L'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, che negli ultimi anni è stato erogato con la formula dei "rimborsi elettorali", passerà dunque per decreto, con il Governo che è intervenuto per sbloccare una situazione paradossale che vedeva il testo approvato dalla Camera dei deputati impantanato in Commissione al Senato, in attesa che terminasse l'esame e la discussione sulla legge di stabilità. Un percorso a rilento che avrebbe determinato lo slittamento del provvedimento all'anno successivo, il prolungamento di un altro anno della normativa vigente e dunque uno smacco in termini di credibilità per il Presidente del Consiglio, fra i principali "sponsor" del provvedimento. Dunque, come spiegato da Letta e Quagliariello, il Governo emana per decreto il testo approvato dalla Camera dei deputati, "riproponendone finanche le virgole" e garantendo l'approvazione entro la fine del 2013.
Il testo varato è comunque controverso e in questi mesi le polemiche sono state roventi. Prima di tutto l'abolizione dei rimborsi elettorali è dilazionate le tempo, con un regime transitorio che garantirà entrate ai partiti fino al 2017, dal momento che "le norme stabiliscono che il finanziamento pubblico ai partiti e ai movimenti politici è riconosciuto, in relazione alle elezioni svoltesi anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge, per l’esercizio finanziario in corso alla data di entrata in vigore della presente legge e nei tre esercizi successivi, nelle seguenti misure: nell’esercizio in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, il finanziamento è riconosciuto integralmente [comma 1, lett. a)]; nel primo, nel secondo e nel terzo esercizio successivi a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, il finanziamento è ridotto nella misura, rispettivamente, del 40, del 50 e del 60 per cento dell’importo spettante [comma 1, lett. b)]".
Questo sistema porterà ad una diminuzione della spesa per lo Stato (al momento il complesso del finanziamento pubblico ai partiti ammonta a 91 milioni di euro). I calcoli, come vi abbiamo spiegato nel dettaglio, sono questi: "In applicazione delle disposizioni recate dal comma 1, le risorse residue iscritte nel fondo per il finanziamento dei partiti sono pari a 54,6 milioni per il 2014, 45,5 milioni per il 2015, 36,4 milioni per il 2016. Parallelamente i risparmi ammontano a 36,4 milioni per il 2014, 45,5 milioni per il 2015, 54,6 milioni per il 2016 e 91 milioni a decorrere dal 2017".
Nel frattempo, in questo sistema che "dà tutto il potere ai cittadini" (parole di Letta) comincerà ad entrare in vigore la formula del 2×1000 (sulla quale tanto si è scritto, con interpretazioni che divergono sia nel merito che nel metodo). Per le donazioni dei cittadini sono previste notevoli agevolazioni, con detrazioni fiscali al 37% per chi donerà tra i 30 euro e i 20mila euro, al 26% per chi verserà tra i 20mila e i 70mila euro. Per donare potranno essere utilizzati anche gli sms ed "altre applicazioni". Resta dunque confermato il tetto di 300mila euro per le persone fisiche e quello di 200mila euro per i soggetti diversi, così come vengono confermati i 9 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga per tre anni per i dipendenti dei partiti. infine, come sottolineato dal Presidente del Consiglio, ci sarà l'obbligo della certificazione esterna per i bilanci dei partiti.