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Cocaina, gigolò e vacanze extralusso coi soldi dei parrocchiani: sospeso “don Euro”

Il sacerdote della diocesi di Massa Carrara è stato sospeso dal suo incarico. A lungo ha chiesto soldi ai parrocchiani promettendo che li avrebbe donati ai bisognosi. In realtà si dava alla bella vita, tra droga, festini e amanti.
A cura di Davide Falcioni
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A messa predicava povertà e rigore, lodava la sobrietà di Papa Francesco, confessava i fedeli e infliggeva punizioni esemplari ai peccatori. Ma una volta dismessi gli abiti da prete si trasformava, dandosi alla bella vita più sfrenata tra escort (maschili e femminili), cocaina a go-go, hotel di lusso e altri vizi non proprio monastici. Il protagonista di questa storia – raccontata da uno dei suoi gigolò alle Iene – è don Luca Morini, un sacerdote della diocesi di Massa Carrara che, spacciandosi per giudice, si intrufolava in party esclusivi e sperperava il denaro delle offerte dei parrocchiani. Il caso esplose lo scorso anno quando un 34enne raccontò a diverse testate giornalistiche di essere un accompagnatore e di aver avuto spesso rapporti sessuali con il parroco, che per l'appunto si spacciava per magistrato e in questa veste si presentava in festini a base di droga e alcol, non disdegnando gli acquisti di beni di lusso: regali come orologi, scarpe e vestiti delle migliori firme, cene da 300 euro a base di aragosta e tartufi, hotel a 5 stelle. Per finanziare le sua bella vita "Don Euro" – come è stato ribattezzato – era arrivato a vendere ampolle con acqua normalissima, abilmente spacciata per acqua benedetta di Lourdes, o a estorcere denaro ai fedeli, dicendo che la parrocchia non riusciva a pagare le bollette.

Ebbene, dopo mesi di silenzio la trasmissione Le Iene ha deciso di andare fino in fondo e sapere cosa faccia oggi il prete. Rimosso dal suo incarico, non è stato denunciato per aver "truffato" i parrocchiani. Ora non dice più messa ma risiede in una casa messa a disposizione dalla curia. Gli inviati della trasmissione Mediaset hanno interpellato il vescovo Giovanni Santucci, che ha spiegato: "Quando è venuto fuori il patatrac io gli ho detto ‘Eh, ora lasci la parrocchia e si vede un pochino come sistemare le cose'…No, con lui non è un discorso di protezione, non lo stiamo proteggendo. È di eventuale recupero, questo lo devo sperare… E i soldi dei parrocchiani? No, quelli non c’è speranza di recuperarli". Peccato, perché quel denaro è stato estorto con l'inganno: in più casi infatti il prete raccoglieva ingenti somme di denaro che – giurava – avrebbe mandato a persone malate. Ma a giudicare dalle attività che svolgeva l'unico bisognoso era lui.

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