La scontata prima approvazione alla Camera dei deputati dell'Italicum è stata accompagnata da una lunga scia di polemiche, anche in considerazione dell'atteggiamento in Aula della "strana" maggioranza che ha sostenuto la legge frutto dell'accordo fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Dopo un'analisi a tappe forzate ed il contingentamento dei tempi nella discussione, il risultato finale vede la riproposizione dello schema base dell'Italicum: proporzionale con liste corte ma bloccate, ballottaggio di coalizione nel caso in cui nessuno raggiunga la soglia del 37%, soglie di sbarramento del 4,5% per i partiti in coalizione, dell’8% per i partiti non coalizzati e del 12% per le coalizioni, no a quote rosa e preferenze, sì alle candidature multiple e "accantonamento" del cosiddetto salva – Lega.
A spiegare cosa sarebbe cambiato ad esempio alle recenti elezioni politiche contribuisce una simulazione del centro studi della Camera dei deputati, che ha approfondito anche il riparto dei seggi sia a livello circoscrizionale che nei collegi plurinominali (lo studio è della fine di febbraio e, sebbene l'impianto base sia lo stesso vanno segnalate piccole modifiche alla composizione dei collegi). La premessa dello studio è quello dell'attribuzione alle liste "secondo il complesso delle disposizioni delll'Italicum" per quel che concerne "la formazione delle liste e delle candidature, la composizione delle coalizioni di liste, le diverse soglie di accesso alla ripartizione dei seggi, la determinazione della lista singola o coalizione di liste ‘vincente’, la disciplina del ballottaggio, il numero di seggi da attribuire ai ‘vincenti’ e ai ‘perdenti’ a seconda dei diversi esiti della votazione, l’integrazione nel calcolo nazionale della disciplina speciale adottata per le circoscrizioni Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige".
È chiaro che non si tratta di una previsione dei risultati elettorali, anche considerando il cambiamento del quadro politico che è intervenuto nel frattempo, con la formazione di nuovi soggetti politici e con la fluttuazione dei consensi specifici. Tuttavia appare interessante anche capire il modo con cui i seggi saranno distribuiti e gli scenari che si prospettano nel caso di una certa distribuzione del consenso. Ricordiamo infatti che alle politiche del 24 e 25 febbraio 2013 il premio di maggioranza alla Camera dei deputati andò alla coalizione guidata da Pier Luigi Bersani, che ottenne il 29,49% dei consensi e 340 seggi; la coalizione guidata da Berlusconi ottenne il 29,13% dei consensi e 125 seggi; il Movimento 5 Stelle il 25,54% e 109 seggi, la coalizione guidata da Mario Monti il 10,55% e 45 seggi.
Ovviamente per capire quale sarebbe stata la distribuzione dei seggi occorre ipotizzare i due differenti risultati del ballottaggio fra la coalizione guidata da Pierluigi Bersani e quella guidata da Silvio Berlusconi, dal momento che nessuna delle due aveva raggiunto la soglia del 37%. Da sottolineare subito però che con l'Italicum sarebbero stati esclusi dal Parlamento quei partiti che in coalizione non sono riusciti a raggiungere il 4,5%, dunque Sel, Lega Nord, Fdi e Centro Democratico. Per quanto concerne le due ipotesi di ballottaggio si veda la tabella:
Insomma, la maggioranza potrebbe contare su uno scarto minimo, mentre risultano sostanzialmente confermati i seggi delle coalizioni escluse dal ballottaggio, con la lista Monti che avrebbe guadagnato da 1 a 2 seggi ed il Movimento 5 Stelle che avrebbe portato in Parlamento dai 4 ai 6 deputati in più.