Dopo gli schiaffi rimediati alle elezioni amministrative e con la sensazione di quanto sarà difficile "fermare con le mani" il vento che spinge la caravella grillina, c'è aria da resa dei conti all'interno del Popolo della Libertà e, in generale, nell'intero centrodestra. Se Silvio Berlusconi pensa ad un ritorno in grande stile, o quantomeno a radere al suolo ciò che resta del Pdl in vista di una nuova fondazione (si spera evitando un predellino – tris), lo stesso Pierferdinando Casini è invischiato in un lungo processo di concertazione – mediazione nell'ottica dell'ambiziosa (ma non meno dolorosa) ricostruzione dell'area centrista.
A sparigliare le carte in tavola, si fa per dire, potrebbe, dovrebbe, sembrerebbe essere Luca Cordero di Montezemolo (il riferimento è ovviamente all'analisi di Jacopo Tondelli su Linkiesta: "L'utilizzo del condizionale alla lunga stanca…"). Condizionali che l'uomo nuovo, si fa per dire, di ItaliaFutura e di Italo, ha affidato ad una lunga lettera pubblicata sul corriere nella quale prova a dettare la linea e ad immaginare un possibile, probabile ingresso a pieno titolo sulla scena politica (non smentendo i rumors che lo vorrebbero papa straniero del centrodestra).
Il nostro Paese vive davvero un momento drammatico. Una situazione che impone a tutti di lavorare per la chiarezza e di non aggiungere fattori di confusione o destabilizzazione. Per questo voglio rispondere a Battista (che aveva chiesto "chiarimenti" sulla linea di IF a Montezemolo, ndr) in maniera netta. Italiafutura non è un partito, bensì un’associazione che interviene nel dibattito politico con analisi e proposte. Dare spazio e diritto di tribuna a idee e persone nuove: questo è dal primo giorno e ancora oggi il nostro obiettivo e il cuore della nostra attività. […] Non abbiamo passato gli ultimi tre anni a fare il «gioco della vecchia politica», per usare le parole di Battista. Né certamente vogliamo iniziare ora, parlando di contenitori invece che di contenuti, di alleanze invece che di idee, di leadership individuali piuttosto che di ricambio complessivo di classe dirigente. Italiafutura potrebbe anche diventare nei prossimi mesi un movimento politico a tutti gli effetti e presentarsi alle elezioni del 2013. […] Quel che posso dire con certezza già oggi è che, se Italiafutura deciderà di presentarsi alle elezioni, lo farà rispettando i propri valori e le aspettative di profondo e autentico rinnovamento di chi vi ha preso parte. Non siamo interessati ad alleanze gattopardesche né a fare da paravento a operazioni di finto rinnovamento che siano ispirate alla filosofia del «tutto cambi affinché niente cambi […] lavoriamo per aprire un cantiere progettuale di tutte le forze sociali, culturali e politiche che si riconoscono nella stessa visione ideale. In assenza di un progetto credibile che sappia unire tutte le forze riformiste, milioni di italiani e una porzione significativa delle migliori energie del Paese rimarranno senza rappresentanza, dando spazio a populismi demagogici e distruttivi.
Insomma, un capolavoro di equilibrismo e la conferma di un procedere quantomeno confuso. Anche se comprensibile, considerando le mille difficoltà in cui si dibatte l'intera politica italiana tradizionale, di cui Italia Futura (che piaccia o meno a Montezemolo) finirà probabilmente con l'essere soltanto una diversa "espressione riveduta e corretta". Resta la sensazione delle mezze intenzioni, di un percorso più volte interrotto e di una visione timorosa della "nuova avventura". E' chiaro che il momento non sembra dei più propizi, con il rischio concreto di vedersi appiccicata in maniera immediata ed automatica l'etichetta "vecchia politica", ma allo stesso tempo i margini di manovra sembrano estremamente esigui. Se da un lato il centrosinistra stenta a decollare (con lacune decisionali e "di prospettiva", come nota anche Claudio Cerasa sul foglio) e procede quasi per inerzia, arrivando quasi a temere la crescita del Movimento 5 Stelle, se dall'altra parte del fu centrodestra non è rimasto granché e se pure non è minimamente in discussione che la barca di Montezemolo approderà nel lido centrista (già parecchio affollato di "leader in pectore", peraltro), restano tante le incongruenze di fondo e soprattutto le lacune di chi gli eventi sembra più subirli che guidarli. Perché non è di un nuovo Berlusconi, con tanto di programma superficiale e "genericamente populista", che il Paese ha bisogno. Non basta un trucco leggero per rendere "attraente" una proposta politica (magari anche elaborata, per carità…). Non sarà con ingressi titubanti e volti a cavalcare (improbabili) onde favorevoli che i cittadini ritroveranno la fiducia nella politica.