Come cambia il reddito di cittadinanza
Quando l’approvazione della legge di bilancio in Consiglio dei ministri si avvicina sempre più, rimangono molte le incertezze su una delle misure fondamentali della prossima manovra: il reddito di cittadinanza. Le ultime novità sono emerse ieri grazie a qualche dichiarazione da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Conte accenna all’ipotesi di una applicazione differenziata per aree geografiche: “Stiamo pensando a come modulare le offerte di lavoro sulla base della distribuzione geografica”, ha affermato ieri. Mentre Di Maio sostiene che “il 47% delle famiglie destinatarie sono del Centro-Nord. Inevitabilmente dobbiamo farlo solo per gli italiani, ma non per razzismo. Finché non abbiamo la regolazione dei flussi, la misura si rivolge solo agli italiani”. Al di là delle difficoltà di assegnare il reddito di cittadinanza solo agli italiani, l’idea di Palazzo Chigi sembra essere quella di considerare su base geografica non il reddito di per sé, ma le offerte di lavoro.
Il problema principale dello schema del reddito di cittadinanza riguarda le offerte di lavoro, che arrivano più dal Nord che dal Sud. Già questo elemento sembra smentire le proporzioni spiegate da Di Maio. E proprio per questo la soluzione di Palazzo Chigi potrebbe essere quella di non penalizzare chi rifiuterà una prima offerta di lavoro per una occupazione fuori dalla propria regione. L’obiettivo è evitare lo spostamento del lavoratore dalla sua regione. Ma è chiaro che senza offerte di lavoro nel proprio territorio, non resta altra possibilità se non cambiare regione, andando magari a cercare offerte al Nord Italia per un cittadino del Mezzogiorno.
Come fa notare La Stampa nella sua edizione odierna, anche il Reddito di Inclusione introdotto nella scorsa legislatura smentisce le stime del ministro del Lavoro: il 70% dei beneficiari di quella misura rivolta ai più poveri è del Sud Italia. Solo Campania e Sicilia rappresentano il 50% dei destinatari della misura. In sostanza, al Sud ci potrebbero essere tante domande e poche offerte di lavoro. Al contrario, probabilmente, di quanto avverrà al Nord. Proprio per questo motivo il governo non dovrebbe penalizzare chi rifiuterà una prima offerta fuori città o regione. C’è poi un altro passo che Palazzo Chigi vorrebbe fare, anticipato oggi dal Messaggero: coinvolgere le regioni non solo nel lavoro per i centri per l’impiego, ma anche per provare a strappare qualche finanziamento dagli enti regionali.