Conflitto di interessi, Matteo Salvini: “Vediamo la proposta M5S, ma ci sono altre priorità”
"Non sono contrario in linea di principio, basta che non sia contro qualcuno o contro qualcosa in particolare": il ministro dell'Interno Matteo Salvini commenta così la proposta di legge del Movimento Cinque Stelle sul conflitto di interessi. Ospite a Radio 24, il vicepresidente del Consiglio leghista afferma: "Vediamo la proposta dei Cinque Stelle, è giusto limitare certe sovrapposizioni ma se mi si chiede se è un'emergenza nazionale, dico no. Ovunque mi chiedono di andare avanti con riduzione delle tasse e tagliare la burocrazia".
La proposta dell'alleato di governo si compone di tre differenti disegni di legge: quello della deputata Anna Macina che si occupa di conflitto di interessi in senso stretto, quello di Fabiana Dadone sulle incompatibilità parlamentari e quello di Francesco Silvestri in materia di lobby. Il ddl Macina afferma che il conflitto di interessi sussiste per ogni "titolare di un interesse privato idoneo a interferire con l’imparzialità necessaria all’adempimento degli specifici compiti a cui il titolare della carica è preposto". Il documento firmato da Dadone si propone di approfondire il "processo di verifica e di accertamento dei titoli di ammissione all’ufficio di deputato e di senatore", mentre la bozza firmata Silvestri vuole regolare l'attività delle lobby in Parlamento, creando un registro dei portatori di interessi e un Comitato responsabile di controllare e verificare il rispetto di un codice deontologico.
La proposta di legge del M5S sul conflitto di interessi
La proposta M5S, che incorpora questi tre disegni di legge, afferma che ci sia conflitto di interessi per chiunque "sia proprietario, possessore o abbia la disponibilità di partecipazioni superiori al 5 per cento del capitale sociale, ovvero anche inferiore a tale percentuale in caso di società con un volume di affari superiore a 10 milioni di euro annui o comunque superiore al 3 per cento del volume di affari complessivo nel mercato di riferimento in ambito nazionale". In altre parole, il ddl prevede il divieto di ricoprire incarichi politici per diverse categorie: l'impedimento sarà valido per coloro con un patrimonio mobiliare o immobiliare superiore ai 10 milioni, ma anche per chi presenta una partecipazione superiore al 2% in imprese particolari, con diritti esclusivi, come i monopoli, l'editoria e l'informazione, o altre società di interesse nazionale. Inoltre è previsto che coloro che abbiano esercitato per due mandati, anche non consecutivi, la carica di membro del Parlamento, non siano eleggibili.
La questione rischia di gettare nuovamente benzina sul fuoco fra Movimento Cinque Stelle e Lega, sempre più distanti nelle loro priorità. Salvini è pronto a discutere il contenuto del documento, ma sottolinea la legittimità per un imprenditore di entrare in politica. "Ci entrano tutti in politica, magistrati, avvocati, medici operai, giornalisti. Non si capisce perché qualcuno sì e qualcuno no", conclude il leader del Carroccio, aggiungendo che "se non ci fossero gli imprenditori, l'Italia non sarebbe il secondo Paese industriale d'Europa". A Rainews24 il ministro dell'Interno ha confermato l'impegno preso attraverso il contratto di governo, in cui è presente anche la proposta Cinque Stelle sul conflitto di interessi, ma "oltre alla sicurezza, le priorità del nostro Paese sono altre: abbassamento delle tasse e lavoro".