simboli in evidenza sulla pagina principale è infatti lo stemma del Comune di Verona, oltre a quello naturalmente della onlus ‘Pro Vita'. Ma il logo di Palazzo Chigi, sebbene sia stato tolto dalla pagina, si trova ancora nelle locandine e nei banner ufficiali della manifestazione. E lo si vede bene per esempio sul sito di Generazione Famiglia, uno degli sponsor ufficiali del Congresso, che si definisce "un'associazione di uomini e donne di ogni età, estrazione e professione che senza bandiere di partito né simboli religiosi si impegnano nel quotidiano per promuovere e proteggere la famiglia". 

"Se confermata la notizia che Palazzo Chigi oltre al patrocinio revocherà pure l'uso del logo ufficiale del governo italiano, utilizzati dal cosiddetto Congresso Mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Verona, è una buona notizia. È quello che abbiamo chiesto pubblicamente e in varie interrogazioni parlamentari delle ultime settimane", ha sottolineato il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, deputato di Liberi e Uguali, che lo scorso 4 marzo si era scagliato contro l'iniziativa appoggiata dal Palazzo Chigi, trattandosi di un evento "oscurantista, omofobo ed essenzialmente contro i diritti e le libertà delle donne conquistate nel corso degli ultimi secoli". Sul sito della kermesse, nonostante Palazzo Chigi avesse già dichiarato di voler negare il patrocinio, continuava a campeggiare il logo della Presidenza del Consiglio. "Non sarebbe male un po' di coerenza ad esempio dalle parti del M5S, perché altrimenti è inutile bollare, giustamente, l’appuntamento di Verona come medievale, e poi concedere il logo il cui utilizzo dipende dal Dipartimento del sottosegretario Crimi", aveva tuonato Fratoianni, che oggi plaude alla notizia: "Nessun riconoscimento, nessuno spazio a chi vuole riportare la condizione delle donne del nostro Paese al Medioevo".

"Se fosse confermata la notizia della revoca dell'utilizzo del logo della presidenza del Consiglio al WCF di Verona la parte più libera e laica del Paese non potrebbe che sentirsi sollevata. Vedere accomunato il logo del governo su una locandina con tanti volti e nomi di persone note nel mondo per le loro politiche discriminatorie è un'offesa alla laicità dello Stato e alla nostra Costituzione. La mozione presentata in Senato, a mia prima firma, era dunque fondata, oltre che ampiamente condivisa, il patrocinio del governo avrebbe garantito alibi e coperture a tali posizioni retrograde. Se alcuni ministri si sentono vicini a tali posizioni oscurantiste e liberticide è giusto che se ne prendano la responsabilità e partecipino a titolo personale. Sono certa che questo giusto atto di palazzo Chigi contribuirà a svelenire il clima e a consentire uno svolgimento tranquillo delle contro-manifestazioni già indette il 30 marzo a Verona", ha detto la senatrice Monica Cirinnà.

La deputata del Pd Giuditta Pini ha attaccato su Facebook la Presidenza del Conisiglio: "Ho presentato un'interrogazione, non mi hanno risposto. Ho ricevuto minacce di querela da parte degli organizzatori del Congresso Mondiale delle famiglie. La giornalista di The Vision che aveva scritto l'articolo sul patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri al WFC è stata ricoperta d'insulti. Il sottosegretario Vincenzo Spadafora aveva fatto una intervista in cui sosteneva che non ci fosse alcun patrocinio al Congresso", ha scritto su Facebook – "E invece avevamo ragione noi. Il logo e il patrocinio c'erano e solo ora la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha annunciato che lo ritirerà. A questo punto sarebbe bello se i ministri che hanno deciso di partecipare ci andassero a titolo personale e non in quanto rappresentanti di tutti gli italiani".

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